L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
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                      Tractor wheel and lettuce farm with greenhouse in background

                      L’ortofrutta veneta, nei primi 9 mesi del 2022, è stato il settore di specializzazione dell’agricoltura veneta che ha evidenziato le criticità più gravi a causa dell’andamento climatico segnato da elevate temperature estive e dai lunghi periodi siccitosi, con scarsità d’acqua nei bacini idrici. Per quanto riguarda gli ortaggi, le superfici investite hanno tenuto e sono aumentate in modo considerevole l’asparago, la zucchina e l’aglio. In calo invece gli ettari destinati a meloni e alle carote. Dal punto di vista produttivo molte colture hanno risentito del caldo estivo. La produzione di frutta, al contrario, è cresciuta rispetto all’anno precedente, che aveva pagato lo scotto delle gelate primaverili. Nello specifico è aumentata la raccolta di mele, pere e pesche. I prezzi hanno avuto variazioni altalenanti, mentre le superfici investite a frutteti, concentrate per quote percentuali pari o superiori al 70% nel Veronese, sono in discesa di circa il 3%

                      Dalla Redazione

                      ortofrutta agricole

                      Secondo il report di febbraio di Veneto Agricoltura, che prende in esame i primi 9 mesi del 2022, dal punto di vista dell’andamento climatico l’annata agricole e in special modo dell’ortofrutta veneta è stata caratterizzata dalle elevate temperature estive e dai lunghi periodi siccitosi, con scarsità d’acqua nei bacini idrici e conseguente razionamento della stessa da parte dei Consorzi di bonifica. Oltre a questo, i danni provocati dalla risalita del cuneo salino hanno danneggiato soprattutto le colture estensive primaverili ed estive (in particolare mais e soia) e, seppure in maniera meno penalizzante, anche alcune colture orticole e frutticole, che hanno avuto una resa inferiore al normale standard produttivo, anche se pur sempre superiore a quella avuta nell’anno precedente, caratterizzato invece dalle gelate tardive del mese di aprile.

                      Altro aspetto caratterizzante è stato un generalizzato incremento dei prezzi, a fronte però di un contestuale aumento del costo delle materie prime e quindi dei costi di produzione, in alcuni casi con impatti negativi sulla redditività delle colture.

                      In peggioramento le rese, ma i maggiori investimenti hanno comunque permesso di ottenere un incremento delle quantità raccolte, fatta eccezione per il grano tenero la cui produzione è stimata in calo (-5,5%). Annata decisamente sfavorevole invece per i cereali a semina primaverile, a causa del pessimo andamento climatico estivo: per il mais da granella in calo le superfici coltivate (143.000 ettari, -3%) e soprattutto le rese (7,1 t/ha, -29,6%). L’aumento dei prezzi (+37%) ha solo parzialmente controbilanciato la riduzione della produzione (1 milione di tonnellate, -31,7%). Anche per le colture industriali il 2022 è stato caratterizzato da un incremento generalizzato dei prezzi, tuttavia l’annata è stata penalizzante a livello produttivo.

                      Ortofrutta.

                      Annata in chiaroscuro per le colture orticole: in generale si è osservata una sostanziale tenuta o leggero incremento degli investimenti per diversi prodotti, tra cui quelli principali, come la patata (3.500 ha, +1,4%), il radicchio (4.650 ha, +2%), la lattuga (1.100 ha, +2,6%) e la fragola (370 ha, +2%), mentre altre colture hanno avuto aumenti più rilevanti, come asparago (1.830 ha, +4%), zucchina (1.570, +10,5%), aglio (+14,5%), fagiolini e piselli. In calo invece le superfici di ortofrutta coltivate a meloni (- 13,6%), carote (-8,4%), fagiolini (-16,8%) e cocomeri (-12,8%).

                      Dal punto di vista produttivo ci sono stati andamenti contrastanti: alcune colture hanno patito il caldo primaverile (fragole) o invece ne hanno giovato (asparago), altre il clima eccessivamente mite del periodo autunnale (radicchio) che ha favorito tra l’altro lo sviluppo di problematiche fitosanitarie.

                      Asparagi. La superficie in produzione coltivata ad asparago è ulteriormente aumentata, portandosi a circa 1.830 ettari (+4,0%), concentrati nelle province di Padova (circa 690 ha, +4,4%) e Verona (390 ha, invariati), seguite da Treviso (320 ha, +12%) e Rovigo (210 ha, invariati). Il clima mite del periodo invernale ha favorito un normale sviluppo vegetativo della coltura. Nel complesso, la resa è decisamente migliorata rispetto all’anno precedente, portandosi in media a 8,1 t/ha (+42%), a livelli record per la coltura e la produzione complessiva viene stimata a circa 14.900 tonnellate (+48%). Le maggiori quantità di prodotto disponibili ed esitate sui mercati locali hanno depresso i listini e le quotazioni sono state in calo durante tutta la campagna commerciale, in tutte le principali piazze di contrattazione. Il prezzo medio annuo rilevato alla Borsa Merci di Verona è stato pari a 2,2 euro/kg (-26,4% rispetto al 2021).

