Dalla Redazione
Sale a cinque il numero di catene britanniche costrette dalla scorsa settimana a razionare la vendita di ortaggi, a causa della carenza di forniture di alcune verdure tradizionalmente importate in inverno nell’isola dal Nord Africa o dal Sud della Spagna, aree entrambe colpite da condizioni meteo estreme che hanno compromesso i raccolti e anche ritardato i trasporti.
Le prime due insegne che si sono trovate con gli scaffali dell’ortofrutta quasi vuoti sono state Asda e Morrisons (leggi qui), che il 22 febbraio scorso hanno annunciato la decisione di razionare le vendite di alcuni ortaggi come pomodori, peperoni, cetrioli, insalate e crucifere. La congiuntura negativa si è quindi ripercossa anche su Tesco – il top player della Gdo britannica – e su Aldi, che si sono allineate i giorni seguenti alle catene competitor limitando gli acquisti di peperoni, cetrioli e pomodori a tre confezioni a persona.
E mentre in Sainbury’s, Waitrose, Co-op e Marks&Spencer al momento sembrano non esserci ancora restrizioni – anche se molti utenti postano sui social le foto di scaffali vuoti – Lidl è la quinta catena nel regno Unito che decide di introdurre limiti alla vendita di alcuni prodotti ortofrutticoli a causa della carenza di prodotti freschi. Un portavoce di Lidl ha dichiarato alla BBC che “le condizioni meteorologiche avverse in Spagna e Marocco hanno influito sulla disponibilità di alcune insalate”. “Anche se abbiamo ancora una buona disponibilità nella maggior parte dei nostri negozi, a causa di un recente aumento della domanda, abbiamo preso la decisione di limitare temporaneamente l’acquisto di peperoni, pomodori e cetrioli a tre articoli a persona – dichiara Lidl Uk, come riporta la testata britannica -. Ciò contribuirà a garantire che tutti i nostri clienti abbiano accesso ai prodotti di cui hanno bisogno”.
L’allarme scaffali vuoti, sebbene circoscritto ad alcuni tipi di ortaggi e molto meno presente nei negozi al dettaglio e nei mercati, ha riproposto situazioni già verificatisi nel recente passato: se fino a poco tempo fa si parlava, almeno in parte, di una conseguenza delle barriere commerciali del dopo Brexit, ora a questa congiuntura negativa si aggiungono anche l’inflazione e i rincari energetici, che hanno portato molti agricoltori del Regno Unito a ridurre l’uso delle serre per le colture invernali.
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