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                      Siccità: ridotti del 20% i prelievi d’acqua dal Po per l’agricoltura

                      Dal Nord al Sud Italia una “democratica” siccità sta mietendo le prime vittime nei campi. In Piemonte si riscontrano già danni e problemi sul nocciolo mentre in Lombardia si prevedono raccolti inferiori dal 30 al 50% per grano, mais, ma anche frutta e verdura, melone e anguria in testa. IL Po, che da’ da bere alla Pianura Padana, che da sola vanta il 30% della produzione agricola nazionale, è ora in allerta rossa con una portata ai minimi storici e una risalita del cuneo salino che va a intaccare l’acqua potabile. Una crisi idrica profonda, che deve fare i conti con il riscaldamento climatico, ma anche con una gestione dell’acqua non sempre così efficiente. E mentre le regioni richiedono lo stato di crisi e i comuni annunciano le prime restrizioni sull’uso d’acqua domestica, il Governo si riunisce per lavorare a un “piano acqua” in raccordo con le regioni in grado di soddisfare le necessità agricole, idroelettriche e anche naturali del nostro fragile ecosistema

                      Dalla Redazione

                      siccità

                      Po in secca – da il Fatto Quotidiano

                      In attesa che si riunisca il Governo per decidere le misure e le strategie da adottare per far fronte all’allarme rosso siccità, alcune regioni, soprattutto del Nord Italia, hanno chiesto nei giorni scorsi lo stato d’emergenza. In effetti è da mesi che si parla di siccità: è stato uno degli inverni con meno precipitazioni da decenni, con regioni che per quasi 110 giorni non hanno visto la pioggia, a questo si è aggiunta la scarsità di neve che è caduta sui monti. Nel corso dei mesi quindi i livelli d’acqua nelle falde si sono abbassati, i fiumi – senza pioggia e senza neve che si scioglie – si abbassano di livello e di conseguenza anche i laghi. Ora la situazione è critica con livelli così bassi che solitamente si registrano a Ferragosto: momento in cui le riserve idriche sono ai minimi, ma ormai l’estate è agli sgoccioli e arrivano da li a poco le piogge di fine estate e quelle autunnali.

                      La prima regione a chiedere settimane fa lo stato d’emergenza è stata il Veneto, dove alcuni comuni hanno imposto il razionamento e a vietare sprechi (vietato riempire le piscine o lavare le auto a casa): una richiesta però al tempo dal Governo. La situazione però è precipitata nel giro di poco tempo, complici anche le temperature elevate, tanto che anche Piemonte e Lombardia si sono uniti al coro.

                      “Una situazione drammatica più di quel che può sembrare” ha dichiarato il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. A sottolineare la gravità del momento si aggiunge anche l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi: “Non c’è quasi più acqua. D’accordo con Enel, A2A e Edison, dagli invasi idroelettrici alpini verranno rilasciati a valle per le necessità dell’agricoltura 5 milioni di metri cubi nei prossimi 10 giorni. Poi è finita“, ha dichiarato.

                      In Piemonte l’allerta sull’approvvigionamento dell’acqua potabile riguarda 145 comuni – soprattutto nel Novarese e nell’Ossolano – e dove il livello del lago Maggiore è sceso di un metro negli ultimi 3 giorni. Nella regione c’è un calo del 30% sulla produzione dei cereali. Si riscontrano già danni e problemi sul nocciolo con perdita dei frutti mentre nei vigneti – sottolinea Coldiretti – si vede il mancato germogliamento per molte piante con la produzione di acini sotto la media e molto radi. Per quanto riguarda il riso sono stati seminati circa 10 mila ettari in meno quindi 210 mila rispetto ai 220 mila dello scorso anno, molte aziende hanno optato per la semina in asciutta. Di conseguenza il Piemonte ha chiesto aiuto alla Val d’Aosta che però non se la passa meglio, ma ha visto poche ore fa il via libera dalle dighe, facendo guadagnare all’agricoltura piemontese due settimane di acqua.

                      Problemi si profilano anche nella Bergamasca con 25 comuni che rischiano il razionamento dell’acqua potabile e nell’Appennino parmense. Mentre per ora il Lago di Garda resiste al 60% della sua capienza, anche se in calo. Nel Lazio il presidente della regione Nicola Zingaretti definisce “grave” la situazione della provincia di Roma, annunciando lo stesso provvedimento per mercoledì: consentirà di adottare le prime misure e inviterà i sindaci a far contenere il consumo dell’acqua.

