L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Mazzini (Coop) e Caselli (Areflh) su vaschette in plastica e pack per l’ortofrutta

                      Le vaschette in plastica sono un packaging importante per garantire il trasporto, l’igiene e la fruibilità dei prodotti ortofrutticoli, svolgendo anche un ruolo importante nel prolungamento della loro shelf life e nella riduzione degli sprechi. Se n’è parlato al convegno di Corepla a Ecomondo a cui hanno partecipato anche Simona Caselli, presidente di Areflh, l’associazione delle regioni e dei produttori europei di ortofrutta, e Claudio Mazzini, responsabile freschissimi di Coop Italia. Nel 2022 il Consorzio Corepla prevede di superare le 4 mila tonnellate di vaschette in PET riciclate ed entro il 2023 sarà a regime anche il processo di selezione e riciclo degli imballaggi in XPS (polistirolo)

                      di Carlotta Benini

                      Corepla convegno vaschette plastica ortofrutta

                      Per ogni prodotto il suo packaging, e l’importante in alcuni casi – prendiamo solo per fare un esempio l’uva da tavola, o i piccoli frutti – è che ci sia. Si può riassumere così, in estrema sintesi, l’intervento di Simona Caselli, presidente di Areflh, e di Claudio Mazzini, responsabile freschissimi di Coop Italia al convegno Il riciclo delle vaschette in plastica: un’opportunità per contrastare lo spreco e alimentare la sostenibilità” organizzato da Corepla durante la prima giornata di Ecomondo a Rimini Fiera. Entrambi, in rappresentanza del settore ortofrutticolo, sono intervenuti a commentare i dati presentati da Corepla (il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) anche in relazione al nuovo Regolamento UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio che dovrebbe essere approvato il prossimo 30 novembre. Ad oggi esiste solo una bozza di 120 pagine – che sta circolando destando non poche preoccupazioni nel settore – che fra le varie misure prevede di favorire il recupero a discapito del riciclo: vale a dire più imballaggi riutilizzabili e meno packaging monouso riciclabile. E che oltre a questo prevede una generale riduzione degli imballaggi immessi al consumo, privilegiando quindi anche lo sfuso.

                      L’Italia, che in fatto di riciclo dei materiali da imballaggio è un’eccellenza livello europeo, naturalmente non ci sta. “Diremo no al regolamento Ue sugli imballaggi” ha chiosato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, in collegamento video con Ecomondo. Oggi nel nostro Paese gli imballaggi sottratti alla discarica e avviati a riciclo sono oltre 10,5 milioni di tonnellate, pari al 73,3% dell’immesso al consumo: questo avviene grazie al lavoro di Conai, il consorzio nazionale imballaggi, di cui fa parte anche Corepla. Corepla è l’unica realtà in Europa che oggi riesce a selezionare e avviare a riciclo oltre 30 diversi prodotti, un record di scala mondiale. Oggi la sfida si è estesa alle vaschette in PET e in XPS (le vaschette in polistirolo) destinate a carne, pesce, frutta e verdura, come è stato ribadito nel corso del convegno, durante il quale sono intervenuti, oltre a Caselli e Mazzini, Marco Lucchini, segretario generale Banco Alimentare, Massimo Marino, principal dSS+, Antonio Furiano, responsabile commerciale di Corepla e Stefano Fabris, direttore business unit stirenici Versalis (Eni).

                      Corepla convegno vaschette plastica ortofrutta

                      Simona Caselli, presidente Areflh, al convegno di Corepla a Ecomondo

                      “Nel 2021 – ha esordito il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo al convegno – sono state avviate a riciclo circa 3.200 tonnellate di vaschette in PET e per il 2022 prevediamo che la quantità possa superare le 4 mila tonnellate. E le prospettive per il 2023 parlano di oltre 10 mila tonnellate di vaschette recuperate”. “La stessa filosofia è stata seguita per rendere circolari i vassoi in XPS e gli altri imballaggi in polistirolo – ha aggiunto Quagliolo -. Dopo una prima fase di analisi e settaggio, da inizio ottobre l’impianto Meg di Verona è partito con la selezione continuativa di un articolo dedicato, e altri seguiranno a breve. Contemporaneamente, sono state effettuate con successo ulteriori prove di riciclo su scala industriale. Sulla base dell’esperienza maturata, si prevede di portare a regime il processo di selezione e riciclo di questa tipologia di imballaggi entro il 2023”.

