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                      Mercati ortofrutticoli, come svecchiarli e rilanciarli? Parola all’Ortinfluencer

                      Avere un banco all’ortomercato non è un mestiere per giovani. Parliamo di strutture spesso fatiscenti, dove si lavora di notte, con problematiche strutturali di annosa questione che hanno causato una generale sfiducia da parte dei consumatori e degli operatori stessi. Eppure ci sono storie e racconti che nascono all’interno dei mercati, fra i banchi di frutta e verdura, che appassionano migliaia di utenti generando scambi e interconnessioni. Dove? Sui social: ce lo racconta Luca Feroldi, giovane commerciante del mercato di Brescia che aspira a diventare un vero e proprio influencer dell’ortofrutta all’ingrosso

                      di Carlotta Benini

                      Garda Frutta

                      Lo stand di Garda Frutta all’ortomercato di Brescia

                      Mercati all’ingrosso, queste piazze di primaria importanza per la promozione dell’ortofrutta made in Italy, dal potenziale tuttavia ancora non sfruttato a causa di alcune problematiche strutturali che restano latenti. Orari notturni, mancanza di manodopera e di ricambio generazionale, strutture spesso obsolete e fatiscenti, condizioni igienico-sanitarie che a volte lasciano a desiderare, per non parlare delle pratiche commerciali scorrette come la vendita di prodotti contraffatti o di qualità inferiore a quella dichiarata, che talvolta hanno luogo in queste strutture. È sempre più difficile immaginare che oggi il consumatore medio possa rivolgersi a queste strutture per fare la spesa di prodotti freschi: c’è scarsa conoscenza degli ortomercati e soprattutto un calo di fiducia.

                      Cambiare approccio e paradigma, si può? La soluzione per Luca Feroldi (nella foto sotto) sta nello storytelling sui social network. Lui ha poco più di 30 anni e da dieci anni svolge l’attività di venditore presso il mercato ortofrutticolo di Brescia, ora nello stand di Gardafrutta. “Seguo le orme di mio padre, è a lui che devo la mia passione per la vendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli”, esordisce il giovane commerciante, così attivo sui social che potremmo definirlo un “Ortinfluencer”. Il suo profilo Instagram Hovogliadiortofrutta ad oggi conta infatti più di 10 mila follower e i reel e le storie che ogni settimana presentano i prodotti e i protagonisti dell’ortomercato contano migliaia di visualizzazioni. “Racconto, talvolta in maniera un po’ simpatica, quello che facciamo tutti i giorni al mercato di Brescia – dice Feroldi -. Il pubblico va da gli operatori del settore ortofrutticolo a utenti che tutto questo mondo non lo conoscono. L’obiettivo è crescere ancora, col fine di migliorare la conoscenza dei centri agroalimentari e, chissà, magari diventare un vero e proprio influencer del settore, che sponsorizza i marchi dei prodotti più noti”.

                      Un’altra idea che questo inedito blogger dell’ortofrutta ha messo in pratica è stata la creazione di un gruppo Facebook, Ortomercato, che ad oggi conta 3 mila utenti attivi. Fanno parte della community mercati ortofrutticoli, operatori, fornitori, posteggianti: “I produttori espongono la propria merce e hanno la possibilità di creare nuove sinergie con gli stand degli ortomercati”, spiega Feroldi.

                      Il banco all’ortomercato non è un mestiere per giovani?

                      Secondo il commerciante ortofrutticolo bresciano la prima grande problematica che attanaglia i mercati è la mancanza di ricambio generazionale delle attività. I giovani non vogliono seguire le orme dei genitori, gli operatori non trovano dipendenti, e la causa di tutto ciò sono gli orari di lavoro. “Chi gestisce negozi di ortofrutta o ha un banco nei mercati rionali si alza alle 3 del mattino e fa turni di lavoro che vanno dalle 12 alle 14 ore. Capiamo bene che con questi ritmi la qualità della vita e i contatti sociali sono pesantemente compromessi”, puntualizza Feroldi. “Ma nel 2023 – continua -, dove abbiamo a disposizione tecnologie consolidate da anni come celle frigorifere e camion refrigerati, ha ancora senso sacrificare la propria vita per svolgere questa attività in orario notturno? Potrebbe essere possibile lavorare di giorno? Chiaramente sì”. E quindi fa l’esempio del CAR di Roma, che già da diversi anni è passato a gli orari diurni, con risultati positivi su tutti i fronti.

                      Proposte e soluzioni

                      Per risolvere il problema del ricambio generazionale nei mercati ortofrutticoli secondo Feroldi è necessario adottare una serie di strategie che spaziano dalla formazione alla promozione della tecnologia, fino all’accesso al credito per i giovani produttori e alla promozione della filiera corta. “Solo così si potrà garantire una maggiore sostenibilità del sistema e garantire una continuità della produzione di frutta e verdura di qualità”, dice.

                      Per quanto riguarda invece il lavoro notturno, occorre promuovere nei giovani una cultura su questo regime lavorativo, valorizzandone gli aspetti positivi come la flessibilità degli orari e la maggior retribuzione rispetto ai lavori diurni. Occorre inoltre fare formazione e offrire incentivi economici per i giovani che scelgono di lavorare di notte, nonché maggiori opportunità di crescita professionale e di carriera.

                      In conclusione per Feroldi “i mercati ortofrutticoli rappresentano una risorsa importante per il sistema alimentare, ma per poter garantire il loro funzionamento adeguato è necessario affrontare i problemi legati alle infrastrutture, alla qualità dei prodotti e alle pratiche commerciali scorrette, promuovendo la professionalità dei produttori, la sicurezza alimentare e la digitalizzazione delle attività”. Attraverso l’utilizzo di piattaforme online gli ortomercati potrebbero infatti avvantaggiarsi di nuove opportunità, come la consegna a domicilio dei prodotti freschi e la promozione di circuiti corti di distribuzione. “Questo permetterebbe di adattarsi ai nuovi modelli di consumo e di garantire la continuità del servizio, anche in situazioni di emergenza come quelle causate dalla pandemia”.

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