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                      Studio UK: “Insalate in busta più a rischio Salmonella”. C’è da preoccuparsi?

                      L’ambiente umido dei sacchetti, insieme al nutrimento costituito dalle foglie di insalata, crea un terreno fertile per la moltiplicazione di batteri come la Salmonella, secondo quanto rilevato da uno studio della Leicester University. A scongiurare l’allarmismo, la replica di Aiipa IV Gamma, che sottolinea come dal 2015 siano in vigore per le aziende parametri ferrei da rispettare sulla sicurezza alimentare. L’industria italiana delle insalate pronte al consumo  – aggiungiamo noi – è la più avanzata d’Europa, forse del mondo. E le esperienze di laboratorio lo confermano. Elisa Roselli, Greit: “Noi non abbiamo mai riscontrato patogeni importanti come la Salmonella o l’Escherichia coli. Inoltre, per raggiungere livelli di contaminazione tali da causare una tossinfezione, il prodotto spesso deve essere già scaduto”

                       

                      Dalla Redazione

                       

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                      Solo fra lo 0 e il 3% dei prodotti di questo tipo risulta contaminato al punto da causare infezioni

                      Non è la prima volta che circolano allarmi nei confronti di verdure che hanno trasmesso infezioni: quest’anno in Regno Unito si sono verificati due decessi per un’infezione causata, presumibilmente, da foglie di insalata (leggi qui). Lo riporta in questi giorni il sito web di Repubblica in un articolo in cui viene citato uno studio condotto dalla Leicester University, secondo cui nell’insalata confezionata in buste di plastica, il rischio che si moltiplichino i batteri è ancora più alto rispetto alle insalate di prima gamma.

                       

                      La ricerca universitaria, coordinata dalla dottoressa Primrose Freestone e pubblicata su Applied and Environmental Microbiology, mostra che un’iniziale contaminazione di 100 batteri di Salmonella in foglie di insalata aumenta a 100 mila batteri dopo cinque giorni, quando l’insalata è conservata in una confezione di plastica. “Una dose più che sufficiente per provocare un’infezione”, osserva la dottoressa Freestone. I germi così creati sono talmente potenti, precisa la studiosa, che nemmeno lavare l’insalata è sufficiente a eliminarli.

                       

                      La ricerca, ad ogni modo, non suggerisce di evitare completamente le confezioni di insalata nei sacchetti di plastica. “Ma non tenetela troppo a lungo nel frigo, compratela con la data di scadenza più lontana e mangiatela se possibile lo stesso giorno dell’acquisto“, ha detto alla Bbc l’autrice dell’indagine. Un esperto del Food Research Institute di Wisconsin-Madison, il dottor Jeru Barak, – riporta sempre il sito web di Repubblica – precisa che soltanto fra lo zero e il tre per cento dei prodotti di questo tipo sono solitamente contaminati al punto da causare infezioni. E un altro esperto della materia, il dottor Kimon Karatzas dell’università di Reading, consiglia di comprare verdure fresche, non tagliate o chiuse in confezioni, e di lavarle anche quando sono state già lavate prima della vendita.

                       

                      Dal nostro punto di vista – ci permettiamo un commento – ci sembrano dichiarazioni tutte da verificare e che rischiano solo di allarmare inutilmente l’opinione pubblica, quando nei fatti abbiamo in Italia l’industria delle insalate pronte al consumo più avanzata d’Europa e probabilmente del mondo, con controlli ferrei sulla sicurezza alimentare, tanto che non risulta alcun decesso ad oggi correlato al consumo di insalate in busta.

                       

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                      Nella sua esperienza il laboratorio Greit non ha mai riscontrato patogeni come Salmonella ed E. coli

                      Dal 13 agosto 2015, poi, sono entrate in vigore sul territorio italiano le nuove regole in materia di produzione, confezionamento e commercializzazione della IV gamma, contenute nella Legge 77/2011, che detta una serie di parametri vincolanti sulla sicurezza alimentare e sulla qualità che devono essere rispettati nel ciclo produttivo e nella distribuzione dei prodotti. Lo sottolinea in una nota, Aiipa IV Gamma, Gruppo attivo all’interno dell’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari, per rappresentare le imprese che operano nel settore. In particolare, sottolineano i produttori di insalate in busta, “è scattato l’obbligo per tutti i produttori e per la distribuzione di garantire il rispetto della catena del freddo a una temperatura uniforme e costantemente inferiore agli 8° C lungo tutto il percorso, che va dalle linee di confezionamento ai banchi refrigerati dei punti vendita”.

                       

                      Sul piano igienico, inoltre, la qualità e la sicurezza degli ortofrutticoli di IV gamma vengono preservate attraverso lavaggio e asciugatura accurati. “Il lavaggio, – prosegue la nota – per il quale la normativa nazionale prevede almeno due vasche a ricambio continuo di acqua, avviene con acqua potabile e attraverso sistemi tecnologici avanzati che, a differenza del lavaggio domestico, garantiscono un prodotto sicuro e conforme a legge. È per questo motivo che il Ministero della Salute consente di commercializzare il prodotto come lavato e pronto al consumo”.

                       

                      “Il rispetto della catena del freddo è un punto critico nel processo di produzione, trasporto e conservazione dei vegetali di quarta gamma.- ci spiega Elisa Roselli, microbiologa del laboratorio Greit di Bologna – Spesso è lo stesso consumatore a non rispettare le modalità di conservazione consigliate dal produttore”. Quanto al lavaggio, la responsabile del reparto di microbiologia di Greit sottolinea che quello industriale avviene con peracidi e ozono e risulta pertanto più sicuro e coretto di quello casalingo, che solitamente avviene con sola acqua, come sottolinea un’indagine dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Tre Venezie. “Anche se – aggiunge – il miglior lavaggio sarebbe quello con derivati del cloro, pratica non utilizzata a livello industriale a causa dell’alterazione delle caratteristiche organolettiche del prodotto”.

                       

                      Quindi, le insalate in busta sono o non sono sicure dal punto di vista igienico? “Dalla nostra esperienza di laboratorio, le cariche batteriche dei prodotti di quarta gamma risultano sempre particolarmente elevate, questo per i motivi riportati dallo studio britannico (umidità nelle buste e disponibilità di nutrienti). – conclude Elisa Roselli – Ma non abbiamo mai riscontrato patogeni importanti come la Salmonella o l’Escherichia coli. Inoltre, affinché si possano raggiungere livelli di carica batterica talmente elevati da causare una tossinfezione, deve passare un numero di giorni spesso superiore alla data di scadenza del prodotto di quarta gamma. Per cui è importante, per evitare l’instaurarsi di condizioni patologiche, oltre che una sempre alta attenzione, da parte dei produttori al lavaggio, e alle corrette pratiche di igiene, anche l’atteggiamento del consumatore, che deve imparare a rispettare le condizioni di conservazione del prodotto e a non consumarlo oltre la data di scadenza indicata”.

                       

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