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                      Due giorni dopo l’arrivo della lettera di costituzione in mora dell’organo esecutivo Ue che avvisava dell’avvio della procedura di infrazione da Bruxelles, l’Italia si mette in regola sul filo di lana con l’approvazione del decreto legislativo per recepire la direttiva UE in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare. L’Italia era, infatti, fino a pochi giorni fa, uno dei 12 Stati membri dell’Ue che ancora non avevano recepito la direttiva, eppure a fine aprile il Senato aveva approvato il recepimento di queste direttive e mancava solo l’approvazione da parte del consiglio dei ministri per rendere operativa la Legge nazionale contro le pratiche commerciali sleali. A novembre la prima valutazione da parte della Commissione

                      Dalla Redazione

                      pratiche commerciali

                      L’Italia avrebbe dovuto recepire entro il primo maggio le nuove regole che vietano sedici pratiche commerciali sleali utilizzate dai grandi acquirenti – GDO in particolare – nella filiera della catena alimentare: per questo l’Unione Europea ha inviato pochi giorni fa una lettera di costituzione in mora per avvisare della procedura d’infrazione l’Italia e altri 12 Stati membri (tra cui Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Francia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna) per non averle recepite nei tempi. Due giorni dopo aver ricevuto la lettera da Bruxelles, l’Italia ha approvato il decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue 2019/633 in consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, e con la collaborazione dei ministri degli Affari esteri, della Giustizia, dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico. Ora si attendono le discussioni in commissione parlamentare. 

                      Infatti, la legge aveva già avuto il via libera da parte di entrambi i rami del Parlamento ma mancava l’emanazione da parte del governo del decreto legislativo per rendere applicabile sul territorio nazionale la direttiva Ue 633/2019 contro le pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare. “Lo schema preliminare di legge che vieta le pratiche sleali dovrà essere sottoposto, nei prossimi tre mesi, al parere delle commissioni parlamentari per poi essere approvato, in via definitiva, entro la fine dell’anno dal consiglio dei ministri. Mi auguro che in questo lasso di tempo si potrà lavorare assieme per migliorare ulteriormente il testo, con l’obiettivo di rafforzare maggiormente la posizione contrattuale della parte più debole, fissando per legge dei criteri capaci di assicurare un prezzo equo al produttore agricolo”, fa sapere Stefano Patuanelli.  

                      Dall’altra parte Confagricoltura, che sottolinea come la strada è stata sì imboccata ma restano delle preoccupazioni. “Come può un quintale di angurie costare un euro, svilendo prodotti e lavoro degli agricoltori? Sono ancora possibili le vendite sottocosto di prodotti agricoli freschi e deperibili, ma esclusivamente – come prevede lo schema di decreto legislativo approvato il 30 luglio – solo nel caso di prodotto invenduto a rischio di deperibilità o per operazioni commerciali programmate e concordate in forma scritta con i fornitori. Siamo preoccupati – sottolinea il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – perché non sono state escluse dall’ambito di applicazione del decreto legislativo, a differenza di quanto previsto sinora, le cessioni tra imprenditori agricoli. Alcuni comparti con cicli lunghi, con i tempi di pagamento così stretti avranno sicuramente difficoltà”.

                      “L’approvazione del decreto legislativo contro le pratiche sleali nel commercio alimentare rappresenta una svolta storica per combattere le speculazioni sul cibo dal campo alla tavola in una situazione in cui per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

                      Il decreto legislativo reca una serie di disposizioni per la disciplina delle relazioni commerciali e per il contrasto delle pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, definendo le pratiche commerciali vietate in quanto contrarie ai principi di buona fede e correttezza ed imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte, razionalizzando e rafforzando il quadro giuridico vigente nella direzione della maggiore tutela dei fornitori e degli operatori della filiera agricola e alimentare rispetto alle suddette pratiche.

                      Nello specifico si tratta di pratiche commerciali sleali che vanno dai ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti fino al rifiuto dei contratti scritti fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione. Ad essere colpito è anche il meccanismo delle aste al doppio ribasso che provoca forti distorsioni e speculazioni aggravando così i pesanti squilibri di filiera della ripartizione del valore.

                      A vigilare e sanzionare in caso di mancato rispetto delle norme sarà il ministero delle Politiche agricole, con il suo Ispettorato centrale repressione frodi (ICQRF), che viene designato “Autorità nazionale di contrasto, deputata a vigilare l’applicazione delle disposizioni che disciplinano le relazioni commerciali, i divieti stabiliti dalla direttiva e le relative sanzioni”. L’ICQRF sarà inoltre chiamato a “collaborare con le Autorità di contrasto degli Stati membri e con la Commissione europea, anche al fine della reciproca assistenza nelle indagini che presentano una dimensione transfrontaliera”.

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