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                      Gli italiani tornano a riempire il carrello, ma la Gdo ha cambiato veste

                      Carrello spresa hp
                      Rinvio degli acquisti di beni durevoli, infedeltà al punto vendita (ecco l’ascesa del discount), spinta sulla leva promozionale e ricerca dell’offerta più conveniente su internet sono stati gli ingredienti tipici delle fasi più recenti. E i supermercati si adattano, allineandosi ai trend europei

                       

                      dalla Redazione

                       

                      Carrello spresa hpI consumi alimentari sono ripartiti. Molto lentamente, con più di un punto interrogativo all’orizzonte. Buon segno, anche se poca cosa rispetto al terreno perso negli ultimi anni: incertezze e rischi dello scenario a parte, il cambio di passo è inequivocabile nei numeri (+0,8% atteso entro la fine dell’anno), oltre che nel miglioramento del clima di fiducia di consumatori ed operatori. È questa la prima buona notizia con cui si apre il Rapporto Coop 2015, realizzato dall’Ufficio Studi ANCC Coop in collaborazione con REF Ricerche. A dichiararlo e Fulvio Bersanetti, di Ref Ricerche. “Negli ultimi sette anni – spiega – la recessione economica ha portato le famiglie a correggere un tenore di vita acquisito rispetto a vincoli di bilancio sempre più stringenti. Rinvio degli acquisti di beni durevoli, infedeltà al punto vendita (ecco l’ascesa del discount), spinta sulla leva promozionale e ricerca dell’offerta più conveniente su internet sono stati gli ingredienti tipici delle fasi più recenti. Tuttavia, ora che il peggio è alle spalle e la crescita dell’economia non è un miraggio (+0,7% la previsione del Pil 2015), le preferenze di spesa degli italiani diventano lo specchio, la rappresentazione fedele di una Italia nuova, fatta di stili di vita, di priorità valoriali, di scelte consapevoli ed informate”.

                       

                      La conseguenza? L’inversione di tendenza, con la spesa che cresce a valore più che a volume, indica che il peggio è passato. I consumatori ricercano prodotti con caratteristiche qualitative e di prezzo che premiano le aspirazioni e la gratificazione. Per le aziende della distribuzione moderna è il momento di riorganizzarsi per intercettare i nuovi stili di consumo. Come spiega una inchiesta pubblicata dal Corriere Economia, la ripresa non è uguale in tutte le regioni: è partita prima nelle aree più ricche del Paese, a Nordovest, nel Centro e nel Nordest ma gradualmente si sta allargando anche al Sud e nelle isoleCi sono variabili anche nei format: i supermercati con superfici di vendita tra 1.500 e i 4.500 metri quadri crescono più del 4%, mentre gli iper e i negozi a libero servizio continuano a scendere. Crescono oltre il 4% anche i discount, catene con prodotti low price con marche di fantasia esplose in tempi di crisi che stanno resistendo anche con la ripresa.

                       

                      Si punta sulle dimensioni, sempre maggiori, in linea con i trend europei. Tra il 2007 e il 2014 le superfici commerciali sono cresciute molto più dei consumi, del 20,3% in più rispetto secondo Nielsen. La rete italiana, nota la società di ricerche, è arrivata ormai a livelli europei con 226 metri quadri ogni mille abitanti contro i 343 della Germania e i 193 della Francia e i 191 della media europea. Il ridimensionamento e il riposizionamento dei punti vendita è iniziato lo scorso anno. Le aziende hanno cominciato a chiudere i punti vendita senza aprirne di nuovi e a investire sul rinnovamento dei loro format. Lo dicono anche i numeri: nel 2014 secondo uno studio Ancc-Coop riportato da Corriere Economia, sono calati sia i punti vendita sia le aree degli iper (-0,8%), dei super (-1,3%), del libero servizio (-4,1%), mentre sono aumentati gli spazi e il numero dei discount (+2,8%) e dei superstore (+1,7%). Anche l’analisi della produttività e delle quote di mercato conferma il vantaggio dei superstore e dei discount rispetto alle altre categorie di negozi.

                       

                      Marchi del distributore, l’Italia è ancora un passo indietro. Mentre negli altri Paesi europei i prodotti con i brand della catena o di fantasia superano il 50%, in Italia sono fermi intorno al 20%. Tra le novità che il settore sta affrontando c’è anche l’e-commerce: dopo l’ingresso questa estate del colosso Amazon nel mercato del food, le catene nazionali si stanno organizzando per lanciare le proprie piattaforme. Per ora si tratta di un mercato minuscolo, l’1% dell’ecommerce nazionale che a sua volta è solo il 4% di tutte le vendite retail, ancora lontano dai principali mercati occidentali.