di Eugenio Felice
Sembra essere l’anno del vertical farming. Alla fiera EuroShop di Düsseldorf dello scorso marzo abbiamo visto diverse soluzioni per la produzione di micro greens in-door e in-store, come quella proposta da Cefla (leggi qui), e lo stesso è successo alle fiere TuttoFood / Seeds & Chips di Milano e Macfrut di Rimini nel mese di maggio. Di cosa stiamo parlando? Della produzione di vegetali e micro vegetali, insalate in particolare, in ambiente chiuso, diciamo lontano dalla luce del sole. Potrebbe sembrare una forzatura, una coltivazione artificiale e insapore, priva degli aromi del “territorio”, in realtà ha innumerevoli vantaggi, tra cui la totale assenza di prodotti chimici e la produzione nel luogo di consumo (hyperlocal).
Ma andiamo con ordine. Nel mondo esistono già, in particolare in Giappone e Nord America, dei magazzini per il vertical farming. Spesso è l’unico modo per produrre insalata dato che le condizioni climatiche non ne consentono una coltivazione tradizionale, in campo aperto o sotto serra: questo è il caso ad esempio di Ecobain Gardens in Canada (si veda il video sotto). La notizia è che ora anche l’Europa avrà il suo primo magazzino di vertical farming: è in fase di completamento in Olanda, nella cittadina di Dronten, un’ora di auto direzione est da Amsterdam. Si tratta di una struttura di 900 metri quadrati con 3.000 metri quadrati di superficie dedicata alla produzione idroponica (in acqua, niente terra) di lattuga “pesticide-free”.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra tre grandi realtà con diverse competenze. Staay Food Group è chi effettivamente ha deciso di fare l’investimento: si tratta di uno dei maggiori distributori olandesi di ortofrutta. Philips Lighting fornisce tutto il sistema di illuminazione a led, che permette un bassissimo consumo energetico, il controllo della crescita dei vegetali e anche della quantità di nutrienti contenuto al loro interno. Rijk Zwaan, tra le aziende sementiere leader nel mondo, anche lei olandese, fornisce le varietà di insalate e micro greens ottimali in termini di sapore e texture per la crescita in questi contesti. Sono tre anni che queste aziende stanno collaborando insieme ad alcune università nel progetto di vertical / in-door / city farming.
L’unità di Dronten entrerà in produzione entro l’anno – i lavori dovrebbero finire nel mese di luglio – e sarà in grado di produrre 300 mila chilogrammi di lattuga all’anno, vale a dire 300 tonnellate. Inoltre Staay Food Group ha già acquistato i terreni adiacenti alla struttura per il futuro sviluppo. I primi vegetali a uscire saranno il lollo biondo, il lollo rosso, la rucola e l’insalata riccia. Brevemente i maggiori benefici: produzione vicino al luogo di consumo, produzione stabile nella qualità e nella quantità (chi legge si ricorderà il vuoto di gennaio 2017), tempi più brevi rispetto al pieno campo o sotto serra, assenza totale di prodotti chimici, azzeramento del rischio di trovare corpi estranei (terra, insetti, rane, piccoli roditori, etc.), confezionamento direttamente nel luogo di produzione.
Chiudiamo con la parte forse più interessante di questo futuro imminente: sono le stesse catene distributive ad essere interessate al vertical farming, a questo vertical farming (mentre qualche dubbio rimane sulle soluzioni in-store). E se un’azienda come Staay Food Group ha deciso di fare questo investimento è perché è arrivata la richiesta da parte di “uno dei maggiori retailer europei”. Voci non ufficiali parlano di Aldi, che negli ultimi anni ha sviluppato progetti innovativi legati al tema della sostenibilità – allo stesso EuroShop di Düsseldorf ne abbiamo visto un esempio (leggi qui). Tutto da verificare, invece, l’aspetto dei costi – nei vari comunicati che abbiamo visto non se ne parla – ma oggi, così dicono, la salubrità dei prodotti viene prima del fattore “p”.
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