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                      Agricola Moderna, da Cortilia e Carrefour le baby leaf da vertical farm!

                      Con Agricola Moderna il vertical farming a Milano entra nel vivo. È la prima città in Italia. Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti, due amici appassionati di cibo e di ricerca, hanno capito le numerose potenzialità di questo nuovo metodo di coltivazione (dall’elevata produttività al minor impatto ambientale rispetto all’agricoltura tradizionale) e per questo hanno fondato Agricola Moderna, una vertical farm indoor e idroponica che produce baby leaf zero pesticidi e nickel free, da settembre in vendita da Cortilia e presso alcuni Carrefour di Milano. Tre per ora le referenze in confezioni da 80 grammi: baby lattuga, japanese mix e spicy baby. La produzione, seguita da un team di agronomi e dottori di ricerca, avviene in un capannone di Melzo, alle porte di Milano. Il progetto è replicabile ovunque sia richiesto. Queste insalatine vengono seguite dalla semina al confezionamento in ambiente controllato monitorando ogni nutriente che la pianta assorbe

                      Dalla Redazione

                      vertical farm

                      Agricola Moderna: i fondatori Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti

                      Si chiama Agricola Moderna e sorge a Melzo, 12 kilometri a est del centro di Milano. È una vertical farm nata da un progetto di Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti, due amici appassionati di cibo e di ricerca. Un progetto nato da un anno e mezzo di ricerca e sviluppo curato da Giuliani, che proviene da una lunga esperienza nel settore food & bevarage (soprattutto vino) e Franchetti, esperto di ingegneria energetica. I due hanno inaugurato nel 2018 Agricola Moderna in via Col di Lana, all’interno del Milano Food District, un polo didattico e incubatore di start-up che fa coesistere realtà differenti tra i cortili della vecchia Milano, con l’obiettivo di coltivare ortaggi a basso impatto ambientale tramite il vertical farming. “Avevamo intuito che nel vertical farming c’era un potenziale importante nell’ottica di un’agricoltura più sostenibile”, afferma Giuliani alla trasmissione televisiva Linea Verde.

                      Agricola Moderna si è poi trasferita a Melzo con uno stabilimento produttivo più grande, in parte alimentato a fotovoltaico. “La nuova vertical farm si estende su una superficie di 1.500 metri quadri – afferma in un’intervista a Gambero Rosso Pierluigi Giuliani -. E anche il team è cresciuto: abbiamo assunto agronomi e data scientist”. Infatti, già in origine, la start-up vedeva all’interno un team di agronomi internazionali, per un terzo dottori di ricerca provenienti da università italiane e straniere, da Singapore e Londra.

                      L’obiettivo, afferma Giuliani in un’intervista su Vanity Fair è comunque ancor più ambizioso: “Oggi il nostro progetto è un pilota e lo scopo è renderlo 20 volte più grande nel giro di un anno. Per i prossimi anni vorremmo aggiungere alla produzione anche altri ortaggi e le fragole”. Anche se non è facile: “In fase di studio era chiaro, sin dal primo momento, che avevamo tutta la convenienza a sviluppare questo progetto di vertical farm all’estero. Eppure non ci abbiamo pensato un attimo perché volevamo fare un’impresa made in Italy perché siamo nella patria di un’agricoltura, troppo spesso sprecata, ancora centrale rispetto agli altri settori produttivi e di qualità media molto alta. E oggi, sebbene le sue dimensioni siano molto piccole, siamo orgogliosi di avere fatto rientrare qualche cervello italiano emigrato all’estero e di averlo arruolato nella nostra squadra, e di aver applicato assunzioni non precarie in un momento drammatico per l’economia nazionale”.

                      vertical farm

                      Agricola Moderna: le tre referenze oggi in vendita

                      All’interno della vertical farm, che di fatto può essere replicata in diversi contesti urbani, coltivano 365 giorni all’anno, tramite colture idroponiche indoor, varietà diverse e inconsuete di baby leaf come la wasabina, la senape riccia, lo spinacino giapponese, la red mustard, il tatsoi, i lattughini romani tradizionali. Tutti ortaggi a foglia sono raccolti in uno stadio molto giovane e mantengono un sapore costante grazie a luce e nutrienti, con sapore più deciso e con una texture più croccante grazie al metodo di coltivazione.

                      Agricola Moderna vende tre mix di insalate tramite Cortilia e in una decina di Carrefour di Milano: baby lattuga, japanese mix (spinacino giapponese, senape wasabina, lattughino romano e tatsoi) e spicy baby (senape riccia, red mustard e lattughino romano), tutte e tre in confezioni con packaging riciclato e riciclabile da 80 grammi, ad un prezzo che da Cortilia è di 2,19 euro a pezzo, prezzo in linea con i corrispettivi del biologico. I prodotti vengono raccolti tutti i giorni, confezionati entro un’ora dal raccolto e consegnati nella stessa giornata: questo significa tanta freschezza in più per il consumatore, oltre che un prodotto sano, buono e rispettoso dell’ambiente.

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                      Agricola Moderna: una fase del processo produttivo

                      Le beby leaf prodotte nella vertical farm sono coltivate in ambienti chiusi e protetti, con l’utilizzo di luce led calibrata in base alle esigenze delle varie tipologie di piante nelle varie fasi della crescita, e quindi senza l’uso di pesticidi e fitofarmaci. Per la loro produzione viene utilizzato direttamente un sottile strato di acqua (filtrata) come substrato per le radici. Utilizzare l’acqua consente inoltre di controllare meglio l’apporto di elementi nutritivi, che arrivano direttamente alle radici delle piante, e di evitare lo sviluppo di parassiti e infestanti tipici delle coltivazioni in pieno campo. Il tutto permette di risparmiare il 95% di acqua e il 98% di suolo e al contempo di aumentarne la produttività, le varietà dei raccolti e la loro disponibilità nel tempo.

                      Il vertical farming infatti permette anche una resa maggiore rispetto all’agricoltura tradizionale a parità di superficie. Coltivare fuori solo, infine, permette di avere la pianta a pochi metri dallo stabilimento di confezionamento: un vero e proprio km zero, che riduce tempi, inquinamento dei trasporti e la deperibilità del prodotto. Insomma, almeno sulla carta un vero esempio di modernità che fa bene a noi e al nostro pianeta. Un approccio differente all’agricoltura tradizionale e complementare, che può garantire prodotti freschi, a basso impatto ambientale, sani – nelle confezioni si specifica zero pesticidi e nickel free – e a Km zero appunto perché possono essere coltivati anche in città in modelli replicabili.

                      Quello delle vertical farm è un settore ancora poco conosciuto e sviluppato in Italia, che può comunque contare delle eccellenze. È anche un mercato difficile. Qualche omologo si muove nel resto d’Europa, in Giappone e in America, mentre altri sono partiti e si sono dovuti fermare perché, anche se si calcola che nel 2022 il fatturato globale delle vertical farm si aggirerà sui sei miliardi di euro, non sempre gli investimenti restituiscono immediatamente un risultato.

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