                      Per quanto riguarda nello specifico le vaschette per l’ortofrutta, durante il convegno è stato ribadito come siano un imballaggio fondamentale per garantire il trasporto, l’igiene e la fruibilità dei prodotti freschissimi, svolgendo anche un ruolo importante nel prolungamento della loro shelf life e nella riduzione degli sprechi.

                      Simona Caselli, presidente Areflh, l’associazione delle regioni e dei produttori europei di ortofrutta, ha sottolineato come nel settore l’imballaggio sia fondamentale per il trasporto e la conservazione e come siano necessarie varie tipologie di packaging: la plastica, di tutti i tipi, il cartone, in misura minore il legno. “Se sbagliamo imballaggio si perde tanto prodotto”, ha sottolineato Caselli, rimarcando come “nella discussione europea e talvolta anche nella modalità di lobbismo della parte agricola spesso ci si dimentichi dello spreco e dell’impatto economico e ambientale che esso comporta su tutta la filiera”. E quindi un commento sulla bozza del Regolamento UE sugli imballaggi al vaglio a Bruxelles: “Siamo un po’ preoccupati – ha detto la presidente di Areflh – da approcci ideologici che vorrebbero dire no alla plastica, no all’imballaggio, andiamo solo sullo sfuso e sul riuso. Oltre a esporci a grandi rischi sul fronte dello spreco, questa cosa non è nemmeno fattibile per alcuni prodotti: pensiamo ad esempio a quelli che vengono confezionati direttamente in campo, come l’uva o i piccoli frutti”.

                      Claudio Mazzini, responsabile freschissimi di Coop Italia

                      Ci vogliono pragmatismo e un approccio scientifico, ha concluso dunque Simona Caselli, nell’affrontare questo tema oggi molto sentito. “Aggiungerei che è necessario un approccio olistico – le ha fatto eco Claudio Mazzini, responsabile freschissimi di Coop Italia – Prodotto al centro e interazione fra prodotto e imballaggio è la cosa che va tenuta in considerazione, tutto il resto sono chiacchiere”. “Se a livello europeo abbiamo tre obiettivi, uno è il food waste, uno la sicurezza alimentare e l’altro invece è avere politiche iper selettive verso alcuni imballaggi, a un certo punto uno dei tre obiettivi salta – ha sottolineato Mazzini -. Quindi è evidente che occorre guardare la situazione nel suo complesso”. “Dopo anni in cui ci siamo dibattuti alla quarta cifra decimale se il polimero A è meglio del polimero B, o se un imballaggio e meglio di un altro, è ora di mettere al centro il vero problema che è il prodotto e l’interazione che esso ha con il packaging – ha aggiunto -, con l’obiettivo di ridurre i costi per il produttore e di massimizzare l’efficienza per ridurre anche i costi al consumo. Altrimenti salta l’aspetto della sostenibilità economica, senza la quale tutto il resto sono chiacchiere”.

                      Il focus oggi, nelle parole di Mazzini, non è quindi la scelta fra imballaggio A o imballaggio B, ma piuttosto occorre chiedersi qual è il miglior packaging per quel determinato prodotto, in grado di ridurre i costi e lo spreco e aumentare la shelf life. “Il prodotto confezionato ha una serie di vantaggi – ha dichiarato il responsabile freschissimi di Coop, la cui quota di confezionato in ortofrutta oggi è del 60%, contro il 40% dello sfuso – eppure nel percepito del consumatore lo sfuso è più sostenibile”. Occorre quindi che come sistema si investano risorse in analisi terze, corredate da dati scientifici, reali, che dimostrino inequivocabilmente quali sono i vantaggi di un certo tipo di packaging. “Quando riusciremo a fare questo, e quindi avremo scelte che sono coerenti, non dettate dall’ufficio marketing più o meno aggressivo di un materiale o di un’azienda, allora raggiungeremo davvero l’obiettivo della sostenibilità, ambientale ed economica”.

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