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                      Lidl esce da Federdistribuzione: “Tempi inaccettabili per il rinnovo del CCNL”

                      Distribuzione moderna e contratto collettivo nazionale di lavoro: dopo gli scioperi del 30 marzo contro Federdistribuzione, oggi l’annuncio di Lidl Italia, che comunica l’uscita con effetto immediato dall’associazione, a seguito del continuo ed eccessivo protrarsi delle negoziazioni per il rinnovo di un contratto scaduto ormai da 51 mesi. “È inaccettabile che le trattative si siano ulteriormente arenate per dinamiche che esulano dai bisogni dei nostri 22 mila dipendenti”, chiosa Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia. Federdistribuzione replica: “Si conferma l’impegno per giungere al rinnovo del contratto”

                      Dalla Redazione

                      Lidl Federdistribuzione sciopero

                      A meno di tre anni dall’adesione, Lidl Italia oggi annuncia la decisione di uscire da Federdistribuzione con effetto immediato, a seguito del continuo ed eccessivo protrarsi delle negoziazioni per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) della Distribuzione Moderna Organizzata, scaduto nel 2019.

                      Tale decisione – spiega Lidl in una nota – è maturata con l’obiettivo di dare risposte concrete e immediate ai propri 22 mila dipendenti, che hanno visto in questi anni una progressiva erosione del proprio potere d’acquisto a causa dell’inflazione. “Da quattro anni i nostri collaboratori attendono il rinnovo del CCNL ed è per noi inaccettabile che le trattative si siano ulteriormente arenate per dinamiche che esulano dai loro bisogni – dichiara Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia -. Il prolungato immobilismo nella trattativa ha introdotto incertezze che intendiamo subito superare per il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti delle nostre persone”.

                      Lidl comunica quindi che l’azienda applicherà il CCNL già rinnovato da Confcommercio che prevede aumenti salariali e una tantum già definiti.

                      Lo sciopero nazionale

                      Una giornata di sciopero dei dipendenti dei principali marchi della grande distribuzione commerciale nel sabato che ha preceduto la Pasqua: è stata la risposta di protesta di Cgil, Cisl e Uil per il mancato rinnovo del contratto di lavoro scaduto ormai da 51 mesi. Sabato 30 marzo manifestazioni e flash mob si sono tenuto in tutta la Penisola davanti alle sedi delle principali catene della grande distribuzione, per protestare contro Federdistribuzione.

                      Nei giorni precedenti tre delle quattro associazioni di categoria – ovvero Confcommercio, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa – avevano infatti firmato un accordo per aumenti medi di 240 euro. Federdistribuzione invece, alla quale aderiscono catene commerciali che danno lavoro ad oltre 240 mila dipendenti in tutta Italia, al tavolo avviato il 26 marzo scorso ha proposto 70 euro a titolo di anticipo e condizioni ridotte di tutela che i sindacati giudicano inaccettabili. Da qui lo sciopero nazionale, che potrebbe replicarsi il 25 aprile, se nel frattempo le cose non si cambieranno.

                      In un volantino unitario le tre sigle sindacali puntano il dito contro la “scelta unilaterale di Federdistribuzione di riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori un acconto sui futuri aumenti contrattuali”. “In evidente imbarazzo dopo la sottoscrizione di buoni accordi di rinnovo con Confcommercio, Confesercenti e le aziende della Distribuzione Cooperativa – recita il documento – Federdistribuzione si trova costretta ad erogare 70 euro di aumento salariale a differenza dei 240 euro condivisi agli altri tavoli di confronto”. “Al tavolo della Distribuzione Moderna Organizzata – è l’affondo di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – ci sono solo arroganza, precarietà, sotto inquadramenti e flessibilità incontrollata. Lo schema negoziale di Federdistribuzione ancora una volta è di mortificare il rinnovo del Contratto nazionale in una logica di scambio tra aumento salariale e un peggioramento delle condizioni di lavoro”.

                      La replica di Federdistribuzione all’uscita di Lidl

                      Lo sciopero del 30 marzo “ha registrato un’adesione contenuta, tra l’8 e il 9% dei lavoratori delle aziende associate. I disagi nei punti vendita sono limitati e non si registrano difficoltà per gli acquisti”. Così Federdistribuzione aveva replicato in una nota alle manifestazioni tenutesi in tutta Italia, precisando di non avere “mai fatto mai mancare la disponibilità alla trattativa nelle diverse fasi che si sono succedute nei mesi precedenti” e aggiungendo di essersi aperta, nell’ultimo tavolo di confronto, “a riconoscere gli aumenti salariali espressamente richiesti dalle organizzazioni sindacali, avendo sempre ritenuto importante tutelare i lavoratori e garantire la sostenibilità per le imprese”.

                      A seguito della comunicazione di Lidl dell’uscita dall’associazione, Federdistribuzione esprime nuovamente la sua posizione. “Prendiamo atto della decisione di Lidl Italia di recedere da Federdistribuzione – si legge nella nota -. Alla base di questa iniziativa, l’azienda fa riferimento al protrarsi del confronto per il rinnovo del CCNL della Distribuzione Moderna Organizzata. Gli elementi del percorso negoziale con le organizzazioni sindacali, condivise all’unanimità negli organi direttivi di Federdistribuzione, di cui Lidl Italia è stata una componente importante, sono sempre stati improntati principalmente alla tutela dei lavoratori. A conferma di questa attenzione, le nostre imprese associate hanno deciso di erogare nel mese di aprile un anticipo economico sui futuri aumenti contrattuali”.

                      “Non abbiamo mai fatto mancare la nostra disponibilità a riaprire al più presto il tavolo negoziale – conclude Federdistribuzione -, sul quale non sono in discussione le componenti economiche già ampiamente condivise con le organizzazioni sindacali, bensì un aggiornamento dello stesso, rispetto alle esigenze di innovazione ed evoluzione del retail moderno”.

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