Dalla Redazione
Il Decreto Rilancio, firmato dalla ministra Teresa Bellanova appena ricevuto dal ministero del Lavoro, stabilisce l’esonero contributivo per il primo semestre 2020 per le filiere agroalimentari. Dal 16 settembre, quindi, scatta la sospensione dei versamenti previdenziali. In questo modo 426 milioni di euro previsti dal Decreto Rilancio sono a disposizione delle filiere agroalimentari: filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole, allevamento, pesca e acquacoltura. Manca però la frutticoltura, che non ha passato di certo un anno facile.
Le risposte non sono tardate ad arrivare. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte sottolinea come “Pur apprezzando l’annunciato intervento del Governo relativo all’esonero contributivo per i primi 6 mesi del 2020 per le filiere agroalimentari, esprimiamo profonda insoddisfazione per l’esclusione del comparto frutticolo, l’unico che non rientra nel regime degli sgravi contributivi e fiscali concessi a seguito del lockdown. È stato trascurato un comparto di fondamentale importanza sotto il profilo economico e occupazionale, nonostante abbia contribuito a fornire un contributo essenziale alla nostra società nelle difficoltà della pandemia. Un comparto che in Piemonte – sottolinea il presidente regionale di Confagricoltura – coinvolge 8.000 aziende frutticole per una superficie coltivata di circa 18.500 ettari e che genera un fatturato di oltre 500 milioni di euro su un totale nazionale di 4 miliardi”.
D’avviso simile è anche il presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna Giancarlo Minguzzi: “La campagna della frutta estiva 2020, che si avvia a conclusione, ha confermato un crollo produttivo che si è tradotto nella mancanza di prodotti in Emilia Romagna del 70-80% delle produzioni di drupacee, quindi albicocche, susine, pesche e nettarine che sono sempre state il fulcro della nostra economia frutticola. Un disastro economico per noi frutticultori e le nostre strutture. Sarebbe ridicolo parlare di prezzi, che ovviamente sono aumentati, quando è mancato il ”moltiplicatore” che è la produzione. La frutticoltura emiliano-romagnola vede l’anno-zero, dopo le gelate primaverili sono arrivate vecchie e nuove fitopatie, mentre da giugno in poi sono caduti pesantemente i consumi”.
“Bisogna aiutare gli agricoltori e le strutture – commenta Giancarlo Minguzzi – ad investire a costi contenuti e in questa direzione avevamo chiesto il taglio dei contributi sulla manodopera e lo slittamento delle rate dei mutui. Nulla di tutto ciò si è visto, anzi. Nel DL Rilancio la frutticoltura è tra le poche filiere escluse dall’esonero dei contributi previdenziali e assistenziali per il primo semestre 2020. Decisione immotivata e inaccettabile”.
“Uno tsunami economico-produttivo si sta abbattendo da alcuni anni sull’ortofrutta della regione. Secondo dati Cso Italy, negli ultimi 15 anni l’ortofrutta emiliano romagnola ha perso oltre 19 mila ettari, con una accelerazione drammatica negli ultimi anni. La peschicoltura da sola in 10 anni ha perso 15 mila ettari. Una perdita di valore inestimabile per il territorio, in termini di posti di lavoro e di redditività per le aziende, con riflessi pesanti su tutti i settori a monte e a valle dell’impresa agricola”.
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