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                      TEA, al via la sperimentazione in campo: opportunità e tempistiche degli “Ogm evoluti”

                      L’autorizzazione all’unanimità da parte dell’Italia dell’attuazione in campo in via sperimentale delle TEA – Tecnologie di evoluzione assistita, ad oggi consentita solo in vitro, è una svolta storica per l’agricoltura italiana: non solo per le opportunità che potranno dare al mondo agricolo ma anche perché è la prima volta che un atto formale e pubblico anziché limitare quelle che sono delle innovazioni genetiche, le promuove. Di fatto le TEA, a differenza degli OGM, inducono le mutazioni utilizzando geni che provengono dalla stessa specie: mutazioni indistinguibili e ottenute grazie all’editing genetico, identiche a quelle che si originano in natura. Favorevoli alla sperimentazione in campo delle TEA il CREA, che è già al lavoro, ma anche CIA, il CNR e altre voci del mondo agricolo e della GDO. Ora si attende l’entrata in gazzetta ufficiale

                      Dalla Redazione

                      L’emendamento al decreto Siccità volto ad avviare la sperimentazione in campo delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) è stato approvato all’unanimità – senza eccezioni o astensioni – nell’VIII e IX Commissione riunite del Senato martedì 30 maggio. Come dichiara a Wired Raffaele Nevi, vicecapogruppo vicario a Montecitorio e responsabile agricoltura di Forza Italia, si tratta della prima volta che un parlamento nazionale legifera esplicitamente in materia.

                      Il percorso nasce proprio da un’iniziativa del deputato Nevi con Luca De Carlo e Gian Marco Centinaio, con l’obiettivo di portare la ricerca agricola biotech fuori dai laboratori per offrire piante mutagenizzate capaci di resistere alle malattie e in prospettiva allo stress idrico, senza ricorrere agli Ogm.

                      La normativa europea già esisteva ed era stata recepita, ma in Italia era bloccata, sottolinea Luigi Cattivelli, direttore del centro di Genomica e Bioinformatica del CREA, il più grande centro di ricerca italiano nel settore agroalimentare. Così, dopo il passaggio in Aula in Senato, entro dieci giorni arriverà alla Camera, per entrare in vigore come legge dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: un passo in avanti che rende quindi operativa la sperimentazione delle Tea che era già potenzialmente applicabile, ma non era mai stata attuata in quanto mancavano quei passaggi attuativi in capo alle regioni come l’identificazione dei terreni  rendendo di fatto nullo il recepimento, sottolinea Luigi Cattivelli.

                      Un passo quindi che cambia la percezione dell’Italia in merito all’innovazione genetica e che può portare il Belpaese ad essere protagonista delle biotecnologie agricole, diventando il primo Paese in Europa ad avviare la sperimentazione in campo delle TEA. “È un segnale forte che diamo a Bruxelles per accelerare sulla proposta di regolamento in materia, altrimenti si corre il rischio di bloccare l’iter del provvedimento” fa sapere il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini.

                      Cosa sono le Tea? Quali le opportunità?

                      A differenza degli Ogm in cui il DNA delle piante ha subito una manipolazione in laboratorio con l’inserimento di geni di provenienza esogena, la tecnologia TEA, acronimo di “Tecniche di Evoluzione Assistita”, si può dire che induce le mutazioni utilizzando geni che provengono dalla stessa specie: mutazioni indistinguibili e ottenute grazie all’editing genetico, identiche a quelle che si originano in natura. Semplificando al massimo si può quindi dire che le TEA sono un’evoluzione degli OGM. “Si possono inserire nuovi caratteri, come la resistenza alle malattie, alla siccità, o renderle più produttive” fa sapere Luigi Cattivelli. 

                      Studi pionieristici nel campo hanno portato anche al premio Nobel per la Chimica nel 2020 le scienziate Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna. Le TEA tra l’altro sono già utilizzate in altre parti del mondo, come in Australia e Giappone, dove si possono trovare da qualche anno nei supermercati pomodori o broccoli frutto di tecniche di evoluzione assistita. 

                      Le opportunità derivanti dalle TEA sono molte, soprattutto in questo momento storico in cui l’agricoltura ha bisogno, da un lato, di accrescere non solo la quantità ma anche la qualità delle produzioni, il tutto assicurando un reddito adeguato agli agricoltori e, dall’altro, di accelerare sulla transizione verde, ridurre l’uso di pesticidi consapevoli di dover anche far fronte alla crisi climatica: solo nell’ultimo anno gli eventi estremi (siccità, gelate, alluvioni) sono raddoppiati, con un aumento di cinque volte delle perdite di raccolto di frutta e verdura e, ormai, i fattori climatici da soli spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo, come sottolinea anche Cia – agricoltori italiani.

                      Le “new breeding techniques” come in questo caso le TEA sono infatti in grado di migliorare il patrimonio genetico senza utilizzare specie estranee e di farlo in tempi sorprendentemente rapidi e non paragonabili a quelli necessari per gli incroci tradizionali. Da queste sono derivate e stanno derivando piante più resilienti al cambiamento climatico, capaci di sopravvivere con poca acqua, in climi estremi e terreni degradati e poco fertili, resistenti alle malattie e ai parassiti e con più elevate qualità nutrizionali ed organolettiche. Il tutto riducendo l’impatto ambientale dei pesticidi, insetticidi e fungicidi, che diventerebbero meno indispensabili, e un aiuto esterno agli organismi già oggi a rischio per le mutate condizioni climatiche, come sottolinea anche Roberto Defez, senior researcher all’Institute of Biosciences and BioResources del CNR. Al CREA, ad esempio, sono allo studio alcune varietà resistenti alle patologie, mentre per la siccità è più complesso – fa sapere Cattivelli intervistato da Wired – perché è un carattere molto difficile in quanto non c’è in gioco un solo gene”.

                      Resta il fatto che per quanto riguarda le TEA, prima di tre o quattro anni non vedremo sulle nostre tavole prodotti “migliorati” dalle tecniche di evoluzione assistite in quanto occorre come prima cosa redigere i protocolli per la messa in campo delle piante e poi avere sperimentazioni che convalidino i dati di laboratorio, fa sapere Roberto Defez.

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