di Carlotta Benini
La quarta gamma? “Non ha più l’incidenza di qualche anno fa, noi abbiamo scelto di differenziarci personalizzandola con progetti legati al territorio e al recupero del suo patrimonio artistico e culturale”. E il biologico invece? “Personalmente non ci credo troppo, specie da quanto abbiamo un’offerta – a tratti esasperata – di prodotto industriale bio”. Ha le idee chiare, Giuliano Canella, su quali siano le tendenze che guidano il reparto ortofrutta all’interno della grande distribuzione. Privilegiare qualità e freschezza, ricercare la l’innovazione, valorizzare il territorio, investire su un’esposizione di forte impatto, saper andare contro tendenza: sono queste le strategie vincenti dei supermercati Alì-Aliper (gruppo Selex), insegna leader di Padova che ad oggi conta 107 punti vendita in tutte le province venete, fatta eccezione per Belluno, e tre negozi a Ferrara.
Il responsabile ortofrutta di Alì Spa ci ha raccontato in esclusiva che l’Emilia è un territorio in cui il gruppo intende investire: “Nei primi mesi dell’anno nuovo ci sarà la prima apertura a Bologna”, rivela. E ci ha spiegato come il reparto ortofrutta – quello che all’interno del supermercato ha la maggiore frequenza di acquisto – se gestito bene, possa influenzare in modo positivo le performance degli altri reparti freschissimi, “soprattutto se si creano anche delle operazioni di co-marketing a livello espositivo”.
Canella, come descriverebbe il reparto frutta e verdura di Alì?
È un reparto molto dinamico, dove la gestione degli spazi e l’esposizione di forte impatto si equilibra in modo ordinato con un vasto assortimento di prodotti di altissima qualità. Il tutto viene poi sorretto da un personale attento e sempre disponibile e da una comunicazione curata nei dettagli, per soddisfare al massimo le esigenze dei nostri clienti.
In cosa vi differenziate dai concorrenti?
Il nostro reparto ortofrutta si distingue principalmente per tre motivi: l’altissima qualità di frutta e verdura esposte, la profondità assortimentale di prodotti ad alto contenuto di servizio, e il ruolo di primo piano che diamo ai prodotti innovativi e che seguono i trend emergenti”.
Quali sono questi trend?
Zuppe fresche, piatti pronti, burger vegetali e beverage fresco sono la nuova frontiera di consumo. I prodotti innovativi vengono gestiti in spazi a tema e mirati, accompagnati da messaggi salutistici sia in forma cartacea che in forma più moderna, con ad esempio totem e schermi digitali.
Il consumatore cosa percepisce?
Il percepito del cliente per questo reparto è molto positivo e gratificante. I consumatori riconoscono che la frutta e la verdura acquistata nei nostri supermercati, essendo sempre fresca e di alta qualità, si mantiene salubre anche a casa, e può essere consumata anche dopo diversi giorni. Inoltre, per l’ottimo livello gustativo dei prodotti, il cliente è invogliato al riacquisto continuo.
Qual è oggi il giro di affari di Alì?
Abbiamo chiuso il 2016 con un fatturato record, di un miliardo e 37 mila euro.
Quanto incide l’ortofrutta sul fatturato?
Nel 2016 l’incidenza media si è chiusa al 13,70 %, con punti vendita di 2 mila metri quadri che hanno raggiunto il 16,50% e strutture da 800 metri con il 19,50 %.
E come sono le performance del reparto?
Decisamente positive. Nel 2016 abbiamo registrato un incremento del +7% a valore e del +6% a volume. E nei primi tre mesi del 2017 il trend è ancora più entusiasmante: si riscontra una crescita del 14%, un dato però aiutato dai rincari della materia prima dovuto alle condizioni climatiche avverse di inizio anno.
Quante referenze avete?
Circa 500, di cui 220 di frutta e 280 di verdura. Da questo conteggio si escludono la frutta secca, le piante e i fiori.
Come sta andando l’ortofrutta biologica?
Sinceramente, non credo molto nel biologico come stile di vita. Ma il mondo si sta orientando verso questo segmento in maniera importante, quindi dobbiamo assecondare la domanda. La cosa che mi lascia perplesso è l’offerta crescente di prodotto industriale. Dai succhi, alle barrette, ai prodotti da forno confezionati, ormai tutte le novità di questo settore nascono già come biologiche. Si sta cavalcando l’onda in maniera, forse, troppo esasperata, non vorrei che in questo modo finisse per venir meno il vero valore del prodotto bio.
E la quarta gamma?
È un segmento non dico saturo, ma che non cresce più come una volta in termini di fatturato e di incidenza. Noi abbiamo dato un vestito nuovo ad alcuni prodotti, creando un legame con il territorio. Mi riferisco al progetto Gli Orti per Padova o alla nuova linea My Venice: insalate pronte in busta, parte del cui ricavato serve a sostenere le ristrutturazioni di alcuni monumenti d’arte e di cultura delle città venete. Presto realizzeremo anche un progetto per Treviso.
Come vede il punto vendita del futuro?
La tecnologia ha il suo fascino, dà l’idea di un punto vendita più dinamico e moderno, ma non dobbiamo dimenticare che sono prossimità e comodità i principi che il cliente vuole trovare quando entra al supermercato, oltre alla qualità e ai prezzi bassi.
A proposito di comodità, avete mai pensato all’e-commerce?
“Ci stiamo lavorando, faremo a breve dei test per vedere se e come introdurre il servizio. Le vendite online sono parte di un sistema da cui ormai non possiamo prescindere, e possono portare un fatturato aggiuntivo. Ma se parliamo di alimentare, gli acquisti sono molto influenzati dall’impulso, e questo si ha solo quando il cliente entra nel punto vendita fisico e si trova di fronte al prodotto. Quindi va bene aprirsi a nuovi canali, ma non possiamo segmentarci troppo sull’e-commerce.
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