di Eugenio Felice (ampio articolo sulle tendenze nel mercato inglese su Fm, edizione di luglio)
Lo diciamo subito: non cambia quasi nulla se entrate da Lidl in Italia o nel Regno Unito: allestimenti basici e spartani, con ancora molti cartoni, e a differenza di quasi tutte le altre insegne il reparto ortofrutta che non è all’ingresso ma dopo gli articoli per la colazione e la panetteria. La differenza vera è quella con le altre insegne, perché l’aspetto e quindi l’esperinza di acquisto di Lidl non sono, in Italia, molto diversi rispetto a Esselunga, tutt’altro nel Regno Unito. Ce ne siamo accorti nel retail store tour che abbiamo fatto venerdì scorso, nell’ultimo giorno del London Produce. Nel giro di poche ore abbiamo visto sette insegne e il differenziale tra un Lidl e un Marks & Spencer o un Waitrose è enorme. E probabilmente è anche il motivo del crescente successo di Aldi e Lidl nel Regno Unito: non tutti possono permettersi di fare la spesa in una boutique.
A ben guardare però delle differenze tra i due Lidl le abbiamo trovate. Tre in particolare. I prezzi al chilo ben più alti rispetto all’Italia, con mele vendute sfuse a poco meno di 2 sterline al chilo, quindi quasi 3 euro al chilo. Poi la private label: da noi Vallericca c’è solo nelle insalate di quarta gamma, da loro Oaklands c’è in diversi prodotti di prima gamma, come le fragole della foto. Una confezione molto curata, cosa insolita dato il format, che non sfigurerebbe da Tesco. Infine la qualità dei prodotti: non abbiamo visto merce guasta, il personale era sempre ben presente per tenere “fresco” il reparto. Altro discorso in Italia, dove non più tardi dell’8 giugno abbiamo visto nel punto vendita di Corso Milano a Verona un cestino di fragole anonimo con ampia presenza di muffa e un sacco di mele della Val Venosta con un frutto quasi completamente marrone, per finire con delle pesche dall’aspetto fantastico ma più dure dei sassi.
Finiamo con un plauso a Lidl. In tutto il retail store tour siamo andati a caccia di prodotti made in Italy. Una cosa per niente facile nel Regno Unito, dove la private label arriva a punte del 95 per cento, come nel caso di Waitrose. Niente, solo da Lidl abbiamo visto dei prodotti italiani, cinque in particolare: kiwi della veronese Frutta C2, ciliegie della pugliese Di Palma, aglio della Cervati di Rovigo, per finire con mele Golden della VI.P e mele “Red Apples” della VOG. Presso le altre insegne neanche l’ombra. E ci viene un dubbio che è quasi una convinzione: non è che il prodotto italiano ha un’immagine talmente disastrata da essere considerato un prodotto da prezzo, adatto a un discount ma non all’altezza di una insegna “normale”? Da Waitrose le ciliegie erano le Golden Rainier di orgine Stati Uniti o Spagna, vendute in entrambi i casi a 25 sterline al chilo. Le confezioni apparivano del tutto identiche…
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