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                      Progetto P.E.R.A., potenziale oltre 400 mila tons. Granata: «Occasione unica»

                      Granata P.E.R.A

                      Luca Granata durante l'incontro del 19 aprile

                      Entro le prossime settimane il progetto P.E.R.A., acronimo di Pericoltori Emiliano Romagnoli Aggregati, promosso dal gruppo APO Conerpo ma aperto a tutte le realtà italiane che hanno a che fare con la produzione, la lavorazione e la commercializzazione di pere, dovrebbe capire su che basi partire per la campagna 2015/16. Granata: “Ho tre anni davanti e credo possa essere la più bella avventura della mia vita”

                       

                      di Eugenio Felice (articolo completo su Fm, edizione di aprile 2015)

                       

                      P.E.R.A. Granata e Drei

                      Luca Granata, progetto P.E.R.A., e Raffaele Drei, presidente di Agrintesa (Copyright: Fm)

                      “Il progetto P.E.R.A. è la più bella opportunità di crescita del settore agroalimentare italiano. Il suo successo è unicamente nelle mani dei pericoltori, che sono chiamati a fare una scelta, quella di aggregarsi, così da non essere più concorrenti ma alleati e dare un futuro più sicuro alla loro attività”. Così Luca Granata, direttore di Melinda fino a poche settimane fa e ora chiamato a dare corpo al progetto P.E.R.A., acronimo di Pericoltori Emiliano Romagnoli Aggregati. In realtà le ambizioni vanno anche fuori dalla regione, verso le produzioni del Veneto e della Lombardia. Ma poco importa: il cuore della pericoltura italiana si trova proprio in Emilia-Romagna, che da sola produce il 65 per cento della produzione italiana.

                       

                      Dalle mele alle pere. Granata lascia Melinda e va in Emilia-Romagna

                       

                      P.E.R.A. aziende revIl gruppo APO Conerpo è il promotore del progetto e da solo riesce a esprimere, in particolare con Fruit Modena Group, Agrintesa e Patfrut, un output di pere pari a 180 mila tonnellate, vale a dire il 25 per cento della produzione italiana, che si attesta a 700 mila tonnellate. La base di partenza, dunque, è già ottima. Ma il progetto ha ben altre ambizioni. “In queste settimane stiamo dialogando con tutte le più importanti realtà italiane che si occupano di pere affinché entrino a far parte del progetto”, ha spiegato Granata durante la festa dei soci Agrintesa lo scorso 19 aprile. Nella tabella a fianco l’elenco delle aziende con cui il dialogo è in corso ma che non hanno ancora aderito, che da sole controllano una produzione di circa 400 mila tonnellate. Anche i sindacati dei produttori, come Coldiretti e Agrinsieme, stanno lavorando in questi giorni alacremente per spingere a sposare il progetto il mondo produttivo “disaggregato”, che rappresenta ancora circa il 40 per cento della produzione nazionale.

                       

                      “Nel progetto – ha continuato Granata, che sopra la giacca indossava un piumino di Agrintesa – rientrano tutte quante le pere, non solo la Abate Fétel, anche quelle da destinare all’industria di trasformazione. L’obiettivo finale è creare un unico polo nazionale per le pere con un’unica divisione commerciale, capace di fare economie di scala, ricerca varietale, campagne di comunicazioni efficaci, condizionare il mercato anche in termini di prezzo, sviluppare i mercati esteri in modo organizzato e dare, in definitiva, un maggiore reddito ai pericoltori e un futuro più sicuro alla loro attività”.

                       

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