                      In Liguria alcuni comuni a causa della siccità hanno iniziato con il razionamento di acqua potabile mentre la Coldiretti segnala danni al foraggio per gli animali ma anche danni a uliveti e al basilico per il classico pesto alla genovese. In Sicilia, la Piana di Catania deve fare i conti con un sistema irriguo fatiscente, ma persino chi ha sistemi di irrigazione moderni – sottolinea sempre coldiretti – non sa più come bagnare gli agrumi con un conseguente stress idrico a causa delle alte temperature.  Allo stesso modo i fichidindia, i seminativi e gli ortaggi, sono a secco e gli agricoltori, laddove è possibile, devono provvedere alle irrigazioni di soccorso con costi aggiuntivi.

                      Attenzione massima è però per l’area del Po: la riunione dell’Autorità di Bacino del Po (diventata ormai periodica) per coinvolgere nelle decisioni Regioni, mondo agricolo, autorità di bonifica, aziende elettriche e multiutility che si occupano di far arrivare l’acqua nelle case, ha portato a un compromesso: non sospendere l’irrigazione delle campagne, ma ridurre i prelievi del 20%. C’è infatti un groviglio di problemi economici e ambientali che si accavallano e complicano a vicenda: la portata del Po è ai minimi storici da che si ha memoria, visibile a occhio nudo e confermata dalle misurazioni della portata: a Pontelagoscuro, nei pressi di Ferrara, il Po è arrivato a 180 metri cubi al secondo, come un fiumiciattolo. 

                      Tutto ciò non fa altro che acuire anche la temuta risaluta del cuneo salino: meno acqua c’è nella parte finale del fiume, più il mare si fa aggressivo e risale rendendo di fatto inutilizzabile l’acqua del fiume per l’irrigazione perché è salata, ma creando anche molti altri problemi per l’ecosistema. Nell’ultimo periodo è arrivato a 21 km dalla foce e potrebbe avanzare ulteriormente. Ad Occhiobello in provincia di Rovigo (Veneto), ad esempio, non si può attingere all’acqua del Po perché ormai è salata. Per ora l”irrigazione continua grazie al prelievo dai laghi del nord, ma per mitigare per lo meno la situazione servirebbero le piogge, che non arrivano però, e una gestione dell’acqua più efficiente con infrastrutture, invasi e una gestione con meno dispersione: tutti elementi molto importanti ma poco realistici da attuare in tempi così brevi.

                      I rischi per l’agricoltura italiana sono lampanti visto che nella Pianura Padana si concentra il 30% della produzione agricola nazionale: l’ultimo monitoraggio della Coldiretti sulla situazione del fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) restituisce un quadro preoccupante. “Il livello del Po – emerge da Coldiretti – è a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico più basso di Ferragosto di un anno fa, con la siccità che colpisce i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le coltivazioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina”. Confagricoltura stima in due miliardi i danni per le campagne con un raccolto dal 30 al 50% inferiore di mais. In difficoltà anche l’ortofrutta, dalle angurie ai meloni.

                      Notizia di poche ore fa è che il Governo sta lavorando a un “piano acqua” in raccordo con le regioni. Ad annunciarlo è stata la ministra per il sud e la coesione territoriale Mara Carfagna, mentre il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani si è detto preoccupato per le conseguenze sull’idroelettrico. Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, ha definito invece “inevitabile” la dichiarazione di stato di crisi. “Presto dovremo valutare le conseguenze della calamità sull’agricoltura – ha fatto sapere Fontana – stiamo parlando con le associazioni categoria”.

                      In ogni caso, tutte le ricette individuate ad oggi contro la siccità sembrano soluzioni tampone o poco efficaci o di lunghissimo respiro: l’unica per alleviare in maniera immediata un po’ di sofferenza sarebbe la pioggia. Che però, stando alle previsioni, non è previsto che arrivi a breve. Anzi per i prossimi giorni proseguirà il caldo, che complica ulteriormente la situazione della siccità, oltre a far aumentare i consumi di energia, la cui produzione idroelettrica è, ovviamente, ai minimi termini se non in alcuni casi già ferma come nel Piacentino, dove Enel ha spento una centrale idroelettrica perché la portata del fiume Po è sotto di 8 metri.

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