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                      Prezzi dell’ortofrutta in aumento. Si registra un +30% su base annua

                      L’analisi prodotta da Ismea lascia un quadro piuttosto chiaro su quello che è stato l’andamento dell’agroalimentare nel 2023. Avversità climatiche e un contesto economico mondiale non favorevole hanno contribuito all’aumento dei costi di produzione, incrementando di conseguenza i prezzi dei prodotti all’origine

                      Di Matteo Sambugaro

                      Se nel 2023 l’economia mondiale ha dimostrato comunque una buona tenuta, per il rallentamento dell’inflazione nel corso dell’anno e per il ridimensionamento delle quotazioni delle materie prime energetiche e alimentari, d’altro canto pervengono e rimangono aperti alcuni punti di domanda. Negli ultimi mesi dello scorso anno, lo scoppio delle tensioni in Medio-Oriente e la prosecuzione del conflitto in Ucraina, hanno aggravato lo scenario internazionale di ulteriori incertezze. Difficile, quindi, prevedere l’evoluzione dei mercati delle commodity.

                      Secondo i dati prodotti da Ismea, il 2023 del settore agricolo si chiude in maniera poco esaltante: si registra un calo sia della produzione agricola nazionale in volume, sia del valore aggiunto. Infatti, se da una parte gli agricoltori hanno beneficiato di una certa flessione dei costi di produzione, dall’altra parte i risultati dell’annata sono stati penalizzati da condizioni climatiche avverse e da eventi alluvionali estremi che hanno fortemente danneggiato le produzioni di areali di grande importanza per il settore. 

                      Sul fronte economico, indubbiamente, la crescita dei costi di produzione si attenua nel 2023 rispetto a quanto accaduto nel 2022, ma i valori delle quotazioni medie dei prezzi dei mezzi correnti si collocano comunque al di sopra del 32% rispetto al livello pre-Covid.

                      Nel 2023 i prezzi dei prodotti agricoli hanno raggiunto valori record, con l’indice Ismea arrivato al livello più alto di sempre. La produzione dell’industria alimentare nel 2023, secondo l’indice elaborato dall’Istat, perde l’1,6% rispetto al livello del 2022, una riduzione di poco inferiore rispetto a quella che ha interessato il manifatturiero nel complesso (-2,2%).

                      Nel quarto trimestre 2023, i prezzi all’origine dei prodotti ortofrutticoli sono aumentati del 30% su base annua essenzialmente a causa della riduzione dell’offerta nazionale ed europea. Il tasso annuo di rivalutazione dei prezzi è simile per i due macro aggregati: +33% per frutta e agrumi e +27% per ortaggi e patate. Tra i prodotti che registrano i principali rincari ci sono: uve da tavola (+156%), carote (+98%), pere (+70%), kiwi (+62%), patate (+54%), mele (+28%), insalate (+31%), zucchine (+21%), clementine (+16%) e arance (+7%). Di contro, lievi riduzioni di prezzo sono state segnate da peperoni e pomodori (-2%).

                      Per quanto concerne gli scambi con l’estero, nei primi dieci mesi del 2023 si registra il miglioramento su base annua del saldo della bilancia commerciale ortofrutticola che è cresciuto da 2.017 a 2.405 milioni di euro (+19%) soprattutto grazie all’aumento del prezzo medio all’export che ha permesso di incrementare gli introiti nonostante la stagnazione delle quantità spedite (-1%). Sul fronte delle importazioni, è aumentata sia la spesa (+9%) sia i quantitativi importati (+8%).

                      Per quanto riguarda, infine, le vendite al dettaglio sul mercato domestico, nel quarto trimestre 2023, la spesa delle famiglie per gli ortofrutticoli ha registrato un aumento del 7% su base annua, a causa esclusivamente del rincaro dei prezzi medi (+7,8%). Gli incrementi di prezzo su base tendenziale hanno interessato tutte le categorie e in particolare: patate (+22%), frutta fresca (10%), ortaggi freschi (8,4%), agrumi (6,8%) e conserve (+4,8%).

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