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                      Moria di kiwi nel veronese, mancano all’appello 120mila quintali di frutti

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                      Dopo la moria di kiwi degli scorsi mesi produttori e amministrazioni del Villafranchese e del Basso Garda fanno quadrato per ottenere dal governo dei sostegni economici e capire le cause della malattia che ha colpito le produzioni di actinidia

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                      Il primo passo concreto è già stato fatto. Prima di Natale infatti il vicesindaco con delega all’agricoltura di Sommacampagna, Giandomenico Allegri, insieme all’assessore all’agricoltura di Valeggio, Vania Valbusa, ai consiglieri, Francesco Fiorato di Pescantina, Adriano Cordioli e Paolo Ciresola di Villafranca hanno incontrato il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Agricoltura, Enrico Arcuri.

                       

                      Dall’incontro infatti si è cercato di ottenere il riconoscimento della calamità naturale non catastrofica per risarcire le aziende agricole; la possibilità di accedere alla garanzia di Ismea per ottenere dalle banche risorse, necessarie a finanziare nuovi impianti di coltivazione e un supporto alla ricerca per scoprire le cause della moria del kiwi. Regista del vertice, l’onorevole Pd, Alessia Rotta.

                       

                      «All’appello mancano 120mila quintali di frutta per un valore di mercato di circa 10milioni di euro. Soldi persi dagli agricoltori che hanno visto le loro coltivazioni falcidiate dalla malattia» ha fatto sapere Allegri. Per questo, la strada percorribile pare il riconoscimento della calamità naturale, pur senza eventi catastrofici. «Da Roma però ci dicono che la competenza sui risarcimenti alle aziende colpite da questo genere di eventi è della Regione, che dovrebbe reperire risorse da canalizzare per questa finalità dal Piano di sviluppo rurale (Psr)», completa.

                       

                      Poi c’è la questione del reimpianto. Molte aziende agricole negli anni scorsi si sono già esposte con le banche per espiantare pescheti e convertire la produzione a kiwi. Ora non possono chiedere altri finanziamenti. Quindi, fanno sapere «A gennaio torneremo a Roma per un appuntamento all’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che potrebbe garantire i prestiti che le imprese, già indebitate, hanno bisogno di chiedere agli istituti di credito per dotarsi di nuovi impianti», prosegue Allegri.

                       

                      Da Verona, con il gruppo di amministratori, è partito anche Lorenzo Tosi di Agrea, kiwicentro studi che ha condotto un’indagine mirata a far luce sulle cause della moria, commissionata dal Consorzio di tutela del kiwi del Garda. Secondo Agrea infatti la malattia è stata determinata, da piovosità eccessiva, assenza di inverni rigidi e altri fattori meteo che si sono ripetuti per almeno tre anni. «Nel nostro Comune da Santa Lucia a Borghetto – fa sapere Valbusa, assessore all’agricoltura di Valeggio – le aziende che coltivano frutta si sono quasi tutte convertite alla monoproduzione di kiwi; la situazione è quindi difficilissima. Prima della pausa natalizia l’assessore regionale all’agricoltura, Franco Manzato, ha deliberato un contributo, destinato a Veneto Agricoltura e all’università di Verona, finalizzato a far proseguire la ricerca per indagare le cause della moria. Intanto stiamo cercando di coinvolgere anche i produttori lombardi e la vicina Regione Lombardia per promuovere azioni concertate».

                       

                      Fonte: L’Arena.it