di Massimiliano Lollis
Risale allo scorso 12 ottobre la notizia – diffusa da Reefer Trends – secondo la quale per il 2019 il discount tedesco Aldi avrebbe intenzione di rivedere al ribasso il prezzo che paga ai produttori di banana dell’Ecuador, circa un dollaro in meno a cartone. Un prezzo – a detta degli stessi produttori – talmente basso da minacciare di compromettere quanto fatto negli ultimi anni nell’ambito della sostenibilità e dei diritti dei lavoratori.
Come si apprende da Eurofruit, la presa di posizione di 32 associazioni e organizzazioni di produttori – tra cui AEBE, Acorbanec e Agroban – non si è fatta attendere, tramite un comunicato diffuso martedì scorso. Nella lunga lettera, i produttori accusano Aldi e gli altri retailer europei di continuare a spingere i prezzi verso il basso, a scapito dei produttori e delle misure a favore della sostenibilità. “Negli ultimi anni l’Ecuador – affermano – ha fatto molta strada nella direzione di una maggiore sostenibilità. Il Paese ha leggi sul lavoro molto severe che garantiscono i diritti dei lavoratori e salari dignitosi, mentre i proprietari delle aziende agricole hanno investito notevoli somme di denaro per ottenere le certificazioni di sostenibilità. Tuttavia, dopo tutto il lavoro e i risultati ottenuti per migliorare le pratiche di produzione nell’industria ecuadoriana della banana – sottolineano – i principali retailer in Europa hanno diminuito il prezzo d’acquisto anno dopo anno, continuando allo stesso tempo a chiedere maggiori investimenti nella sostenibilità”.
La lettera prosegue dicendo che il piano di Aldi di ridurre i prezzi “non è più gestibile o accettabile“. “In Ecuador, – osservano – il commercio delle banane è molto organizzato e regolamentato e lavoriamo con un prezzo minimo. Se il prezzo proposto da Aldi dovesse essere adottato, esportatori e coltivatori dovrebbero violare la legge ecuadoriana finendo per scendere sotto al prezzo ufficiale. Questo – continuano – significherebbe anche distruggere quanto fatto dal settore negli ultimi anni colpendo direttamente i lavoratori e le misure per la sostenibilità”.
Infine, i produttori – che definiscono le pretese dei retailer “insensate”, poiché non tengono conto dell’aumento dei costi di produzione, dal combustibile al trasporto, al packaging – si dicono determinati a “non tornare indietro” sulla sostenibilità ed esortano anche i consumatori a far sentire la loro voce: “Oggi – si afferma nel comunicato – i consumatori sono più consapevoli della provenienza della frutta e dei prodotti che acquistano e sono interessati alla tracciabilità e al sistema di produzione, in particolare alla sostenibilità di tutta la filiera. Siamo disposti a compiere tutti gli sforzi necessari per continuare questo nuovo modo di produzione sostenibile. Vogliamo ciò che vuole la società, non lasciate che questa fiamma si spenga. La sostenibilità – concludono – deve includere e considerare tutti gli anelli della filiera“.
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