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                      La generazione Z vuole l’educazione alimentare nei programmi scolastici

                      Generazione Z e abitudini alimentari: secondo alcune ricerche, realizzate da Ipsos e dal portale Webboh, i giovani under 26 hanno una forte sensibilità verso l’educazione alimentare. Un terzo di loro vorrebbe che il tema fosse trattato all’interno dei programmi scolastici. Il cibo è anche socialità: oltre due terzi degli intervistati mangia fuori casa almeno una o due volte a settimana, prediligendo (un terzo di loro) il made in Italy

                      di Matteo Sambugaro

                      Generazione Z e alimentazione

                      Quando si parla di giovani, spesso, si tende a lasciarsi trasportare dai preconcetti o, molto più semplicemente, ad evidenziare il distacco tra un passato e un presente, con frasi di questo tipo: “Quando ero giovane io”. Il tutto per creare un divario e, come spesso a accade, per giustificare (forse inconsciamente) una diminutio valoriale tra le “vecchie” generazioni e le nuove. A scapito ovviamente di queste ultime.

                      La verità, stando ai dati oggettivi che emergono da ricerche e studi che spaziano su diversi ambiti, dimostra invece delle tesi ben diverse da quelle, spesso preconcette, che si hanno verso le nuove generazioni.

                      Potremmo riassumere il tutto così: le nuove generazioni hanno una maggiore sensibilità. Oltre che per i temi sociali, civili ed ecologici, anche verso il cibo e l’educazione alimentare.

                      Ad esempio, secondo una ricerca Ipsos, leader mondiale nelle ricerche di mercato, le ragazze e i ragazzi under 26 hanno maturato una forte sensibilità ambientale con ricadute sulle scelte alimentari. Dati alla mano: il 38% di loro cerca prodotti made in Italy e il 27% vuole alimenti prodotti in modo sostenibile e senza l’uso di antibiotici oppure ormoni. Il 26% rifiuta i prodotti che provengono da allevamenti che non rispettano il benessere degli animali. I bio dipendenti sono il 20%, una preferenza che scavalca l’interesse per il Km0 (18%).

                      Ma chi sono questi giovani? Sono la generazione Z (GenZ), costituita da ragazzi e ragazze di età compresa tra i 13 e i 24 anni. Una generazione che rappresenta un campione sempre più interessante per l’industria alimentare, in quanto ormai copre un buon 30% della popolazione mondiale e, affacciandosi all’età adulta, è ormai in grado, anche in campo alimentare, di condizionare le scelte di acquisto delle famiglie di origine.

                      Sempre secondo lo studio condotto da Ipsos: i giovani della generazione Z sono dei conviviali assoluti e amano usare il cibo per tessere le loro relazioni. Il 66% mangia fuori casa almeno una o due volte la settimana. Il 34% lo fa per incontrare i propri amici e il 26% per vivere un momento particolare con il proprio partner.

                      Ad entrare nel merito dell’analisi del rapporto con il cibo dei giovanissimi e della cosiddetta Dieta Z, tra il 30 dicembre 2023 e il primo gennaio 2024, ci ha pensato  Webboh (community numero 1 in Italia sul target GenZ, che conta oltre 1,7 milioni di utenti solo su Instagram). Sono stati condotti due sondaggi sulle abitudini di consumo e sulla consapevolezza alimentare.

                      I dati scaturiti dall’indagine sono stati sottoposti per un commento, come riportato dall’Ansa, alla professoressa Francesca Venturi, direttrice del master in “Scienze Sensoriali per un’alimentazione sana e consapevole” che sarà inaugurato il prossimo 18 gennaio all’Università di Pisa.

                      L’accademica ha così commentato: “Il primo punto che credo valga la pena di sottolineare è l’elevato bisogno di informazioni in merito alla corretta alimentazione espresso dall’89% degli utenti, con addirittura un 34% che riterrebbe opportuno inserire l’educazione alimentare nei programmi scolastici. Un’altra nota positiva è data dalla percentuale molto bassa di persone che ricorrono regolarmente a bevande energetiche, dolcificanti e snacks come sostituti dei pasti o per aumentare la concentrazione. Non si può non notare, però, un complessivo 32% di utenti che non ha chiaro il significato di dieta mediterranea”.

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