L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Trasformare i deserti in terreni coltivabili? L’invenzione arriva dalla Cina

                      “Desert soilization”, ovvero convertire le aree più aride del mondo in terreni agricoli: oggi si può grazie a una speciale pasta a base di cellulosa vegetale che, se mescolata al terreno sabbioso come quello di un deserto, lo porta ad avere le stesse caratteristiche di un campo coltivabile, con rese del 50% superiori rispetto ai campi tradizionali coltivati nelle stesse zone. Si tratta di una sperimentazione condotta con successo dagli scienziati cinesi della Chongqing Jiatong University: il progetto è tra i quindici finalisti del Premio Earthshot 2022

                      Dalla Redazione

                       

                      desert soilization

                      Il professor Zhijian Yi sul campo di prova

                      Riso, mais, patate dolci, ma anche altri vegetali come ravanelli e colza che crescono rigogliosi… nel deserto? Oggi sembrerebbe possibile grazie a un’invenzione della Chongqing Jiatong University, che offre una prospettiva che potrebbe cambiare la vita ai paesi più remoti e aridi del mondo. Gli scienziati dello storico polo universitario cinese, coordinati dal professor Zhijian Yi, hanno infatti messo a punto una pasta a base di cellulosa vegetale che, se mescolata al terreno sabbioso come quello di un deserto, lo porta ad avere le stesse caratteristiche di un terreno coltivabile: un mix che aiuta il suolo a trattenere l’acqua, l’aria e i nutrienti, come riporta Repubblica.

                      “Desert soilization” viene definita questa pratica che consente trasformare le superfici desertiche in terreni coltivabili: il progetto è stato selezionato tra i quindici finalisti del Premio Earthshot, l’Oscar dell’ecologia con cui la famiglia reale inglese premia i cinque migliori progetti che aiutano a rigenerare il nostro Pianeta nei prossimi 10 anni.

                      Il terreno su cui è stata testata la desert soilization

                      La sperimentazione è partita sei anni fa su 2 mila metri quadrati del deserto di Ulan Buh a 1100 metri di quota nel nord della Cina. Il primo raccolto (di riso, mais, patate dolci, ravanelli e colza, appunto) ha avuto già esiti positivi, grazie al mix di sabbia trattata con lo speciale miscuglio di acqua e cellulosa che gli scienziati cinesi hanno nominato “sporcizia del deserto”, in quanto mano a mano che i raccolti crescono e le radici si decompongono la sabbia “sporca” diventa autosufficiente. Il risultato è stato inaspettato: le rese infatti sono state superiori del 50% rispetto ai campi tradizionali coltivati nella stessa zona.

                      La prima fase dello studio, spiega sempre repubblica, si è basata sull’analisi delle caratteristiche della sabbia e del suolo. Si è infatti scoperto che, nonostante la scarsità di piogge, c’erano riserve idriche sotterranee importanti. La seconda fase, più sperimentale, è andata avanti per anni con il contributo di ricercatori di varie discipline. L’obiettivo era fare sì che la sabbia avesse le caratteristiche di un terreno coltivabile “impastandola” con una cellulosa vegetale umida, non tossica, ecologica, economica e utilizzabile come additivo alimentare.

                      il prof. Zhijian Yi in laboratorio con il suo team

                      Con una piccola quantità (tra l’1% e il 5% del volume di sabbia trattata), unita all’acqua, si è poi visto che questa cellulosa può produrre un composto viscoso che può essere steso e mescolato col terreno direttamente da macchinari agricoli. Infine gli scienziati hanno notato che, nonostante l’erosione del vento e dell’acqua, l’area sabbiosa trattata, dopo il raccolto, non è tornata allo stato originale: a tre mesi dal primo raccolto sono comparsi anche formiche, lombrichi, millepiedi e larve di insetti.

                      “Il cambiamento climatico sta trasformando gran parte della terra della Terra in un deserto inospitale – dichiara il prof. Zhijian Yi -. Quando la terra fertile diventa sterile, gli agricoltori non possono coltivare, il che significa più fame, in particolare nelle parti più povere del mondo. La nostra soluzione trasforma le pianure aride in pascoli produttivi. Pensiamo di aver trovato una soluzione alla crescente insicurezza alimentare e siamo orgogliosi di questo riconoscimento da parte dell’Earthshot Prize”.

                      Copyright: Fruitbook Magazine