L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Su Affari&Finanza ortofrutta italiana super star. Ma è proprio così?

                      “Ortofrutta anticrisi, la filiera si trasforma e scala l’Europa”. Affari&Finanza di Repubblica del 26 gennaio dedica tre pagine a quello che viene considerato il settore “tra i più innovativi, secondo per esportazione tra i prodotti alimentari solo al vino, grazie al passaggio da semplici commodity agricole a prodotti sofisticati, con i macchinari per la trasformazione che sono il gioiello hi-tech mondiale”. Una rappresentazione che non rispecchia la realtà

                       

                      di Eugenio Felice

                       

                      A&F26-01-15A parte che non sono macchine per la trasformazione: nel settore dell’ortofrutta fresca nulla si trasforma, per definizione. Poi ci sono aziende dei macchinari all’estero, come Greefa, Aweta e Maf Roda che poco hanno da invidiare alle uniche due aziende italiane di livello internazionale: Sorma e Unitec. Ma sorvolando sulla terminologia e sulla questione macchinari, quello descritto sulle pagine di Affari&Finanza è il quadro di un pittore che non ha colto il reale stato delle cose. “Frutta e verdura tengono testa alla crisi”, si legge. E ancora: “Nell’ultimo decennio l’ortofrutta italiana ha ripreso a rubare quote ai concorrenti sui mercati stranieri. Ma non dipende solo dal fatto che le mele o le patate del nostro Paese sono più buone”. Ma come? La Spagna ci ha quasi annichilito negli ultimi 10 anni con tutta la frutta estiva e molti ortaggi, esporta oltre 200 mila tonnellate di fragole in tutta Europa quando noi non arriviamo a 20 mila tonnellate. Le mele? Sì, ottime, ma se chiedete ai francesi vi diranno che le loro sono più buone e in Asia loro ci arrivano da più di 20 anni mentre le nostre là non si vedono proprio. Le patate? Non ne produciamo neanche da soddisfare il consumo interno, ne importiamo in quantità industriale da Francia e Olanda.

                       

                      “L’Italia è diventato il secondo produttore di ortofrutta nell’Ue dietro alla Spagna”, si legge. Ma come, una volta non eravamo i primi? Quindi abbiamo perso una posizione, siamo arretrati. L’articolo di apertura poi sposta l’attenzione sulla quarta gamma di verdura, prodotti pronti al consumo, già puliti e tagliati. “Oggi tocca alla frutta: nella grande distribuzione si trovano le vaschette con la forchettina in plastica integrata…”. Sì, forse in città come Milano. In quelle di provincia la quarta gamma di frutta è frequente come il quadrifoglio. Sulla frutta pronta al consumo, lavata e tagliata, l’Italia è ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi europei. Si citano poi Noberasco, che con la quarta gamma di frutta non ha nulla a che fare, e i suoi snack di sola frutta a cubetti, che con la frutta fresca o di quarta gamma non ci azzeccano proprio. Nella parte finale dell’articolo di apertura si torna invece a nodi reali, come l’embargo della Russia, la variabile maltempo e la riduzione dei consumi pro capite che in 10 anni sono scesi in Italia del 18 per cento.

                       

                      Molto buone invece le due pagine successive ma una ragione c’è: si fanno parlare gli operatori del settore, quindi le aziende di produzione, quelle di distribuzione, i grossisti e gli esperti di marketing. Solo l’articolo sui Mercati all’ingrosso ci fa ricordare che chi scrive giornalmente di tutti i settori economici rischia di sapere un po’ di tutto ma poco di tutto: si legge che “i mercati ortofrutticoli di prima generazione si stanno progressivamente spostando dai centri città a zone più esterne in corrispondenza di infrastrutture di collegamento”. Un processo che però è iniziato 15-20 anni fa e oggi è praticamente concluso. La didascalia della foto a corredo dell’articolo ci svela poi che “già oggi ci sono catene di supermercati dotate di proprie piattaforme logistiche”. Perché: ci sono ancora catene che  ne sono prive? A più riprese poi si cita la fiera che debutterà a Milano il prossimo maggio, Fruit Innovation, mentre nulla si dice di Macfrut o Fruit Gourmet Expo. Passano sette giorni, arriviamo al 2 febbraio e, vedendo un paginone pubblicitario della fiera milanese, capiamo anche il perché di tanto spazio al nostro settore. La sfida tra fiere si gioca anche sui quotidiani nazionali.

                       

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