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                      Il food & grocery post-Covid-19? Kearney: “Essenziale, salutista e a km 0”

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                      Food & grocery post Coronavirus? La società di consulenza strategica Kearney ha analizzato i meccanismi che governeranno la distribuzione organizzata e la produzione di beni di largo consumo alimentare a seguito della pandemia. Cambiano le abitudini dei consumatori, cambia il sentiment e il potere d’acquisto, quest’ultimo sempre più ridotto. I nuovi asset? Focus sui beni essenziali, con meno spazio per l’innovazione e per il lancio di nuovi prodotti; ristrutturazione dei processi logistici (a partire dal delivery); spinta ulteriore sull’e-commerce; social distancing nei punti vendita fisici

                      Dalla Redazione

                      food & grocery CovidCome sta cambiando e come si evolverà il mondo del food & grocery dopo l’emergenza Coronavirus? A fare una fotografia di quelli che saranno – presumibilmente – i trend nei prossimi mesi è la società di consulenza strategica Kearney, che ha realizzato delle proiezioni nel breve-medio termine sull’impatto del Covid-19 sul settore alimentare italiano. Lo riporta Il Sole 24 Ore, in un servizio che parla, in sostanza, di una rivoluzione negli scenari di consumo. Nuovi meccanismi si affacciano nella distribuzione organizzata e nella produzione di beni di largo consumo alimentare, e di questi dovranno tenere conto tutti i player del settore che vorranno anticipare i nuovi trend e adottare quindi rapidamente le strategie più corrette. “Si stima – si legge nell’articolo – una crescita nel grocery del 5,5% per i canali fisici e del 96% per l’online tra febbraio e maggio 2020. E un netto peggioramento dopo maggio (presunto mese di riapertura almeno parziale delle attività) per il canale fisico, in flessione tra 1,5 e 3% (con un deciso spostamento su prodotti più basici e minore marginalità), mentre il canale online cresce tra il 75 e il 90% (raddoppiando la quota dal 2,3 al 4%)”.

                      Lo studio, basato su un modello di predizione degli impatti della pandemia sui diversi settori merceologici, delinea quelli che saranno gli asset del futuro prossimo: innanzitutto ci si troverà di fronte a una domanda focalizzata sui beni “essenziali”, a discapito dell’innovazione, che troverà meno spazio sugli scaffali, almeno nel breve termine. Saranno quindi avvantaggiate, secondo le proiezioni della società di consulenza, le marche e le insegne con un posizionamento di convenienza. Anche il lancio di nuovi prodotti – in particolare quelli ad alto valore aggiunto – subirà una frenata, perché i consumatori saranno più sensibili al prezzo.

                      Restano invece strategici e sempre più attuali valori come l’healthy food e il chilometro zero: i prodotti con un contenuto legato al benessere potranno così beneficiare di una maggiore attenzione da parte dei consumatori, ora più che mai orientati verso stili di consumo più sani, dato che malattie legate al regime alimentare sono considerate una concausa per i decessi da Covid19.

                      Cambiano sentiment e potere d’acquisto, nel nuovo universo del food & grocery delineato dagli analisti di Kearney. “Come in Cina le vendite al dettaglio sono scese del 20% nel primo trimestre 2020, con crescita solo in Gdo, anche in Italia si è registrato un +20% delle vendite grocery, ma molto concentrato sui beni primari (pasta, conserve, prodotto in scatola, igiene) a minore marginalità – riporta il Sole 24 Ore -. Nel frattempo, l’e-commerce food è esploso (+52% le transazioni dei supermercati tra 8-15 marzo), con una crescita del fresco (tradizionalmente bassissimo) e un nuovo segmento di consumatori che ha rotto la barriera all’ingresso”.

                      Lo scenario non è tuttavia roseo. I consumatori, infatti, a seguito della crisi economica in atto con la pandemia, avranno una capacità di spesa minore e saranno più cauti nei loro acquisti. Per fare un esempio, le vendite online degli alimentari gourmet, secondo i dati rilevati dallo studio, dopo un aumento delle transazioni (+20%) a inizio marzo, hanno infatti avuto in seguito un calo della stessa percentuale.

                      La supply chain, scrive il Sole 24 Ore, riportando i dati analizzati nello studio, sarà più resiliente, meno “cinese” e più locale. I retailer dovranno ripensare le strategie di pricing e le marche dovranno capire quali investimenti fare per rimanere rilevanti per i consumatori.

                      E poi c’è l’e-commerce, il gigante che già stava crescendo e che ora è guadagna ancora più terreno, anche se, sottolineano gli analisti, “con un paniere di prodotti basici a bassa marginalità”. Il mondo del retail dovrà tenere conto di tutto questo, pensando anche a strategie diversificate per la promozionalità (con spostamento sul digitale) e investendo sullo sviluppo e sull’accelerazione dei servizi per la spesa online.

                      E il punto vendita fisico? Continuerà ad esistere, anche se il numero dei negozi forse andrà rivisto, e dovrà essere ripensato e riorganizzato secondo le regole del social distancing. Infine, secondo le proiezioni degli analisti di Kearney, servirà un ripensamento delle catene di approvvigionamento: “per il mondo alimentare va costruito un portafoglio di fornitori più ampio per minimizzare rischi”. E tutto questo, si prevede, porterà a un aumento dei costi.

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