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                      Interspar

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                      L’ortofrutta italiana vale 15 miliardi e rappresenta il 25,5% della produzione agricola nazionale eppure, su 100 euro spesi dal consumatore, solo 6 euro circa finiscono nelle tasche del produttore, margine che scende a 2 euro se si parla di prodotti trasformati. Il resto va al settore del commercio, della logistica e dell’intermediazione. A sottolinearlo il recente rapporto Ismea, esposto durante il webinar “Il valore nell’ortofrutta, dalla filiera al sistema”, che si è tenuto negli studi di TeleRomagna a Cesena, organizzato da CIA agricoltori italiani, e che si inserisce in un ciclo di appuntamenti dedicati al settore in occasione dell’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla FAO

                      Dalla Redazione

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                      Il reparto ortofrutta dell’Interspar di Pescara, di recente apertura

                      L’ortofrutta italiana rappresenta il 25,5% della produzione agricola nazionale per un valore di 15 miliardi e coinvolge circa 300 mila aziende, che hanno retto l’urto della pandemia, nonostante le difficoltà gestionali, con picchi di vendite del +13% registrati durante il lockdown e acquisti sostanzialmente stabili lungo tutto il 2020. Nonostante ciò, in Italia, per i produttori di frutta e ortaggi freschi, su 100 euro spesi dal consumatore, al produttore rimangano in tasca solo tra i 6 e gli 8 euro netti. Il resto va al settore del commercio e della logistica, che complessivamente registrano una marginalità del 18,2%; altri settori, come quello dell’intermediazione, registra una marginalità netta del 6,4%. Il margine scende notevolmente nel caso dei prodotti trasformati, dove l’agricoltore riceve cifre inferiori ai 2 euro in rapporto ai 100 euro spesi dal consumatore.

                      Questi solo alcuni dei dati del rapporto Ismea emersi durante il webinar “Il valore nell’ortofrutta, dalla filiera al sistema”, che si è tenuto negli studi di TeleRomagna a Cesena, organizzato da CIA agricoltori italiani. Si tratta del primo di due appuntamenti dedicati al settore in occasione dell’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla FAO.

                      Come emerge dai dati elaborati nel rapporto Ismea: “Il business dell’ortofrutta italiana – spiega Fabio Del Bravo, responsabile direzione servizi per lo sviluppo rurale di Ismea – vale 15 miliardi di euro, un quarto di quello agricolo in generale. Dall’analisi però emerge il dato amaro che è che solo una percentuale minima, 1,2 miliardi di euro circa, a rimanere in mano all’attore principale di tutto il settore: l’imprenditore agricolo. Tra le cause di questa distribuzione iniqua del valore lungo la supply chain ortofrutticola troviamo: una mancanza di aggregazione endemica nel tessuto produttivo italiano, l’eccessivo numero di player lungo tutta la filiera composta da una pletora di operatori quali operatori logistici, confezionatori, intermediari e commercializzatori a vario titolo”.

                      Nello specifico, Ismea sottolinea come gli ettari impiegati per la produzione di ortofrutta nazionale siano 1,2 milioni, dei quali il 3%, circa 39 mila ettari, riguarda la produzione di ortaggi in serra. Il 34% è dedicato alla frutta fresca, un altro 34% alla produzione di ortaggi a campo aperto, il 12% agli agrumi, il 10% alla produzione dei legumi secchi, il 4% alle piante da tubero e il 3% all’uva da tavola. “I dati – precisa Del Bravo – non tengono conto dei processi di riconversione varietale in atto, portati avanti da alcune aziende agricole che cercano di mettersi a pari con i cambiamenti della domanda che si deve misurare con un’offerta in costante crescita”.

                      I legumi secchi sono tra le varietà che negli ultimi cinque anni hanno registrato la crescita maggiore. Le superfici coltivate ad uva da tavola invece negli ultimi cinque anni hanno perso il 15% degli ettari (-15,3% gli ettari persi tra il 2019 e il 2020). In crescita, seppur lieve, rispetto al 2005, le superfici destinate alla produzione di ortofrutta (+1,7%) e alla frutta fresca (+1,4%), nessuna variazione significativa per le restanti colture. Complessivamente nel 2020 sono stati prodotti 24 milioni di tonnellate di ortofrutta con un incremento dell’1,4% rispetto al 2019 e una flessione del 2% rispetto al 2015. Di queste, il 48% riguardano ortaggi a campo aperto, il 21% frutta fresca, il 13% agrumi, il 7% ortaggi in serra, il 6% piante da tubero, il 4% uva da tavola, l’1% sono legumi secchi (in crescita). “Nonostante le superfici in calo – specifica Del Bravo – e al di là dell’influenza climatica, la riconversione varietale ha effetti positivi anche sull’offerta agrumicola che cresce del 15,5% tra il 2020 e il 2015 e dell’11,8% tra il 2020 e il 2019”.

