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                      Mele e pere, una campagna in chiaro scuro nell’estate più calda del secolo

                      Quello del 2015 sarà il secondo raccolto più consistente di sempre dopo quello del 2014. In Veneto, e in particolare nel veronese, dove si concentrano la maggior parte dei meleti, è previsto un aumento della produzione di mele del 4% a 216 mila tonnellate in un contesto italiano di calo del 5% a 2,3 milioni di tonnellate. Per le mele da tavola la previsione della produzione europea (Ue a 28 stati) è di 7,7 milioni di tonnellate, 300mila in meno della scorsa stagione

                       

                      zevio-mele-pereScenario in chiaro scuro per la campagna di mele e pere 2015. È quello tracciato nel consueto appuntamento informativo “Mele e pere: previsioni produttive e situazione di mercato” organizzato nei giorni scorsi dalla Camera di Commercio di Verona . In Veneto, e in particolare nel veronese, dove si concentrano la maggior parte dei meleti, è previsto un aumento della produzione di mele del 4% a 216 mila tonnellate in un contesto italiano di calo del 5% a 2,3 milioni di tonnellate. Pari decremento è previsto a livello europeo a 12 milioni di tonnellate. Anche se questo sarà il secondo raccolto più consistente di sempre dopo quello del 2014. Come ha spiegato Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela, per le mele da tavola la previsione della produzione europea (Ue a 28 stati) è di 7,7 milioni di tonnellate, 300mila in meno della scorsa stagione. In Europa Occidentale il volume è nella media: la produzione italiana un po’ più alta è compensata dal calo produttivo del Belgio.

                       

                      “Difficile fare previsioni sull’andamento della domanda”, commenta Claudio Valente, componente di Giunta della Camera di Commercio. “I prezzi si formeranno in questi giorni. Tenendo presente che l’embargo russo è stato confermato e che rimarrà in vigore almeno per un altro anno, occorre che tutta la filiera della produzione melicola si attrezzi per trovare canali alternativi alla commercializzazione. Per quanto riguarda il consumo interno, è auspicabile un potenziamento in considerazione anche dell’alta qualità organolettica che si prospetta per questa stagione, sperando che non si verifichi ciò che è accaduto alle pesche per cui in alcuni casi c’è una forbice anche del 600% tra quanto viene pagato al produttore e il prezzo imposto dalla distribuzione ai consumatori”.

                       

                      Quanto alle pere, le condizioni stagionali sono senz’altro più negative dello scorso anno. – secondo Luca Granata, attuale direttore di Opera Sca, la newco che raggruppa oltre 1.000 produttori per un fatturato stimato sui 150 milioni di euro per 7.500 ettari di pereti e già direttore generale di Melinda – Per le varietà principali è previsto un piccolo decremento, per le altre un modesto incremento. La produzione italiana della campagna 2015 sarà inferiore del 3% rispetto al 2014, ma del 6% superiore alla media dell’ultimo triennio. Le pere estive partono sfavorite, per le altre la congiuntura rimane quella dello scorso anno: la quota di export negli Usa è stata bassa l’anno scorso, le frontiere russe sono tuttora chiuse. Non ci sono quindi fattori che possano far presagire una maggiore competitività delle pere veronesi.” “Nulla è cambiato, – spiega sempre Granata, – sarebbe necessario un adeguato livello di aggregazione dell’offerta. Questo è l’obiettivo di Opera che attualmente concentra 200 mila tonnellate di produzione sulle 750 mila italiane. Occorre e si potrebbe creare una struttura di visibilità planetaria, ma gli agricoltori ancora non ci credono, sebbene solo la Cina produca più pere dell’Italia. Siamo così frazionati che non contiamo nulla sul mercato”.