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                      Guerra in Ucraina, Italia: al via il razionamento di olio (e non solo) in Gdo

                      Vendite razionate per farina, olio di semi e zucchero: succede da Unicoop Firenze, che ha deciso di vendere massimo 4 pacchi a cliente di questi prodotti di uso comune, cui sia Ucraina che Russia erano grandi esportatori prima dello scoppio della guerra. Unicoop Firenze non è la sola: anche il canale all’ingrosso Metro, a Ventimiglia, ha indicato ai propri clienti un tetto massimo d’acquisto per l’olio di semi e notizie simili arrivano in queste ore da altri punti vendita di altre insegne dislocate in Italia. Anche in Spagna la situazione è simile. E se un prodotto manca, il prezzo inizia a salire, complici anche i rincari dell’energia: solo nell’ultima settimana il prezzo del mais nelle diverse borse merci è cresciuto del 25%, così come quello di vari olii di semi

                      Dalla Redazione

                      razionamento olio

                      (Tribuna di Treviso, Mega Market di Quinto)

                      Limite all’acquisto di farina, zucchero e olio di semi: succede da Unicoop Firenze che “raziona” la vendita di questi prodotti di uso comune a massimo quattro pezzi per cliente, come fa sapere la Repubblica di Firenze. In effetti, con lo scoppio della guerra in Ucraina, questi beni alimentari di largo consumo iniziano a diminuire, visto che il Paese interessato dal conflitto esporta in Europa grano e olio di semi in gran quantità.

                      Come riportano i cartelli comparsi nei supermercati di Unicoop Firenze, l’insegna della Gdo limita a quattro pacchi per cliente l’acquisto di alcuni beni “particolarmente sensibili che arrivano dalle zone interessate dal conflitto e che sono: olio di semi di girasole, farina e zucchero“. Un modo, spiega l’insegna, per garantire a tutti i clienti la disponibilità di questi prodotti, considerato che “la situazione al momento è tale da poter spingere ad alcuni accaparramenti nonostante non si prefiguri a breve termine nessun rischio concreto di mancanza di prodotti nei supermercati”. Infatti, come sottolinea una nota emanata da Coop, “al momento non c’è nessun rischio di mancanza di prodotti. La situazione versante approvvigionamento prodotti è in continua evoluzione, ma non tale da destare imminenti preoccupazioni. Si sono verificati territorialmente fenomeni di accaparramento da parte di operatori terzi; a questi fenomeni una nostra cooperativa ha reagito limitando gli acquisti di alcuni prodotti per garantire l’offerta a tutti i consumatori. Si tratta di un episodio circoscritto che non ha altre conseguenze”.

                      Unicoop Firenze non è l’unica insegna ad adottare misure simili: a Ventimiglia alla Metro di Bevera, riportano i quotidiani locali, alcuni cartelli all’interno del negozio all’ingrosso informano che “per gli olii a base di semi (olio di girasole, olio di semi vari, olio per friggere e olio di palma) potrebbero verificarsi temporanee indisponibilità di prodotto a seguito dei recenti eventi che coinvolgono Ucraina e Russia” e che: “per andare incontro alle necessità di ciascun cliente, abbiamo introdotto il limite di acquisto di 50 litri per tessera per giorno con decorrenza immediata e fino a nuova comunicazione”. Gli oli sono dunque razionati per i clienti, tra cui molti gestori di ristoranti. Non è escluso che nei prossimi giorni il razionamento possa essere esteso anche ad altri prodotti. Proprio in queste ore, a Treviso, al Mega di Quinto, è consentito l’acquisto massimo di due bottiglie di olio di semi per ciascun cliente, come si legge nei cartelli appesi. A questo si aggiungono casi di accaparramenti per altri alimenti, come il latte.

                      Se ci spostiamo oltre confine, anche l’Associazione spagnola dei distributori (Asedas), per esempio, ha fatto sapere che da venerdì scorso alcune società di distribuzione alimentare hanno adottato misure per limitare la vendita di olio di girasole a causa di “comportamenti atipici dei consumatori che si sono verificati nelle ultime ore”. Di fatti una corsa all’accaparramento di questi prodotti, anche se la Spagna dispone comunque di alternative all’olio di semi proveniente dall’Ucraina.

                      In effetti, la chiusura dei porti sul Mar Nero – come fa sapere l’Agiha bloccato gli scambi dei due maggiori produttori mondiali di olio di girasole, l’Ucraina e la Russia, che riforniscono l’industria europea, Italia compresa, esclusivamente via mare. Le navi che trasportano olio o semi di girasole sono tutte ferme, in particolare presso Mariupol, assediata e gravemente colpita in queste ore, e Odessa, centri nevralgici del commercio via mare.

                      Da un lato un Paese assediato, dall’altro la Russia, colpita da numerose sanzioni, fan si che alcuni prodotti che esportavano in grandi quantità, ora vengono a mancare nel vecchio continente. Prodotti che fino a poco tempo fa erano oggetto di importanti flussi in ingresso da Russia, Ucraina e Ungheria e che verranno a mancare nel giro di un mese se la situazione non migliora. L’Italia, ad esempio, dipende dall’Ucraina per oltre il 60% delle importazioni di olio di girasole e Kiev, con il 60% della produzione e il 75% dell’export, è il principale coltivatore di girasoli al mondo. Secondo la Coldiretti, su 570 milioni di euro di prodotti agroalimentari che l’Italia ha importato dall’Ucraina nel 2021, con 260 milioni di euro l’olio di girasole costituisce proprio la voce più importante. L’allarme era già arrivato con lo scoppio della guerra dall’Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia, ma il rischio si è trasformato in certezza quando il governo ucraino ha ufficialmente deciso di sospendere le esportazioni di alcuni alimenti, tra cui appunto l’olio di girasole. Per fare un esempio, solo nell’ultima settimana il prezzo del mais nelle diverse borse merci è cresciuto del 25%. Aumenti a doppia cifra si sono osservati anche per il grano tenero, l’orzo, il sorgo e, tra le farine proteiche, la soia, il girasole e la colza. 

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