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                      Petrini (Greit): «In 6 anni 1 milione di controlli, meno del 2% le non conformità»

                      ravenna bio
                      Si è parlato di sicurezza alimentare nel talk show organizzato dal Rotary Club di Ravenna a cura dell’emittente tv Agrilinea. Tra i temi affrontati, la qualità dei prodotti italiani, la sostenibilità e il biologico, settore nel quale il Paese si piazza ai primi posti in Europa

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      ravenna bioDal campo alla tavola, quanto è sicuro quello che mangiamo? Come viene affrontata la tematica della sicurezza alimentare dalle istituzioni, dai consumatori, dai ricercatori e dagli imprenditori del settore agroalimentare? Se n’è parlato ieri nel corso del talk show organizzato dal Rotary Club di Ravenna e a cura dell’emittente televisiva Agrilinea, che si è tenuto a Ravenna alla Camera di Commercio in collaborazione con Crea e l’Istituto tecnico agrario ‘Luigi Perdisa’, con il sostegno di AlmaverdeBio. Il dibattito,moderato dal giornalista Sauro Angelini, sarà trasmesso nei prossimi giorni sul circuito televisivo di Agrilinea: ha visto coinvolte personalità di spicco del settore agroalimentare, insieme ad esperti, tecnici e professionisti, che hanno dato il proprio contributo in tema di foodsafety.

                       

                      La domanda cruciale quando si parla di ortofrutta è: prodotto made in Italy o prodotto estero? In questo senso possono stare tranquilli i consumatori italiani, il nostro prodotto è sicuro. A dare forza a questa affermazione è stato Ivano Valmori, Ceo di Image Line che – come già sottolineato in occasione di altri recenti dibattiti – ha riportato i dati dell’Efsa, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, secondo cui l’Italia, quando si parla di controlli sui residui dei prodotti fitosanitari nell’ortofrutta, presenta solo uno 0,3% di non conformità, mentre la media europea si aggira intorno all’1,5%. Dati che sono stati avvalorati anche dall’intervento di Lorenzo Petrini, responsabile del laboratorio Greit di Bologna, che ogni anno effettua oltre 15 mila analisi anche per alcune delle più importanti GDO italiane, rilevando fino a 500 principi attivi sui campioni di frutta e verdura.

                       

                      Dal 2010 ad oggi abbiamo analizzato circa 60 mila campioni di ortofrutta – ha spiegato Petrini. “Presumibilmente – ha aggiunto – nel contesto di tutti i laboratori italiani, in questo arco di tempo si può parlare di oltre un milione di controlli effettuati. Dal canto nostro, in sei anni di analisi, abbiamo riscontrato un numero di campioni con parametri irregolari, in cui quindi abbiamo rilevato una presenza di residui di pesticidi sopra limiti di legge, che si aggira tra l’1 e il 2%. Si tratta di campioni sia italiani che esteri, per cui il dato dello 0,3% relativo al solo prodotto made in Italy è verosimile”.

                       

                      Al centro del dibattito anche il tema del biologico: si è parlato di qualità, di sicurezza e di sostenibilità rispetto alla filiera del convenzionale. “Siamo i più grandi produttori in Europa, ma paradossalmente i peggiori consumatori – ha esordito Paolo Pari, direttore di AlmaverdeBio – Quando si parla di biologico, bisogna fare attenzione a non cadere nel luogo comune: non si tratta di un ritorno al contadino con la vanga. Stiamo parlando di una filiera organizzata che ha fatto passi enormi negli ultimi anni in termini di tecniche agronomiche, competenza e innovazione. Di un sistema produttivo che deve essere remunerativo per il produttore, e creare valore aggiunto sul mercato. Come? Perseguendo politiche di innovazione varietale e di prodotto, anche in questo settore”. Oggi infatti il problema della qualità del prodotto, in termini di caratteristiche visive e organolettiche, non sussiste più, quando si tratta di aziende strutturate: lo ha sottolineato anche Fabrizio Piva, presidente dell’ente certificatore Ccpb. Le istituzioni, dal canto loro, mettono a disposizione incentivi economici per le aziende che vogliono convertire le proprie produzioni a biologico. “L’agricoltura più sostenibile anche dal punto di vista ambientale”: lo ha sottolineato il direttore generale Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Valtiero Mazzotti. “Nei nostri piani di sviluppo rurale – ha specificato – abbiamo l’obiettivo di raggiungere, entro i prossimi anni, i 230 mila ettari interessati da azioni agro-ambientali, questo significa anche premi per le aziende che convertono le proprie produzioni”.

                       

                      Oltre a questi relatori, hanno preso parte al talk show numerosi e qualificati ospiti: Franco Albertini, presidente Rotary Club Ravenna; Maria D’Esposito, dirigente scolastico Istituto tecnico agrario ‘Luigi Perdisa’; GiannantonioMingozzi, vice sindaco di Ravenna; Paola Morigi, segretario generale Cciaa Ravenna; Ugo Palara, direzione tecnica Agrintesa; Tiziano Galassi, Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna; Lucia Bedei, medico oncologo dell’AuslRomagna; Laura Rossi, nutrizionista Crea; Massimo Cocchi, Centro Ricerche Nutrizione del Mediterraneo; Giovanni Lercker, Dipartimento Scienze degli Alimenti Università di Bologna; Luciano Calò, direttore Ufficio Sanità Marittima Ravenna. Al dibattitohanno assistito anche gli studenti dell’Istituto tecnico agrario ‘Luigi Perdisa’, che stanno approfondendo a scuola il tema dell’utilizzo dei pesticidi in agricoltura: le migliori relazioni, al termine di questo percorso di studio, verranno premiate dal Rotary Club di Ravenna.