                      A incidere maggiormente sui trend di produzione è il clima, come rimarca anche il presidente di Cia Emilia-Romagna, Cristiano Fini: “Il settore ortofrutticolo è esposto a rischi enormi, legati agli eventi climatici come le terribili gelate di questi giorni, ma anche alle problematiche fitosanitarie e alla pressione competitiva globale. Per questo la ripartizione sbilanciata dei prezzi lungo la filiera rischia di indebolire in maniera irreversibile le aziende agricole, molte delle quali in grande sofferenza”.

                      Un comparto frammentato? Il rapporto Ismea sottolinea come dal punto di vista organizzativo le aziende piccole in ortofrutta, inferiori ai 5 ettari, contribuiscono molto alla produzione dell’intero settore, dato che il 43% dell’output standard si deve ad aziende di 5-20 ettari. “Questo – sottolinea Del Bravo – è in parte dovuto all’intensità produttiva e in parte anche ad un livello buono (ma migliorabile) di aggregazione. Sono 297 le OP attive in Italia e raccolgono, complessivamente (assieme alle AOP), il 30% della superficie coltivata”.

                      ortofrutta

                      E il biologico? Secondo lo studio Ismea, la superficie coltivata ad ortofrutta biologica in Italia è di circa 194mila ettari pari al 17% della del totale. La frutta a guscio e gli agrumi sono le categorie con maggiore incidenza della superficie bio su quella totale tra bio e non bio e rispettivamente si attestano al 37% e al 26% contro l’11% di ortaggi e patate bio e il 14% di frutta fresca bio. Nel biologico, se si guarda agli ultimi 10 anni, a crescere di più sono gli ortaggi e le patate che registrano un +78,5%, segue l’ortofrutta (+41,2), la frutta in guscio (+37,9%) e la frutta fresca (+37,2%). Gli agrumi crescono ma meno delle altre categorie con un +8,3 negli ultimi cinque anni, mentre tra il 2019 e il 2020 mettono a segno un +3,2%.

                      Import ed Export. Nel 2020, l’ortofrutta ha visto un saldo attivo di 2,6 miliardi di euro (+27% sul 2019; +15% sul 2015) con un incremento dell’export del 4% sul 2019 per un valore di 8,9 miliardi di euro e una riduzione del 3% delle importazioni (per un valore di 6,3 miliardi di euro), se si guarda il trend degli ultimi cinque anni queste però sono in crescita dell’8%. Rallentano l’export di frutta in guscio e agrumi che, rispettivamente, hanno perso quote del 9% e del 1,8% rispetto al 2019.

                      ortofrutta

                      Rafforzare la posizione degli agricoltori e accrescere la competitività del comparto è una sfida importante. Il Covid, infatti, ha amplificato l’interesse verso una sana alimentazione, con il 57% degli italiani che consuma frutta e verdura perché “fa bene” alla salute, e il suo consumo è universalmente riconosciuto come parte essenziale di una dieta equilibrata. I consumatori hanno un occhio sempre più attento alle caratteristiche del processo produttivo: il 55% delle famiglie ricercano infatti l’origine italiana e la tracciabilità di un prodotto ortofrutticolo, che deve essere anche possibilmente locale e/o biologico, mentre il 43% ricerca la stagionalità.

                      Il webinar, aperto da Antonio Dosi, presidente GIE (gruppo di interesse economico) ortofrutta di Cia, ha visto la partecipazione di Fabio Del Bravo, responsabile direzione servizi per lo Sviluppo rurale di Ismea e Massimo Biondi, presidente Canova. Nella tavola rotonda hanno partecipato: Cristiano Fini, presidente Cia-agricoltori italiani Emilia-Romagna; Ernesto Fornari, direttore generale Gruppo Apofruit; Realdo Mastini, presidente Orogel Fresco; Nazario Battelli, legale rappresentante Ortofrutta Italia; Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni di filiera Federdistribuzione.

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