Di Valentina Bonazza
La maggior parte dei 3.000 consumatori intervistati nel sondaggio di Asda afferma di essere attento al tema della sostenibilità, ma spesso non è in grado o non è disposto a pagare di più per alternative più “green”. Asda ha condotto il sondaggio poco prima della conferenza COP 26 che si è tenuta a Glasgow per capire quali cambiamenti nello stile di vita sono disposti a fare i clienti per ridurre la loro impronta di carbonio e, infine, aiutare il Regno Unito a raggiungere l’obiettivo carbon neutral entro il 2050.
I clienti intervistati affermano che per ridurre la loro impronta di carbonio sono disposti a impegnarsi sempre più nella raccolta differenziata (89%), a spegnere le luci o i dispositivi quando non li usano (84%) e a guidare meno (52%). Infatti, il 55% degli intervistati dichiara che sarebbe disposta a cambiare significativamente il proprio stile di vita per ridurre la propria impronta di carbonio, ma il grande ostacolo che impedisce loro di aggiungere alternative sostenibili al loro carrello della spesa è il prezzo. Infatti, alla domanda su cosa li aiuterebbe a fare acquisti più sostenibili, il 76% dei consumatori suggerisce prezzi più bassi, il 56% propone una maggiore scelta, mentre il 45% fa sapere che sarebbero utili dei loghi che dicano loro cosa è sostenibile.
Per sottolineare l’importanza di rendere accessibili le opzioni sostenibili, il 50% dei consumatori afferma che non sarebbe disposto a pagare un prezzo “maggiorato” per articoli quotidiani più ecologici come il latte e il pane. In questa direzione Asda si era già mossa lo scorso ottobre lanciando “Greener at Asda Price Promise”: una rosa di prodotti venduti sfusi o non incartati che hanno lo stesso prezzo, o prezzo minore, delle alternative confezionate.
“La nostra indagine mostra che i consumatori si preoccupano della sostenibilità, ma molti non possono permettersi di acquistare prodotti più ecologici quando fanno la spesa. Crediamo – afferma Susan Thomas, direttore senior della sostenibilità commerciale di Asda – che nessuno dovrebbe essere escluso dal fare scelte sostenibili. L’onere è sui supermercati, i dettaglianti e l’industria nel suo complesso che devono collaborare per rendere i prodotti green più accessibili. Anche i consumatori possono fare la loro parte continuando a fare scelte sostenibili, dato che gli investimenti aumenteranno in linea con la domanda di questi prodotti”. Resta il fatto che i prezzi bassi talvolta poco si conciliano con la qualità e la sostenibilità nella produzione, quindi bisogna forse stare attenti al fatto che prodotti “etichettati” come green e venduti a prezzi molto bassi rischiano di incentivare un ecologismo di facciata, il così detto “greenwashing”, più legato al marketing e alla promozione che alla sostanza del prodotto.
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