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                      Pere, via libera all’export in Cina. Ma la produzione In Emilia Romagna crolla del 63%

                      A Fruit Attraction Coldiretti e Filiera Italia hanno annunciato l’apertura del mercato cinese alle pere italiane, grazie alla conclusone positiva del dossier fitosanitario avviato già dal 2017, sul quale si sono spesi alacremente i ministeri degli Affari Esteri e dell’Agricoltura. “Si tratta di un risultato storico”, dicono le due associazioni, per la valorizzazione di un prodotto di punta del comparto agricolo nazionale. Prodotto che tuttavia risulta in profonda sofferenza, con la produzione emiliano romagnola, “pear valley” per eccellenza, che registra volumi in calo del 63%. La stima infatti è di 318 mila tonnellate di pere in meno rispetto al 2022

                      Dalla Redazione

                      Via libera alle pere italiane in Cina con le spedizioni dei primi container attese a breve dopo i risultati positivi delle ultime ispezioni condotte dalle autorità di Pechino dopo il Comitato Governativo Italia Cina. Lo rendono noto Coldiretti e Filiera Italia nell’esprimere apprezzamento per gli importanti risultati raggiunti dal Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani a e gli sforzi condotti dal Ministro della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida. Un annuncio che è stato dato in occasione di Fruit Attraction, l’appuntamento internazionale di settore che si svolge a Madrid con la partecipazione del Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dell’Amministratore Delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia.

                      Per Coldiretti e filiera Italia il superamento di queste barriere fitosanitarie e l’apertura di mercati come la Cina è sempre stato un obiettivo prioritario fondamentale per la valorizzazione della produzione Made in Italy, ma è importante che tali aperture debbano essere sempre più gestite in futuro a livello comunitario da parte della Commissione, che tratta per tutti evitando che interventi selettivi di singoli Stati membri finiscano col trasformarsi in elementi di concorrenza tra Paesi dello stesso mercato unico europeo.

                      Si tratta di un risultato storico frutto di una lunga ed impegnativa attività negoziale intrapresa dal 2017 che è stata portata a termine grazie all’impegno del Servizio Fitosanitario Nazionale, in stretta collaborazione con gli operatori del settore e le rappresentanze diplomatiche dei due Paesi, sfruttando tutti gli strumenti che la tecnologia dell’informazione ha reso disponibili in questi ultimi anni per realizzare la visita tecnica in loco.

                      Un passaggio importante per l’apertura di questo importante mercato a un prodotto di punta del comparto agricolo nazionale e, in particolare, della Regione Emilia-Romagna duramente colpita dall’alluvione, che annovera una tradizione storica nella coltivazione di pere e costituisce, tuttora, la principale area di produzione di pere in Italia, con prodotti che possono fregiarsi del marchio di Indicazione Geografica Protetta. “È fondamentale infatti che venga ripristinato e rilanciato il potenziale produttivo pericolo italiano – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia -, messo in grossa difficoltà negli ultimi anni da cimice asiatica, maculatura bruna, cambiamenti climatici e alluvioni. Il risultato è un raccolto Made in Italy stimato quest’anno in meno di 200 mila tonnellate di buona qualità con una ampia gamma di varietà.

                      “La conclusione del negoziato pone altresì fine ad un’anomalia – concludono Coldiretti e Filiera Italia – con le pere cinesi Nashi che da tempo arrivano regolarmente nel nostro Paese, ma consente anche di iniziare a parlare di mele, perché i cinesi affrontano un dossier alla volta”.

                      Emilia Romagna, la “pear valley” in crisi

                      I fenomeni degli ultimi anni, come la diffusione della cimice asiatica, la siccità, le gelate primaverili e le alluvioni che hanno colpito ampie aree produttive, hanno messo in ginocchio la fruit valley emiliano romagnola, vanto e risorsa economica italiana, che oggi versa in un profondo stato di crisi.

                      La pera in particolare – insieme alla frutta estiva – è il comparto che risulta maggiormente colpito, “segnato da più campagne negative negli ultimi anni, che ci hanno fatto passare da leader nelle esportazioni, a paese importatore, con il rischio di espianti e perdita di superficie produttiva”. A fare l’allarme è Coldiretti, che chiede un intervento immediato di sostegno. Per le pere – dice il presidente Ettore Prandini – le stime di produzione indicano una perdita di circa il 63%, pari ad oltre 318.000 tonnellate di prodotto in meno rispetto al 2022”. “Per queste ragioni – continua Prandini – è necessario un intervento urgente, eventualmente prevedendo ulteriori interventi a supporto, anche a mezzo di azioni quali specifici fondi destinati al sostegno della coltivazione, per ripristinare la liquidità delle aziende colpite, contrastare la perdita di speranza e l’abbandono”.

                      “Per eccellenze tanto regionali quanto nazionali quali la pera e, più in generale, le coltivazioni frutticole che hanno maggiormente subito le conseguenze delle gelate del mese di aprile 2023, ravvisiamo la necessità di garantire indennizzi adeguati”, gli fa eco il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri.

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