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                      Noberasco in crisi di crescita, in cassa integrazione 76 dipendenti

                      Noberasco-gulfood-18.fm

                      Prodotti Noberasco in vetrina a Gulfood 2018 (Copyright: Fm)

                      Covid, guerra in Ucraina, rincari e stravolgimento della abitudini di consumo (come il calo degli acquisti negli Autogrill): sono questi i principali fattori che hanno portato Noberasco, storica azienda ligure leader in Italia nel settore della frutta secca e disidrata, ad attivare la cassa integrazione straordinaria per 76 dipendenti su 161 totali delle sedi di Carcare (Sv) e Bergamo. Secondo l’ultimo bilancio disponibile, nel 2021 Noberasco ha registrato una perdita di tre milioni di euro rispetto a un utile di 312 mila euro del 2020, un Ebitda negativo di 916 mila euro dai 4,3 milioni dell’anno precedente, e ricavi pressoché stabili a 111 milioni. A dicembre è arrivato Antonio Cellie in qualità chief restructuring officer. Noberasco deve trovare nuove linee di credito per ristrutturare il debito

                      Dalla Redazione

                      Secondo l’ultimo bilancio disponibile, nel 2021 Noberasco, centenaria azienda ligure giunta alla quarta generazione, ha registrato una perdita di tre milioni di euro rispetto a un utile di 312 mila euro del 2020, un Ebitda negativo di 916mila euro dai 4,3 milioni dell’anno precedente, e ricavi pressoché stabili a 111 milioni dopo un trend di crescita che aveva portato in dieci anni il fatturato da 50 a 140 milioni. Sullo stato di salute di Noberasco spa pesa ancora – fa sapere il Mattinol’investimento di 55 milioni di euro per costruire il nuovo stabilimento a Carcare, nel savonese. A questo si aggiungono una serie di fattori socio-economici degli ultimi anni: dal Covid-19 alla Guerra in Ucraina, dagli aumenti costi dell’energia e delle materie prime all’inflazione.

                      Secondo l’azienda, però, il grosso della crisi nasce proprio con lo scoppio della pandemia che ha modificato il mercato e i consumi: i prodotti “convenienza” hanno preso il sopravvento rispetto a quei prodotti a più alto valore aggiunto sui quali Noberasco aveva investito negli ultimi anni come ad esempio barrette, confezioni monodose, frutta secca tostata e salata, spesso vendute negli Autogrill, che hanno registrato un calo delle vendite con il blocco generale dei vari lockdown. Infatti, per quanto riguarda il consumo fuori casa, Noberasco avrebbe avuto fino all’inizio dell’estate 2021 una rilevante riduzione delle vendite con particolare riferimento a quei prodotti con più alta marginalità.

                      Tutti questi fattori hanno portato Noberasco ad attivare, per la prima volta nei suoi 110 anni di attività, la cassa integrazione straordinaria per 76 dipendenti su 161 totali delle sedi di Carcare (Sv) e Bergamo. Nello specifico – riporta IVG.it – la cassa integrazione coinvolge 72 dipendenti della sede di Carcare e 4 della sede Bergamo, dove l’azienda nel 2020 è entrata nel mondo dei tostati con Noccioltost, la sua prima acquisizione, grazie alla quale ha dato vita alla linea Che Aperitivo!, nuova gamma di frutta secca, tostata, salata ma non fritta, che impiega una quindicina di dipendenti.

                      La cassa integrazione durerà 12 mesi e sarà a rotazione: “Non ci saranno mai più di 15/20 lavoratori contemporaneamente, più o meno uno per reparto, esclusa la produzione” fa sapere l’ad Mattia Noberasco esponente della quarta generazione. Tra i dipendenti c’è chi si è proposto volontariamente: “Alcuni lavoratori che inizialmente non erano stati inseriti nell’elenco di coloro che andranno in cassa integrazione si sono offerti di aderire di propria iniziativa, un bel segnale sia nei confronti dei colleghi che dell’azienda”, commenta l’amministratore delegato.

                      Ora l’attenzione della società ligure della frutta secca e disidratata, ammessa alla composizione negoziata per risolvere la crisi d’impresa, si sposta sulla ristrutturazione del debito con le banche. Al momento infatti Noberasco è sottoposta ad una composizione negoziata, una procedura che non comporterà stravolgimenti sul piano gestionale, e che dovrebbe consentire di risanare la società in breve tempo, a causa di uno squilibrio finanziario provocato dai fattori sopra elencati. La procedura prevede la nomina da parte della Camera di Commercio di un esperto che seguirà l’azienda nel suo percorso di risanamento agevolando le trattative con i creditori, in questo caso del commercialista Giampaolo Provaggi.

                      A dicembre, inoltre, Noberasco ha affidato il ruolo di chief restructuring officer ad Antonio Cellie, che dal 2011 è anche alla guida di Fiera di Parma. Il manager è al lavoro per efficientare la gestione, tagliare i costi, rivedere le politiche commerciali, dismettere qualche immobile non funzionale per 4-5 milioni. Restano invariate le nomine, con i ruoli del presidente a Gabriele Noberasco e dell’ad a Mattia Noberasco. 

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