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                      Plastica, un settore da 46 miliardi in Italia. Vicini al 62% di riciclo entro il 2030

                      Secondo un recente studio di The European House Ambrosetti entro il 2030 l’Italia potrebbe arrivare a riciclare il 61,6% dei rifiuti plastici, anticipando di ben cinque anni la meta europea e riducendo il loro smaltimento in discarica al di sotto del 10%. Un settore, quello della plastica, che nel nostro Paese vale 45,8 miliardi di euro (dato 2020), dando lavoro a 180 mila persone e collocandoci al secondo posto in Europa per valore generato

                      Dalla Redazione

                      Plastica, novità importanti per l’Italia sul fronte della gestione sostenibile di questo materiale da imballaggio (e non solo): un’industria globale che negli ultimi 70 anni è cresciuta in modo costante, passando dai 2 milioni di tonnellate prodotte a livello mondiale nel 1950 a 367 milioni di tonnellate nel 2020. Entro il 2030 pare che, nel nostro Paese, potremmo arrivare a riciclare il 61,6% dei rifiuti plastici, anticipando di ben cinque anni la meta europea e riducendo il loro smaltimento in discarica al di sotto del 10%. A dirlo è un recente studio di The European House Ambrosetti, promosso fra gli altri da Unionplast, presentato in fiera a Plast a Milano Rho.

                      La crescita dell’industria mondiale della plastica oggi si trova si trova di fronte a tre grandi sfide: in primis quella normativa, considerando anche la proposta del nuovo regolamento UE che pende sulle teste dei produttori quanto degli utilizzatori di questo materiale. La seconda sfida è quella dell’innovazione, tanto di processo, quanto di prodotto. Serve infatti una visione innovativa ed evolutiva per collocare sempre di più la plastica al centro di un’economia circolare che è la terza sfida che si pone dinanzi al settore e in generale coinvolge tutta la filiera dell’imballaggio. Circolarità che si basa su due principi cardine: il riciclo e il riuso.

                      Sono questi gli spunti emersi durante il dibattito che si è tenuto alla fiera milanese Plast, come riporta Il Sole 24 Ore, quando sono stati presentati i dati dello studio di The European House Ambrosetti. Secondo lo studio, che prende in esame le attività di produzione, trasformazione e fine vita e recupero della plastica (escludendo estrazione petrolio, raffinazione e cracking dei suoi derivati), la filiera della plastica italiana ha generato nel 2020 45,8 miliardi di fatturato. “Si tratta dell’ottavo settore manifatturiero in Italia – sottolinea Il Sole 24 Ore -. Il valore aggiunto è arrivato a 12,7 miliardi e in questo parliamo del quinto settore manifatturiero in Italia. L’export che è a 19,9 miliardi ne fa il nono settore manifatturiero del paese, dove lavorano circa 180 mila persone”.

                      Nel confronto con gli altri paesi europei, l’Italia è seconda per valore generato dalla plastica, con un gap rispetto alla Germania che si è lievemente ridotto negli ultimi dieci anni. Il fatturato della filiera della plastica in Germania è infatti di 103, 2 miliardi di euro, quello dell’Italia è un po’ meno della metà appunto. Seguono Francia (35,4 milioni), Regno Unito (25,4 milioni) e in Spagna (22,9 milioni).

                      I tassi di crescita più alti per la filiera della plastica italiana si riscontrano nella fase del riciclo, si legge sempre sul Sole 24 Ore – dove, rispetto al 2016, nel 2020 il dato del fatturato cresce del 40% e quello del valore aggiunto del 72%. Crescono anche le bioplastiche che sono il 2,2% del totale della filiera e sono raddoppiate (+102% ) rispetto al 2016.

                      Recupero e riciclo, come detto, sono alla base della circolarità nella filiera della plastica e l’innovazione è il motore che può accelerare la transazione vero un sistema economico più green. Ecco allora che lo studio di Teh Ambrosetti evidenzia appunto che la complementarietà tra riciclo meccanico e chimico può portare l’Italia a riciclare entro il 2030 il 61,6% dei rifiuti plastici, contro il dato attuale che è di poco sopra il 40%, riducendo il conferimento in discarica sotto il 10% con cinque anni di anticipo rispetto al target europeo. “Gli investimenti necessari per gli impianti di trattamento possono, inoltre, generare benefici economici fino a 2,5 miliardi e creare fino a 3.800 nuovi posti di lavoro”, conclude Il Sole 24 Ore.

                      Lo studio di Teh Ambrosetti aggiunge infine che è fondamentale che filiera e istituzioni lavorino in sinergia, per definire i criteri di “End-of-Waste” per i rifiuti plastici. La Commissione Europea ha avviato questo processo nel marzo 2022, e la finalizzazione è prevista entro marzo 2024. L’obiettivo comune è raggiungere una chiarezza normativa sui requisiti e i criteri per poter considerare gli output dei processi di riciclo come “prodotti” anziché “rifiuti”.

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