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                      Morrisons, via libera all’acquisizione Usa da 6,3 mld di sterline. Il titolo vola in borsa

                      Nel Regno Unito il mare della Gdo è molto mosso. Il board dell’insegna Morrisons – patrimonio del mondo distributivo britannico dal 1899 – ha annunciato il via libera all’offerta di acquisizione da 6,3 mld di sterline (circa 7,36 mld di euro) da parte di una cordata che vede in testa la statunitense Fortress Investment Group. La palla passa ora agli azionisti che però avranno l’ultima parola sull’accordo. Intanto arriva l’annuncio del fondo di investimento Apollo – che lo scorso anno non era riuscito ad aggiudicarsi l’acquisizione di Asda – di essere interessato a presentare una sua offerta, che così scompiglia le carte in tavola e fa balzare il titolo di Morrisons in borsa dell’11% a 267 penny ad azione, rendendolo così il titolo in maggior crescita del FTSE 250. E c’è chi non esclude che all’ultimo momento un’offerta possa arrivare anche da Amazon

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      Morrisons

                      Punto vendita di Morrisons in UK (dalla pagina Facebook Morrisons)

                      Sono giorni di fuoco per il retail Uk. È dello scorso 3 giugno la notizia secondo la quale i vertici di Morrisons, la quarta catena della Gdo più grande in Regno Unito, avrebbero accettato un’offerta di acquisizione da parte della statunitense Fortress Investment Group da 6,3 miliardi di sterline (7,34 miliardi di euro), superando così l’offerta di un’altra società di private equity statunitense, la Clayton, Dubilier & Rice (CD&R), che si era fermata a 5,52 miliardi di sterline, stima giudicata dall’insegna troppo svantaggiosa.

                      La cordata che ora potrebbe acquisire Morrisons è guidata da Fortress Investment Group LLC, una società di buyout di proprietà della giapponese Softbank Group Corp e proprietaria di Majestic Wine, il più grande rivenditore specializzato di vino del Regno Unito. Ma nel gruppo ci sono anche il Canada Pension Plan Investment Board e Koch Real Estate Investments LLC, parte dell’impero commerciale della famiglia miliardaria Koch. Una compagine pronta a mettere assieme una cifra da capogiro per quello che secondo gli analisti di Bloomberg sarebbe la più grande operazione di private equity del decennio nel Paese.

                      Ma i giochi non sono ancora chiusi. Se infatti è vero che il board di Morrisons sabato scorso ha dato essenzialmente il via libera all’acquisizione da parte di Fortress, è altrettanto vero che ogni decisione in merito dovrà passare necessariamente dall’approvazione degli azionisti. Azionisti che potrebbero cambiare idea se offerte ancor più generose dovessero finire sul piatto.

                      E le tentazioni non mancano. Il 5 luglio è rimbalzata in rete – sul Guardian tra gli altri – la notizia secondo la quale anche il fondo Usa di investimento Apollo sarebbe interessato a presentare una sua offerta. Più precisamente, il gruppo ha dichiarato di trovarsi “nelle fasi preliminari per quanto riguarda la valutazione di una possibile offerta per Morrisons”. È bastata questa dichiarazione a far balzare dell’11% il titolo di Morrisons in borsa, a 267 penny ad azione, rendendolo così il titolo in maggior crescita del FTSE 250. Il balzo segue quindi a distanza di qualche giorno le quotazioni raggiunte con gli annunci di Fortess nel fine settimana (254 penny) e ancor prima quelle con l’offerta di Clayton, Dubilier & Rice (230 penny ad azione lo scorso 19 giugno).

                      Certo, per il momento è uno scenario in continua evoluzione. Come ricorda il Guardian, il gruppo Apollo ha dichiarato di non aver avuto ancora alcun contatto formale con il board di Morrisons in merito a una sua eventuale offerta. Massimo riserbo anche sulle cifre: ”Un ulteriore annuncio – ha fatto sapere il gruppo – sarà fatto al momento opportuno”. Nel dubbio, però, la borsa ribolle.

                      Morrisons è in effetti una delle perle del retail britannico con un solido assetto immobiliare, e se la sua disponibilità sulla piazza attrae grandi investitori da tutto il mondo – soprattutto Oltreoceano – non è difficile capire perché. L’85% dei suoi 497 store sono di proprietà e può vantare ben 19 siti di produzione tra cui panetterie, macelli, pescherecci e allevamenti di polli. Una “dote” che, specialmente nel periodo più duro dei primi lockdown in Regno Unito, ha permesso all’insegna di garantire una certa continuità nella fornitura dei prodotti alimentari, il che non ha fatto che potenziare la sua reputazione come uno dei patrimoni irrinunciabili nel panorama distributivo del Paese.

                      E mentre si avverte l’assenza di fondi di investimento britannici che potrebbero “salvare” Morrisons da mani statunitensi – c’è chi non esclude che perfino Amazon, con cui Morrisons ha già in atto una partnership, possa fare capolino e presentare un’offerta irrinunciabile – per il momento la politica non si espone. Un’agenzia Reuters del 5 luglio riporta che un portavoce del primo ministro Boris Johnson ha preferito non entrare nel merito, derubricando la questione a dinamiche commerciali tra aziende: “Non spetta a me commentare sul come determinate aziende siano strutturate o si finanzino”.

                      Intanto però dalle pagine del Financial Times arriva il monito di Legal & General Investment Management, uno dei primi 10 azionisti di Morrisons nonché il più grande asset manager del Regno Unito, nei confronti di ogni possibile acquirente di Morrisons: “Alle società di private equity – ha fatto sapere il gruppo sul quotidiano tramite Andrew Koch – non deve essere permesso acquisire Morrisons per ragioni sbagliate, come per esempio trarre profitto dal portafoglio immobiliare della catena di supermercati o sovraccaricarla di debito”. Parole che potrebbero avere un peso determinante sull’azionariato dell’insegna, cambiando ancora una volta le carte in tavola.

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