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                      Addio Dino Abbascià, il re della frutta “che ha studiato al mercato”

                      abbascià
                      Così si definiva sempre l’imprenditore, che nella notte tra sabato e domenica dopo una lunga malattia è morto, a 73 anni. Arrivato dalla Puglia a metà degli anni Cinquanta fondò un impero nel settore dell’ortofrutta. Diversi gli incarichi istituzionali, tra i quali la presidenza della Fida, la Federazione nazionale del dettaglio alimentare di Confcommercio

                       

                       

                      abbasciàÈ morto nella notte tra sabato e domenica l’imprenditore Dino Abbascià, all’anagrafe Berardo: aveva 73 anni, ed era uno degli uomini di punta della Confcommercio. Era arrivato dalla Puglia a Milano alla metà degli anni Cinquanta, lavorando di giorno come garzone in un negozio di frutta di Lambrate, e vendendo gelati all’ex cinema Pacini la sera. A 18 anni, con i fratelli prese in affitto la licenza di fruttivendolo per due negozi, in via Montebello e in viale Coni Zugna. Fu l’inizio dell’avventura imprenditoriale. A 25 anni l’ingresso in Confcommercio, poi la Spa tra quattro fratelli, con decine di dipendenti, un magazzino all’ingrosso e un negozio in Porta Nuova. Nel tempo l’azienda si era specializzata nella fornitura a catering, hotel, ristoranti, mense e bar: in pochi anni la sua indole di imprenditore l’aveva portato a creare un piccolo impero della frutta e verdura.

                       

                      Col tempo erano arrivati anche gli incarichi di rappresentanza: era presidente del Sindacato milanese dettaglianti ortofrutticoli e di Ente Mutuo (l’Ente di assistenza sanitaria integrativa della Confcommercio milanese) , consigliere di Confcommercio Milano e membro della consulta del presidente di Confcommercio, mentre a livello nazionale presiedeva Fida, la Federazione nazionale del dettaglio alimentare di Confcommercio. Ma ad ogni incontro pubblico, si presentava come “il fruttivendolo che ha studiato il mercato”.

                       

                      “È una grave perdita per il commercio milanese e di tutta Italia”, ha spiegato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. “Ha rappresentato la storia di quella Milano capace di accogliere e coinvolgere un’imprenditorialità che si distingue per intraprendenza e nel sapersi costantemente innovare”. Sangalli ha ricordato in particolare che Abbascià può essere considerato colui che ha “scoperto” e diffuso la frutta esotica a Milano. Attivo nella solidarietà, ha fondato una scuola in Kenya.