                      Zucchine. La superficie coltivata a zucchine è ulteriormente aumentata, portandosi a circa 1.570 ettari (+10,5%): in crescita soprattutto gli investimenti in pieno campo (1.200 ha, +18,6%), mentre sono in calo gli ettari in coltura protetta (380 ha, -9%), per oltre l’80% localizzati nel veronese. Oltre il 70% della superficie regionale si concentra a Verona (1.130 ha, +13%), seguita da Padova (230 ha, +1,5%). La maggior parte tuttavia ha risentito delle alte temperature estive, alcune colture in maniera negativa (patata -7,4%, pomodoro da industria -16,6%, aglio -18,6%, cipolla -6%, carota -19,4%), altre invece ne hanno avuto conseguenze positive (zucchina +6,6% e melone +16,2%).

                      Un’ottima annata per il comparto frutticolo veneto, dopo un 2021 non proprio benevolo in quanto si era dovuto fare i conti con i danni delle gelate primaverili ed altre problematiche fitosanitarie. Tutte in rialzo le rese ad ettaro, che hanno portato ad un aumento generalizzato delle produzioni: melo (+71,4%), pero (+415,6%), pesco (+669,6%), kiwi (+327,3%) e ciliegio (+52,8%).

                      I prezzi unitari dell’ortofrutta hanno avuto variazioni altalenanti, mentre le superfici investite a frutteti, concentrate per quote percentuali pari o superiori al 70% nel Veronese, sono in calo di circa il 3% a livello regionale. Il dato rappresenta un elemento di criticità, se osservato in relazione alle contrazioni accumulate anche nelle annate precedenti, in particolare nelle coltivazioni di pesche e kiwi. Nello specifico si registra un’annata da ricordare per la coltura del pero. Oltre al forte rialzo di produzione c’è stato anche un buon andamento commerciale per le pere venete, che porta a stimare un fatturato totale del comparto pari a circa 71,8 milioni di euro, in aumento del +416,5% rispetto all’anno precedente.

                      Continua anche nel 2022 invece la perdita di superfici investite a kiwi: -1,8% rispetto all’anno precedente (2.950 ha nel 2022) e una diminuzione del -2,0% della superficie già in produzione (2.932 ha). In termini di ettari in produzione, gli impianti di actinidia sono presenti per il 76% circa nella provincia di Verona (2.220 ha, -2,6% rispetto al 2021), seguita da quella di Treviso (340 ha, stabile) e Rovigo (194 ha, -2,0%). Visto il forte aumento delle rese ad ettaro, la produzione raccolta di kiwi in Veneto nell’ultimo anno viene stimata in circa 55.035 tonnellate (+327,3% rispetto al 2021), su livelli produttivi standard per il kiwi. Con il forte aumento delle rese e della produzione di kiwi, si è registrato un considerevole calo delle quotazioni medie mensili nella seconda parte dell’anno, coincisa con l’arrivo della nuova ed abbondante produzione sui bancali dei mercati, con prezzi fermi a 0,60 euro/kg ad ottobre e novembre e saliti poi a 1,25 euro/kg a dicembre. Il kiwi in Veneto, che nell’ultimo anno è tornato sui suoi consueti standard produttivi, presenta il fatturato del comparto, calcolato ai prezzi di mercato, che viene stimato in forte crescita e pari a circa 72,1 milioni di euro e con un rialzo rispetto al 2021 del +241,7%.

                      Imprese agricole e occupazione

                      Le imprese agricole e dell’ortofrutta attive in Veneto, iscritte nel Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, nei primi tre trimestri del 2022, si attestano a 60.061 unità (-1,8%), con una riduzione coerente con l’andamento nazionale (-1,2%).

                      In aumento le società di capitali (1.385 imprese, +3,9%) e le società di persone (circa 10.848, +1,3%), in calo invece le ditte individuali (47.355 unità, -2,6%), che però sono quasi l’80% delle imprese. In calo anche le imprese alimentari, che si attestano a 3.553 unità (-0,6%).

                      I dati Istat indicano per i primi nove mesi del 2022 una ripresa dell’occupazione agricola a livello regionale, che si attesta in media a circa 67.000 addetti, in crescita del +9,5% rispetto ai primi nove mesi del 2021.

                      Si tratta di una variazione in contrasto con quanto rilevato in Italia (-5,2%) ma in linea con l’andamento occupazionale totale, che presenta una variazione positiva sia a livello regionale (+4,1%) che a livello nazionale (+2,7%). In crescita soprattutto gli occupati maschi (+38,6%), mentre al contrario sono in calo gli addetti  donne (-33,8%); crescono maggiormente gli occupati dipendenti (+20,1%) in agricoltura e ortofrutta, mentre gli indipendenti aumentano in maniera meno rilevante (+3,3%).

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