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                      Pere, produzione europea ai minimi storici. Italia -65% sul 2020

                      Pere ai minimi storici in Europa. A metterlo nero su bianco anche i dati diffusi in occasione di Prognosfruit 2021 e sottolineati dall’OI Pera per quanto riguarda la produzione italiana. L’Europa, con un potenziale da 2,3 milioni di tonnellate di pere, prevede infatti per quest’anno circa 1.600.000 tonnellate: -28% sul 2020. La produzione italiana di pere vede per il 2021 un anno contrassegnato da produzioni fortemente deficitarie: circa 213.000 tonnellate, corrispondenti a un -65% rispetto all’anno precedente, già segnato da produzioni al di sotto della norma. È quindi necessario, sottolinea l’OI Pera, assicurare una grande qualità gustativa

                      Dalla Redazione

                      pere

                      Il Comitato di Coordinamento dell’OI Pera, che si è riunito nella mattinata di oggi, tra i vari punti all’ordine del giorno, ha prestato particolare attenzione alla situazione produttiva delle pere, anche alla luce dei dati Europei diffusi ieri 5 agosto in occasione del convegno Prognosfruit 2021. A livello italiano, gli ultimi aggiornamenti confermano una situazione produttiva altamente deficitaria: con circa 213.000 tonnellate, l’offerta prevista per quest’anno si attesta sul minimo storico, registrando un -65% rispetto all’anno precedente, già segnato da produzioni al di sotto della norma.

                      “I dati nella sostanza non differiscono dalle prime stime di giugno – afferma il presidente di OI Pera Gianni Amidei le gelate hanno quest’anno creato danni ingentissimi, sia in termini quantitativi, ma anche qualitativi, resi ancora più pesanti dalla presenza di maculatura e soprattutto di cimice asiatica”.

                      Anche nell’Unione Europea, con un potenziale che si aggira su 2,3 milioni di tonnellate, i dati diffusi ieri confermano il minimo storico, con poco più di 1.600.000 tonnellate, -28% sul 2020. Al deficit produttivo dell’Italia si aggiunge infatti il calo previsto in Belgio, 295.000 tonnellate, -25% sull’anno precedente e in Olanda, 325.000 tonnellate, -19% sul 2020. Fortemente penalizzate risultano anche le produzioni di Francia, che non raggiungono le 60.000 tonnellate, quasi il -60% sul 2020. A fronte di questi numeri, mai visti prima d’ora, il grido di allarme da parte dell’OI Pera e di tutti i partecipanti al tavolo è forte ed è necessario poter valorizzare al massimo le poche pere disponibili se si vuole dare un aiuto concreto agli agricoltori.

                      “Per valorizzare le pere nel migliore dei modi è necessario poter dare al consumatore un prodotto dalle ottime qualità gustative – prosegue Amidei -. La qualità deve sempre essere ciò che guida la produzione e la commercializzazione, ma quest’anno più che mai è necessario perseguirla in tutti i modi se vogliamo cercare di sostenere questo settore a fianco del consumatore. Quest’anno, per l’andamento climatico, la maturazione è ritardata rispetto alle epoche normali; in questi giorni si sta iniziando a raccogliere la William, la prima varietà importante in termini quantitativi e per poterla immettere sul mercato con un giusto grado Brix che appaghi e gratifichi il consumatore sarebbe necessario immetterla sul mercato dopo il 10 settembre, associando il giusto grado zuccherino alla giusta consistenza al consumo. Questo è l’importante invito che OI Pera rivolge a tutto il mondo produttivo e commerciale della pera”.

                      L’incontro è stato inoltre l’occasione per fare il punto sulle diverse attività progettuali che OI Pera sta portando avanti per trovare una soluzione all’importante problema della maculatura bruna e della cimice asiatica. Le attività stanno proseguendo e anche se i risultati sono parziali e non ancora significativi, qualche conferma arriva sull’individuazione delle migliori pratiche agronomiche. “Ci stiamo impegnando molto, insieme al nostro gruppo tecnico di esperti – conclude Amidei – affinché si trovi una soluzione a queste gravissime problematiche, anche attraverso tecniche innovative. La ricerca necessita dei suoi tempi e questi vanno rispettati, se non si vogliono dare indicazioni premature che potrebbero rivelarsi altrettanto nocive. I segnali comunque ci sono”.

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