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                      “L’educazione alimentare si studi a scuola”: l’appello della Fondazione Carli

                      A multi-ethnic group of elementary age children are sitting at their desks and are eating their healthy lunches.

                      La Fondazione Guido Carli lancia una campagna per chiedere al governo e al Parlamento di inserire l’educazione alimentare nei piani didattici, dalle scuole dell’obbligo fino all’università. “Chiediamo di introdurla come materia di studio – spiega la presidente Romana Liuzzo – partendo dal nostro benessere, dai principi di una sana e corretta alimentazione per poi giungere ai dati macroeconomici e all’enorme impatto che il cibo ha sull’economia mondiale, sull’ambiente, sulle migrazioni, sui sistemi sociali”

                      Dalla Redazione

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                      “L’educazione alimentare, la lotta allo spreco di cibo e un accorto uso delle risorse naturali devono essere alla base dell’insegnamento in qualsiasi società che voglia proiettarsi verso un futuro sostenibile”. Lo afferma Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli, presentando la Lectio Magistralis di Oscar Farinetti “Cibo, la sublime ossessione. L’alimentazione e le sue derive tra piacere e necessità” che si terrà il 25 febbraio prossimo a Roma, alle 17, presso l’Aula Magna Mario Arcelli – Luiss Guido Carli. “Il cibo è gusto, tradizione, storia e cultura, fantasia, ma non solo: è un fattore economico fondamentale, un elemento geopolitico, uno straordinario motore di cambiamento. Va conosciuto e studiato”, prosegue la presidente, annunciando il lancio di una campagna per chiedere al governo e al Parlamento di inserire appunto l’educazione alimentare come materia di studio nei piani didattici, dalle scuole dell’obbligo fino all’università.

                      Insegnare in classe i principi di una sana e corretta alimentazione, infatti, è una misura fondamentale per prevenire una problematica oggi sempre più diffusa fra i giovani come quella delle disfunzioni alimentari.  Negli ultimi anni anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata sono in aumento, specialmente fra gli studenti. Una crescita che si è acuita, secondo anche un’indagine del ministero della Salute, con la pandemia e i lockdown, come dimostra anche l’impennata delle richieste di aiuto ai centri specializzati (+400% in alcuni grandi ospedali italiani), come riporta il Corriere della Sera.

                      Una corretta educazione alimentare, sottolinea la Fondazione Guido Carli, non è solo uno stile di vita, ma un asset strategico per lo Stato. Basta qualche numero per confermarlo: oggi in Italia per il cibo spendiamo quasi il 24% in rapporto al nostro Pil, secondo solo alle uscite per la casa (35%) e meno dei trasporti (10%) e dei vestiti (11%).

                      L’alimentazione è anche un elemento su cui si misura fortemente la diseguaglianza sociale: “ci sono 2 milioni di famiglie in grossa difficoltà, costrette a ricorrere alla carità per mangiare ed un 30% di differenza tra il Nord e il Sud quanto a possibilità di spesa”.

                      Infine, se si ampliano i confini il problema diventa ancora più grande. “I dati globali vedono, a fronte di 857 milioni e 581 mila persone denutrite, un miliardo e 722 milioni in sovrappeso, di cui 800 milioni obese”, conclude Romana Liuzzo.

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