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                      Ismea, i numeri dell’agroalimentare italiano: export da record

                      l'italia è il primo Paese Ue per numero di certificazioni di qualità

                      Quanto vale l’agroalimentare italiano? Almeno 61 miliardi di euro di valore aggiunto, per 41 miliardi di euro di esportazioni, cresciute negli ultimi 5 anni del 23% a fronte di una media Ue del +16%. È quanto emerge dal Rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano presentato lo scorso 24 luglio a Roma da Ismea, che delinea un quadro di luci e ombre. A fronte dell’indubbio rafforzamento dell’agroalimentare italiano – che, dopo un decennio di crisi, vede numeri in crescita per export, produttività del lavoro e investimenti, – ci sono ancora forti differenze rispetto a Francia, Germania e Spagna

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      Il made in Italy agroalimentare è una grande risorsa per il nostro Paese: 61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1.4 milioni di occupati, oltre 1 milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni, aumentate del 23% negli ultimi 5 anni superando la media Ue del +16%. Sono i numeri che emergono dal Rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano presentato lo scorso 24 luglio a Palazzo Wedekind da Ismea alla presenza del ministro delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo Gian Marco Centinaio.

                       

                      “L’agroalimentare – ha sottolineato il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello – esce dal decennio di crisi con un ruolo più forte nell’economia italiana, dimostrando una grande tenuta economica e sociale nel corso della crisi e una buona capacità di agganciare la ripresa. I segnali positivi sono stati numerosi: crescita della produttività del lavoro, ripresa degli investimenti,  capacità di declinare la multifunzionalità e la qualità – con primati sul fronte dell’agricoltura biologica e delle indicazioni geografiche Dop e Igp – e l’ottimo andamento delle esportazioni, specie di quelle tipiche del made in Italy, quali vino e prodotti trasformati ad alto valore aggiunto”.

                       

                      In quanto al rafforzamento dell’export italiano nel dettaglio, l’agroalimentare del nostro Paese registra un vero e proprio record storico con un valore di 41 miliardi di euro a fine 2017 e una quota sull’export agroalimentare dell’Ue (quasi 525 miliardi di euro) pari all’8%, il che corrisponde a una crescita delle esportazioni del settore del +23% negli ultimi cinque anni, dato che supera la media Ue (+16%). Per diverse categorie nel settore ortofrutticolo, l’Italia è leader: dal nostro Paese proviene il 35%-36% dell’export europeo di mele e di uva, il 47% di quello di kiwi, il 61% di quello di nocciole sgusciate e il 35% di quello di prodotti vivaistici, con ottimi risultati anche sul fronte delle conserve di pomodoro.

                       

                      agroalimentare

                      L’andamento dell’agroalimentare italiano nell’ultimo decennio (Ismea)

                       

                      Non mancano però le ombre: dall’analisi del Rapporto emergono infatti i problemi legati agli squilibri strutturali della filiera agroalimentare italiana, dove la componente produttiva risulta penalizzata, con margini bassi in favore della logistica e della grande distribuzione. Anche a livello europeo, nonostante i numeri in crescita, l’Italia sconta un ritardo nei confronti di Francia, Germania e Spagna in quanto a strutture aziendali, efficienza, tecnologia e produttività.

                       

                      “Il rapporto di Ismea – afferma il ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio – non è solo la fotografia dello stato di salute del settore nel nostro Paese, ma uno strumento concreto di analisi per guardare oltre, avere una visione d’insieme e pianificare il rafforzamento e il rilancio del comparto. I numeri parlano chiaro: abbiamo un potenziale enorme in termini di valore della produzione, denominazioni registrate, crescita del bio. Ma dietro le cifre c’è di più. C’è tutto il “peso” della qualità. Ci sono la passione, la storia, la tradizione che rendono unico il made in Italy agroalimentare nel mondo. C’è il sistema Italia. La nostra agricoltura è la più multifunzionale d’Europa. Allora rendiamo più competitive le imprese agrituristiche, potenziamo l’export, garantiamo una filiera sicura ed equilibrata per offrire anche nuovi posti di lavoro ai più giovani, tuteliamo il reddito delle nostre imprese. I dati di Ismea ci dicono questo. Che c’è tanto da fare e che dobbiamo lavorare insieme”.

                       

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