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                      Patata Gate, chiuse le indagini. 14 accuse di presunta frode ai danni della Gdo

                      Dopo due anni di indagini, la Procura di Bologna ha chiuso l’inchiesta sul caso delle patate francesi spacciate come italiane che ha coinvolto 23 indagati, a 14 dei quali viene contestata l’associazione per delinquere. In primis Giulio Romagnoli, patron dell’azienda bolognese Fratelli Romagnoli Spa, insieme ad Antonio Covone e all’ex responsabile nazionale acquisti ortofrutta di Conad Claudio Gamberini. Il caso esplose due anni fa, all’epoca Report dedicò un servizio approfondito al cosiddetto scandalo “Patata Gate”. Tra le parti offese Conad, Esselunga, Pam e anche Coldiretti, il Ministero delle Politiche Agricole e l’Unione Europea. Dal canto suo la F.lli Romagnoli replica respingendo tutte le accuse

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      patate campo

                      il caso Patata Gate è esploso due anni fa: si parla di truffa ai dannni di Gdo, Coldiretti, ministero e UE

                      Dopo due anni, si chiudono le indagini preliminari sul cosiddetto “Patata Gate”, l’inchiesta sulla presunta vendita alla grande distribuzione di tuberi francesi spacciati per italiani. La Procura di Bologna ha notificato un avviso di fine indagine per 23 persone, a 14 di esse viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata a commettere frodi ai danni della Gdo, con l’immissione in commercio, tra 2013 e 2014, di prodotti con etichette che riportavano dati non veri e con false indicazioni sui luoghi di provenienza, coltivazione e qualità.

                       

                      Al vertice, secondo l’accusa, ci sono l’imprenditore bolognese Giulio Romagnoli, titolare della Romagnoli Fratelli Spa – azienda leader nella produzione e commercializzazione di patate e cipolle, aderente al Consorzio Patata Italiana di Qualità – ed ex patron della Fortitudo Basket, e Antonio Covone, legale rappresentante dell’omonima impresa fornitrice. Di corruzione tra privati risponde Claudio Gamberini, all’epoca responsabile nazionale acquisti ortofrutta di Conad, che avrebbe ricevuto dalla famiglia Romagnoli una Opel Corsa e la gestione di un abbonamento in tribuna allo stadio Dall’Ara: in cambio avrebbe trattato con l’azienda ad esempio per determinare il prezzo di acquisto delle patate, pur nella consapevolezza della frode da parte della società. Ne avevamo parlato anche due anni fa, in un articolo (leggi qui) in cui commentavamo il servizio realizzato da Report all’epoca dell’esplosione del Patata Gate. Gamberini in seguito al servizio di report diede le dimissioni.

                       

                      Con la frode ai danni della Gdo – nello specifico, oltre a Conad, si parla anche di Pam ed Esselunga – Romagnoli avrebbe incrementato notevolmente i suoi guadagni, dato che le patate italiane sono commercialmente più pregiate e quindi vendibili a un prezzo più alto rispetto a quelle francesi. Insieme a lui, sono accusati di associazione a delinquere anche altri imprenditori del settore, tra cui Giovanni Magaraggia della società La Dorata e Piergiorgio Agostini di Agriveneto, che avrebbero falsificato le etichette e i documenti di trasporto della merce venduta dalla Fratelli Romagnoli, riporta un articolo di Repubblica.

                       

                      Ma lo scandalo Patata Gate non si limita al solo comparto dei tuberi: a parere della Procura, infatti, Romagnoli a fine 2013 avrebbe truffato le tre catene di supermercati vendendo loro anche cipolle italiane e argentine, spacciate come cipolle rosse Igp di Tropea.

                       

                      Nell’avviso di chiusura indagini, i pm Marco Forte e Manuela Cavallo indicano poi come parti offese, oltre alle tre catene di supermercati, anche Coldiretti, il Ministero delle Politiche Agricole e l’Unione Europea. Ora gli indagati hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dai pm o presentare memorie o documenti.

                       

                      Dal canto suo, la Fratelli Romagnoli, in una nota formata dai propri legali, comunica che “Giulio Romagnoli e la società registrano con stupore e amarezza l’emissione, da parte della Procura della Repubblica di Bologna, dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari”. “Mai – assicurano gli avvocati – Giulio Romagnoli, o alcuno dei suoi dipendenti, ha posto in essere condotte ‘truffaldine’ nei confronti dei propri clienti”. Inoltre, aggiungono a proposito della questione Opel Corsa a Gamaberini, i rapporti intercorsi tra Romagnoli e l’ex responsabile nazionale acquisti ortofrutta di Conad non avrebbe “mai ecceduto una normale, e del tutto lecita, relazione”. Questo, “anche considerando che pochi giorni fa l’autorità giudiziaria penale ha ritenuto che la notizia di tale presunta corruttela, in realtà prestito, sia da considerarsi falsa”.

                       

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