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                      L’inflazione sfiora il 9%, spinta dal carrello della spesa. “Supermercati al collasso”

                      Nuova fiammata dell’inflazione, che a settembre secondo l’Istat è salita all’8,9%: è il dato più alto dal 1985. A determinare la nuova accelerazione dei prezzi non è solo il caro energia, ma sono soprattutto i beni alimentari, il cui costo è cresciuto dell’11,1%, con il dato inflattivo più alto degli ultimi 40 anni. E se per i consumatori si prospettano tempi bui nel fare la spesa, anche la Gdo è in affanno: “L’impegno a gradualizzare l’aumento dei prezzi al consumo attraverso l’assorbimento di ampi margini di aumento dei listini ha raggiunto un livello critico”, è l’allarme di Federdistribuzione, che chiede al Governo misure urgenti, a fronte di un’inflazione media all’acquisto che per la Gdo sale al +15%. “Se a questo 15% di incrementi nei listini dei fornitori aggiungiamo il 5% dei rincari energetici, arriviamo a un 20% di incremento dei costi nel corso dell’anno”, chiosa l’Ad di VéGé Giorgio Santambrogio, rivelando che “alcuni punti vendita stanno consegnando al franchisor le chiavi perché dicono che a loro conviene stare chiusi”

                      Dalla Redazione

                      Corre senza freni l’inflazione, che dopo i dati già preoccupanti di agosto, a settembre segna un nuovo record storico, in senso negativo. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nell’ultimo mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente). “È necessario risalire a luglio 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +12,2%) per trovare una crescita dei prezzi del “carello della spesa”, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+11,1%) – scrive l’Istat in una nota – Questa volta, infatti, non sono i beni energetici a spiegare (se non per le conseguenze che la loro crescita così ampia ha innescato) la nuova accelerazione dell’inflazione, ma sono soprattutto i beni alimentari, seguiti dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, in un quadro di crescenti tensioni inflazionistiche che stanno attraversando quasi tutti i comparti merceologici”.

                      Questa nuova impennata dell’inflazione, come sottolinea l’Istat, si deve soprattutto ai prezzi dei beni alimentari, la cui crescita passa appunto da +10,1% di agosto a +11,5%. Parliamo sia di beni alimentari lavorati (che passano da +10,4% a +11,7%) sia non lavorati (da +9,8% a +11,0%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,0% a +5,5%.

                      “Il dato del carrello della spesa, che da giugno cresce più dell’indice generale dell’inflazione, fotografa il drammatico percorso che le aziende della distribuzione hanno affrontato negli scorsi mesi a fronte dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia – commenta Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione -. L’impegno a gradualizzare l’aumento dei prezzi al consumo, attraverso l’assorbimento di ampi margini di aumento dei listini, ha raggiunto un livello critico, non più sostenibile dalle imprese. Occorre infatti considerare che oggi la Distribuzione Moderna registra un’inflazione media all’acquisto del +15%, con un differenziale di quasi 4 punti percentuali rispetto ai prezzi registrati al consumo”.

                      La situazione attuale, poi, è ulteriormente aggravata dall’impennata dei costi delle bollette di luce e gas, prosegue Federdistribuzione nella nota. Le imprese si trovano a dover coprire costi dell’energia mediamente più che triplicati. “Il Decreto Aiuti ter, che ha innalzato le soglie di credito d’imposta, è stato solo un piccolo passo avanti ma non è sufficiente a garantire la tenuta economica delle imprese nei prossimi mesi – puntualizza Buttarelli -. Occorre un intervento urgente, già in fase di conversione del decreto legge, per introdurre nuove misure che vanno dall’innalzamento ulteriore del credito d’imposta, alla rateizzazione delle bollette, dalla possibilità di ammortamento dei costi energetici, alla copertura del periodo luglio-settembre e dei mesi successivi a dicembre 2022”.

                      “L’intera filiera sta scaricando sulla grande distribuzione organizzata l’incremento dei prezzi dell’energia, del caro materie prime, delle tensioni geopolitiche. Da inizio anno abbiamo ricevuto oltre 1.100 incrementi di listino come Gruppo VéGé – chiosa l’amministratore delegato del gruppo Giorgio Santambrogio (in foto) in un’intervista su Affari Italiani, dove torna a battere chiodo sulla gravità della situazione e sulla necessità di interventi urgenti da parte del Governo. “Gli incrementi di listino arrivano a un +15% rispetto al 2021 e abbiamo aziende in portafoglio che vogliono negoziare il quinto aumento”, aggiunge Santambrogio, sottolineando che se si somma questo 15% di incrementi da parte dei fornitori al 5% dei rincari energetici – altra spina nel fianco della Gdo – si arriva oggi a quasi un 20% di incremento dei costi nel corso dell’anno. “Se pensiamo che l’Istat ha quantificato l’aumento dei prezzi del carrello per il consumatore finale nell’ordine dell’11,5%, significa che la grande distribuzione organizzata riesce a scaricare poco più della metà dell’incremento inflattivo”, precisa.

                      In queste condizioni è infatti a rischio il futuro di molti supermercati. “Alcuni punti vendita stanno consegnando al franchisor le chiavi perché dicono che a loro conviene stare chiusi”, nelle parole di Santambrogio. E per quanto riguarda i consumatori, la corsa del carrello della spesa sembra non essere finita. “Se non cambia lo scenario, questi 11 punti potrebbero certamente aumentare”, conclude l’Ad di VéGé.

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