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                      Guerra in Ucraina, gli effetti sui costi e gli impatti per le imprese agricole

                      Il CREA, l’ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari, ha pubblicato un report che presenta una prima stima degli effetti provocati dalla guerra in Ucraina sui risultati economici delle aziende agricole italiane, con specifico riferimento agli incrementi dei costi di produzione. In particolare sono stati analizzati gli effetti dell’aumento del costo di carburanti, combustibili, fertilizzanti, sementi e piantine, prodotti fitosanitari, mangimi e noleggi passivi. Ecco quali scenari si prospettano

                      Dalla Redazione

                      CREA report costi imprese agricole

                      L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto i mercati energetici ed agricoli. La particolare situazione di mercato che si è andata a creare e l’aumento dei costi, conseguenza di un vero e proprio shock energetico e di approvvigionamento ai mercati delle materie prime, sta mettendo seriamente in discussione la sostenibilità economica e la permanenza nel mercato di molte aziende agricole, con effetti rilevanti su alcune specializzazioni produttive e con pesanti ripercussioni sui prezzi dei prodotti agricoli. A fare un’analisi della situazione è il CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), che stima che “questa guerra avrà molto probabilmente seri effetti a catena che saranno molto impattanti per gli agricoltori europei, e in particolare per quelli del nostro Paese”. L’ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari ha pubblicato i giorni scorsi un report che dà una fotografia del breve-medio periodo di quelli che saranno gli effetti provocati dalla guerra in Ucraina sull’operatività delle aziende agricole italiane, con specifico riferimento agli incrementi dei costi di produzione. Questi aumenti sono stati calcolati sulla base dei dati aziendali rilevati dalla rete RICA (Rete d’Informazione Contabile Agricola, la fonte ufficiale UE1).

                      “Considerato il breve periodo in cui si sono concretizzate tali tensioni sui mercati internazionali – premette il CREA nel report – sono state evidenziate le sole categorie di costo correnti che si ritengono influenzate dall’aumento dei prezzi dei prodotti energetici, in particolare fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, prodotti fitosanitari (antiparassitari e diserbanti), oltre ai maggiori costi per i noleggi passivi, conseguenza diretta dell’incremento dei costi dei carburanti. Non sono stati, pertanto, considerati gli adattamenti strutturali ed organizzativi che l’azienda può mettere in atto nel medio lungo periodo per far fronte ai mutamenti dello scenario economico”.

                      Per le sei voci di costo considerate, l’impatto medio aziendale (stimato sulla base dei dati RICA) è di oltre 15.700 euro di aumento dei costi correnti citati, ma con forti differenze tra i settori produttivi e la localizzazione geografica. sull’intero universo delle aziende rappresentate dall’indagine RICA supera i 9 miliardi di euro.

                      CREA report costi imprese agricole

                      Fonte: Banca Dati RICA, anni 2016-2020

                      I fertilizzanti rappresentano la componente dei costi correnti con il maggior incremento della spesa, che passerebbe dagli attuali 2.896 euro ad azienda fino a raggiungere 7.819 euro ad azienda nello scenario prospettato, con punte di 16.741 euro nelle aziende ortofloricole. I concimi acquistati dagli agricoltori rappresenterebbero, nel quadro ipotizzato oltre il 18% dei costi correnti. Per l’acquisto dei mangimi le aziende spendono, quale media nazionale del periodo considerato, 4.043 euro, tale spesa raggiungerebbe il valore di 7.682 euro, che diventano 166.236 euro nelle aziende che allevano suini e avicoli.

                      I costi per il gasolio agricolo, sia esso carburante per le macchine motrice che combustibile per gli impianti aziendali, ammontano, attualmente secondo la RICA Italiana, a 2.883 euro, con la recente crescita del prezzo praticato dalle compagnie la spesa media aziendale sale a 6.544 euro, con valori elevati in gran parte degli ordinamenti produttivi ad eccezione per le aziende specializzate nella coltivazione di colture arboree agricole. Sono stati ovviamente considerati nell’analisi i prezzi del gasolio agricolo agevolato, nettamente inferiori rispetto ai prezzi alla pompa, grazie all’agevolazione fiscale che vale in Italia oltre un miliardo di euro anno.

                      I costi per le sementi/piantine passerebbero dai 2.643 euro (media aziendale 2016-2020, fonte RICA) ai 5.022 euro dello scenario determinato dall’innalzamento repentino dei costi di approvvigionamento, con un maggior peso nella composizione dei costi. Le spese sostenute per i prodotti fitosanitari si attestano a 2.183 euro, con l’evoluzione prevista viene stimato un importo medio aziendale di 2.511 euro. Diversamente dalle altre voci di costo, nel nuovo contesto queste spese avrebbero un minor peso nella composizione dei costi correnti.

                      Nel report di CREA si evidenzia inoltre che la crescita del prezzo del gasolio determina un pari incremento dei costi che gli agricoltori dovranno sostenere per avvalersi dei servizi di contoterzismo, la cui spesa media aziendale, che ammonta a 1.359 euro, raggiungerebbe nello scenario 2.107 euro, con punte di 5.455 euro per le aziende con granivori e 4.383 euro nelle aziende specializzate nella coltivazione dei cereali.

                      “L’impatto generato sulle componenti economiche si riflette, per quanto non in modo uniforme, anche sui risultati reddituali delle aziende agricole esaminate, sia a livello di valore aggiunto che di reddito netto – sottolinea il CREA nella prima parte del report, che si può scaricare per intero qui -. L’approfondimento, nel primo caso, evidenzia un’elevata percentuale di aziende a rischio insolvenza finanziaria, ossia non in grado di far fronte anche ai debiti di funzionamento a breve scadenza e questo è riscontrabile soprattutto in alcune tipologie aziendali”.

                      “Inoltre all’aumento dei mezzi tecnici di produzione, dovuto alla difficoltà di approvvigionamento, si aggiungono prezzi di acquisto dei prodotti agricoli non adeguatamente riconosciuti ai produttori – conclude il CREA -, combinazione che determina una situazione capace di compromettere pesantemente la sostenibilità economica delle stesse aziende agricole”.

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