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                      Siccità, gennaio 2022 tra i meno piovosi della storia. Agricoltura in tilt

                      Natura in tilt per le temperature anomale di un inverno mite e senza pioggia che facendo fiorire prati e alberi fuori stagione e seccando laghi e fiumi, con crescente allarme per le coltivazioni, soprattutto al Nord dove non piove da due mesi, sottolinea Coldiretti. Con circa 5 miliardi di metri cubi di pioggia in meno del quantitativo medio del periodo, il mese di gennaio è stato uno dei meno piovosi mai registrati in Italia. A mettere in allarme gli agricoltori sono anche le escursioni termiche, con sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte che provocano choc termici alle piante

                      Dalla Redazione

                      Il mese di gennaio appena trascorso è stato uno dei meno piovosi mai registrati in Italia: sono arrivate meno della metà delle precipitazioni tipiche del periodo e mancano circa 5 miliardi di metri cubi di acqua. In generale è dall’inizio dell’inverno che arriva meno pioggia del normale, e ormai la siccità, che ha colpito duro soprattutto nelle ultime settimane, inizia a fare davvero paura agli agricoltori. In particolare sofferenza sono soprattutto il Nord-Ovest e la Sardegna, che hanno visto arrivare rispettivamente il 76 e il 72 per cento in meno delle precipitazioni tipiche di gennaio. Seguono la Sicilia (-57 per cento), il Centro e il Sud (-51 per cento) e il Nord-Est (-39%), si legge su Icona Clima https://www.iconaclima.it/italia/clima/siccita-gennaio-tra-i-meno-piovosi-della-storia-fiumi-in-secca-i-dati/, che riporta un’analisi del meteorologo Simone Abelli.

                      Anche il livello dei laghi e la portata dei fiumi sono eccezionalmente bassi per il periodo, e in alcuni casi stiamo osservando situazioni di secca che normalmente si vedono solo in piena estate.
                      È il caso del Po, dove il livello idrometrico al Ponte della Becca è sceso a -3 metri, più basso che a Ferragosto, ma in crescente difficoltà sono anche i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 15% dell’Iseo al 18% di quello di Como fino al 24% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti.

                      La natura è in tilt per le temperature anomale di questo inverno mite e senza pioggia, che oltre a seccare laghi e fiumi con crescente allarme per le coltivazioni, soprattutto al Nord dove non piove da due mesi, sta facendo anche fiorire prati e alberi fuori stagione. “Da nord a sud sbocciano le gemme sugli alberi e fioriscono le primule nei prati, come i mandorli e le mimose, mentre nella pianura padana le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità – sottolinea la Coldiretti -. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali. Dall’altra parte nelle prossime due settimane partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche”.

                      “Purtroppo gli inverni avari d’acqua non sono una novità per il nostro territorio – osserva Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – e le conseguenze si fanno sentire nelle nostre coltivazioni. Entro marzo parte la campagna bieticola e se non pioverà le piante non germineranno. Per vivai e orti a pieno campo gli operatori agricoli prevedono interventi irrigui di soccorso già in questti giorni, almeno per cercare di limitare le perdite e correre ai ripari. C’è preoccupazione anche per il grano già seminato, che però senza acqua fatica a crescere. Oltre alla mancanza d’acqua preoccupa anche il progressivo innalzamento delle temperature, specie di giorno”.

                      A mettere in allarme gli agricoltori sono le escursioni termiche, con sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte che provocano choc termici alle piante. L’andamento climatico anomalo ha infatti l’effetto di ingannare le coltivazioni favorendo un “risveglio” anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili a un eventuale prossimo ritorno del gelo, con danni incalcolabili, a partire dagli alberi da frutto. “Un brusco abbassamento della colonnina di mercurio al di sotto dello zero – continua la Coldiretti – provocherà inevitabile una moria di gemme con i raccolti compromessi”.

                      Nel nostro Paese ci troviamo di fronte, in questo momento, alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità e alluvioni ed il rapido passaggio dal freddo al caldo che ha fatto perdere, secondo la Coldiretti, oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

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