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                      Instacart debutta a Wall Street. Utili in crescita

                      Instacart ha presentato venerdì la sua Offerta Pubblica Iniziale (IPO) alla borsa a New York: un segnale di fiducia nella propria traiettoria di crescita visti i tempi caratterizzati da un sentimento di cautela da parte del mercato. Da tener presente inoltre che Instacart si distingue per essere una delle prime aziende indipendenti di consegna di generi alimentari a quotarsi in borsa, a differenza di Amazon Fresh, Walmart Grocery e Google Express, che sono filiali di grandi aziende. Se vogliamo, però, a fare più notizia è il prospetto dell’IPO, che rivela un’impressionante performance finanziaria di Instacart: nel 2022, la società ha visto un reddito operativo migliorato da -72 milioni di dollari nel 2021 a un risultato positivo di 71 milioni di dollari

                      Dalla Redazione

                      instacart

                      Instacart, uno dei principali operatori nel settore delle consegne di generi alimentari, ha deciso di quotarsi in borsa, segnando un’importante pietra miliare del settore tecnologico. Venerdì, infatti, Instacart ha annunciato di aver presentato e depositato ufficialmente la sua Offerta Pubblica Iniziale (IPO) alla borsa a New York, ponendo le basi per una delle quotazioni più attese degli ultimi anni e diventando una delle principali IPO tecnologiche sostenute da venture dal dicembre 2021.

                      In un panorama come quello attuale, caratterizzato da un sentimento di cautela da parte del mercato, la decisione di Instacart di avviare l’IPO è un segnale di fiducia nella propria traiettoria di crescita. Inoltre, a differenza di altri giganti del settore come Amazon Fresh, Walmart Grocery e Google Express, che sono filiali di grandi aziende, Instacart si distingue per essere una delle prime aziende indipendenti di consegna di generi alimentari a quotarsi in borsa. L’imminente IPO vedrà le azioni di Instacart quotate in borsa al Nasdaq con il simbolo “CART”, un passo simbolico per l’ingresso nel mercato pubblico. Goldman Sachs è a capo dell’offerta per l’IPO di Instacart.

                      A fare – se vogliamo – ancora più notizia però non è solo la decisione di quotarsi in borsa, ma il prospetto dell’IPO, che rivela un’impressionante performance finanziaria di Instacart. Nel 2022, la società è passata con successo dalle perdite operative alla generazione di profitti, con un reddito operativo migliorato da -72 milioni di dollari nel 2021 a un risultato positivo di 71 milioni di dollari. Anche il fatturato è salito a 2,55 miliardi di dollari, segnando un aumento del 39% rispetto agli 1,83 miliardi di dollari registrati nel 2021.

                      Instacart ha mantenuto questa redditività per cinque trimestri consecutivi, come riportato nel documento. Nell’ultimo trimestre, Instacart ha registrato un sostanziale utile netto di 114 milioni di dollari, consolidando la sua posizione di impresa redditizia.

                      Instacart dispone anche di un solido portafoglio di finanziamenti. I dati di Crunchbase mostrano che l’azienda si è assicurata ben 2,9 miliardi di dollari di finanziamenti fino ad oggi. Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto a quando l’azienda stava lottando contro il crollo post-pandemia, che l’aveva costretta a ridurre la sua forza lavoro l’anno scorso. Instacart ha anche visto la sua valutazione ridursi drasticamente da 39 a 24 miliardi di dollari a causa del calo dei titoli pubblici. Alla fine del 2022, la valutazione dell’azienda avrebbe subito un ulteriore calo del 50%.

                      Tuttavia, contro ogni previsione, Instacart è riuscita a raggiungere la stabilità finanziaria e la redditività. Questa impresa impressionante ha indubbiamente attirato l’attenzione degli investitori e degli osservatori del settore. In particolare, PepsiCo ha già investito 175 milioni di dollari in azioni della società.

                      Instacart ha inoltre ricevuto un notevole interesse da parte di diversi soggetti, tra cui gli attuali azionisti Sequoia Capital e D1 Capital Partners e altri come Norges Bank Investment Management e soggetti affiliati a TCV e Valiant Capital Management, per l’acquisto di azioni attraverso l’IPO. Questo numero sembra essere destinato a crescere man mano che l’azienda intraprende il suo viaggio nel mercato pubblico.

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