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                      Salvi (Fruitimprese): «Siamo il primo comparto per valore dell’export italiano»

                      Salvi_Marco
                      Nel 2015 la bilancia commerciale del comparto è scesa a 715 milioni di euro: è cresciuto l’export (+10,9%) ma ancora di più l’import (18,6%). Per Marco Salvi, presidente Fruitimprese: “Il dato è particolarmente positivo considerando lo scenario internazionale difficile, tra embargo russo, instabilità socio-politica in Nord Africa e Medio Oriente e incertezza economica in Asia”. Nel corso dell’assemblea di Roma si è parlato anche del nodo dei costi di produzione e della necessità di fare chiarezza sulla formazione dei prezzi dal campo al consumatore

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      FruitimpreseLe aziende italiane, sulla base dei dati Istat su consuntivo 2015, hanno esportato nel complesso oltre 4 milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli per un controvalore superiore a 4,54 miliardi di euro: 2,58 di frutta fresca e 1,23 di ortaggi e legumi ed il rimanente di agrumi, frutta secca e tropicale, con un incremento del 10,9 per cento rispetto al 2014 e un incremento in volumi del 3,4 per cento. Le importazioni sono aumentate sfiorando 3,5 milioni di tonnellate, con un incremento del 18,6 per cento determinando una caduta del saldo attivo commerciale del 17,8 per cento che si attesta a poco più di 715 milioni di euro. Questi i numeri dai quali Marco Salvi, presidente di Fruitimprese – l’associazione nazionale delle imprese di produzione, commercializzazione, esportazione ed importazione dei prodotti ortofrutticoli – ha analizzato il mercato italiano dell’ortofrutta durante il convegno “Quali politiche per un futuro sostenibile della filiera ortofrutticola” tenutosi a Roma il 14 aprile.

                       

                      “Il dato relativo all’export – spiega Marco Salvi – è particolarmente positivo se si considerano alcuni fattori che hanno condizionato negativamente lo scenario internazionale, come l’embargo russo, l’instabilità nella regioni del nord Africa e Medio Oriente e l’incertezza economica in Cina e in Estremo Oriente. Le imprese del settore, in particolare le associate a Fruitimprese, hanno dimostrato vivacità e competitività portando valore aggiunto all’intero sistema nazionale, sapendosi adeguare. In particolare l’aumento delle esportazioni ha consentito di riportare valore sui territori alle aziende di produzione e mantenere i livelli di occupazione e inoltre ha contribuito in maniera determinante al tasso di crescita dell’economia del Paese. I risultati raggiunti testimoniano l’impegno e il buon lavoro realizzati; i nostri soci sono pienamente consapevoli del ruolo fondamentale che ricoprono nel garantire il mantenimento e l’ulteriore sviluppo dell’internazionalizzazione del settore ortofrutticolo che, unendo il fresco e trasformato, rappresenta il primo comparto per valore dell’export italiano”.

                       

                      “Le nostra aziende devono affrontare i mercati in modo nuovo e, aggregate e organizzate, devono mantenere un ruolo centrale quali attori principali del processo di potenziamento dell’attività di internazionalizzazione”, continua Salvi. “Tuttavia è prioritario poter contare sull’attività di accompagnamento delle istituzioni, in particolar modo nei momenti di apertura di nuove relazioni internazionali e di sostegno alla promozione del “sistema Paese” nelle vetrine internazionali. Noi crediamo esista un grande spazio per lo sviluppo dell’export delle nostre produzioni e ci proponiamo come rappresentanti di un nuovo sistema vincente capace di raccogliere e vincere le sfide imposte dalla globalizzazione. Ribadiamo quindi con forza la revisione dell’attività della cabina di regia per l’export, affinché veda al suo interno la presenza diretta delle imprese esportatrici abituate a confrontarsi giornalmente con il mercato. Ribadiamo inoltre la necessità ormai non più rinviabile di un’unica regia della gestione comunitaria degli accordi bilaterali per l’export nei paesi terzi”.

                       

                      Durante l’assemblea Fruitimprese è stato toccato uno dei veri punti deboli del comparto: il costo del lavoro. “Occorre un confronto serio e deciso sui costi di produzione e sulla dinamica di formazione dei prezzi dal campo al consumatore”, ha sottolineato Salvi. “La filiera ortofrutticola italiana, ormai da troppi anni, sconta una pressione sui prezzi e una lievitazione dei costi di produzione che la mettono fuori mercato, nei confronti degli altri Paesi produttori dell’Unione Europea oltre che dei Paesi produttori “emergenti”. In queste condizioni si creano, inevitabilmente, spazi per l’illegalità e distorsioni sull’attività di un intero comparto fondamentale per l’economia del nostro Paese. Siamo convinti che lo strumento della “Rete del Lavoro Agricolo di qualità” introdotto dal decreto 91/2014, possa essere l’inizio di un nuovo percorso che porti a tutelare il lavoro e l’imprenditorialità della grande maggioranza delle imprese agricole”.

                       

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