Dalla Redazione
Il leader della Lega Matteo Salvini presenta al governo la proposta del suo partito per “dare una boccata di ossigeno a famiglie e imprese”: di fatto un taglio dell’Iva che riduca le aliquote del 10% e del 22% e che azzeri le più basse, ovvero quelle sui prezzi di pane, latte, frutta e verdura.
Nel corso di una conferenza stampa nella Sala Nassyria del Senato Salvini ha motivato la proposta spiegando che si è sentito parlare di taglio dell’Iva durante gli Stati generali lo scorso giugno per rilanciare i consumi, ma poi non si hanno più avuto notizie, così, la proposta della Lega per far fronte alla crisi economica consiste proprio in un taglio dell’Iva “che sicuramente darebbe un impulso notevole alla ripresa dei consumi. Poi lo mettiamo sul tavolo del governo, sperando che almeno questa volta ci ascoltino”, chiosa Salvini.
Nello specifico, la proposta della Lega prevede di portare a zero le due aliquote ‘super-ridotte’ del 4% e del 5%”, per un costo stimato di 4 miliardi. Poi si punta a ridurre di due punti percentuali l’aliquota ridotta del 10%, per un costo di 7 miliardi, e quella del 22% per un costo stimato di 9 miliardi, come spiega Fanpage. “È un intervento – spiega Alberto Bagnai – chiesto da molte categorie e in linea con quanto fatto in altri Paesi europei. Anche l’Ue suggerisce di avere solo due aliquote”.
Il costo complessivo si aggira quindi sui 20 miliardi e “porterebbe a zero l’Iva su pane, latte, frutta e verdura e si darebbe una grande mano a settori in difficoltà – ha proseguito Salvini -. Speriamo che almeno in questo caso il Governo ci ascolti”. Salvini sostiene la proposta del suo partito sostenendo che a beneficiare di questo intervento sarebbero tutte le categorie. Primo obiettivo quindi la riduzione dell’Iva sui generi alimentari, “i cui prezzi stanno aumentando (+1,5%) con grave danno per le famiglie” sottolinea Salvini.
Secondo il segretario della Lega inoltre scenderebbe all’8% l’aliquota su carne, pesce, zucchero, caffè, ma anche bollette e alberghi. L’altro abbassamento, quello dal 22% al 20%, riguarderebbe “tutto quello che si compra in negozio, portando una boccata di ossigeno per tutto il settore commerciale”: si tratterebbe dell’aliquota sull’acquisto di abbigliamento, calzature e bevande.
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