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                      Ananas, Oxfam: “Condizioni disumane nelle filiere dei supermercati tedeschi”

                      Ananas-Oxfam-supermercati-sfruttamento-03.2022

                      Per Oxfam c’è uno sfruttamento illimitato nella produzione di ananas in Costa Rica

                      C’è uno sfruttamento illimitato dei lavoratori nelle filiere dell’ananas che arriva sui banchi dei supermercati in Germania. A denunciare le “condizioni disumane” in Costa Rica, il più grande produttore ed esportatore mondiale di ananas, è l’organizzazione internazionale non profit Oxfam. Lo studio è stato pubblicato il 1 marzo 2022 e si occupa anche della filiera del vino in Sudafrica dove, sempre secondo Oxfam, ci sarebbero anche abusi sessuali ai danni delle braccianti donne. Per Oxfam le catene di supermercati come Aldi, Lidl, Edeka e Rewe, non fanno abbastanza per garantire condizioni di lavoro dignitose nei Paesi di origine e mette in dubbio l’efficacia di certificazioni come Rainforest Alliance e GlobalGap

                      di Eugenio Felice

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                      Per Oxfam c’è uno sfruttamento illimitato del lavoro nella filiera dell’ananas in Costa Rica (foto: Oxfam.de)

                      Il 1 marzo Oxfam Germania ha pubblicato uno studio inedito dal titolo “Sfruttamento illimitato. Lavoratori migranti nelle filiere dei supermercati tedeschi“. Sullo sfondo ci sono i braccianti, uomini e donne, che si occupano dell’ananas in Costa Rica e quelli che si occupano dell’uva da vino in Sudafrica. Oxfam è una confederazione di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà mondiale. Nel suo ultimo documento, Oxfam parla di vere e proprie condizioni disumane e di come i supermercati – prende in esame le filiere di Aldi, Lidl, Edeka e Rewe – traggano vantaggio da stipendi da fame e lavoro a cottimo. La Costa Rica, lo ricordiamo, è il più grande produttore ed esportatore mondiale di ananas. Un frutto che, nonostante tutte le certificazioni e il fatto che venga dall’altra parte del mondo, si trova anche nei supermercati italiani a prezzi rasoterra, che in promozione arrivano a 0,69 euro al kg.

                      Nonostante le assicurazioni delle grandi catene di supermercati, gli ananas offerti nei supermercati tedeschi vengono coltivati in condizioni di lavoro disumane”, ha affermato l’esperto di diritti umani di Oxfam, Tim Zahn, che è anche coautore dello studio. Zahn indica diversi esempi per l’ananas della Costa Rica, dove il salario minimo giornaliero ufficiale di 10.862 colon (14,84 euro) non viene pagato. Ci sono diverse ragioni per questo. Nel nord del Paese, molte piantagioni evitano di assumere direttamente i propri lavoratori. Contrattisti sono le agenzie di collocamento locali, che spesso offrono ai lavoratori, in molti casi migranti dal vicino Nicaragua, solo un terzo del salario minimo per una giornata di lavoro nelle piantagioni o nelle packing house. È l’equivalente di 4,5 euro per una giornata lavorativa, che spesso ha dodici o più ore, perché in Costa Rica nelle piantagioni si lavora generalmente a cottimo“.

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                      Per Oxfam c’è uno sfruttamento illimitato nella filiera dell’ananas in Costa Rica (foto: Oxfam.de)

                      Una contraddizione, perché le leggi sul lavoro si basano sulla giornata di otto ore, secondo Didier Leitón, segretario del sindacato dei lavoratori agricoli (Sitrap), presente principalmente sulla costa caraibica e nell’entroterra associato. “Tuttavia, il ministero del Lavoro non ha alcuna influenza politica, l’organismo di ispezione responsabile ha un solo veicolo e durante la pandemia gli uffici locali sono stati chiusi”, riferisce Leitón, intervistato da Oxfam per lo studio. Di conseguenza, il salario minimo, che Leitón considera troppo basso, quasi sempre non viene pagato. Pochi lavoratori si oppongono a questo perché non vogliono perdere il lavoro. Anche i migranti del vicino Nicaragua temono di essere espulsi. Inoltre, le autorità del Costa Rica sono estremamente contrarie al sindacato: Leitón è stato più volte espulso dalle piantagioni dalla polizia. Le donne sono di solito ulteriormente discriminate.

                      Lo studio Oxfam analizza anche la filiera del vino proveniente dal Sudafrica e denuncia uno sfruttamento sessuale grave nelle aziende agricole. “È un dato di fatto che le donne sono costrette ad atti sessuali prima di ottenere un lavoro”, riferisce la rappresentante sindacale Denia Jansen del Mayibuye Land Rights Forum. Come hanno reagito le catene di supermercati tedeschi? Edeka ha sottolineato a Oxfam che tutti i fornitori sono certificati Rainforest Alliance o GlobalGap. “È palese come l’azienda si sottrae alle proprie responsabilità. La due diligence aziendale dovrebbe funzionare in modo diverso”, critica Zahn. Diverse sono le reazioni di Lidl, Rewe e Aldi, che hanno promesso di indagare sulle accuse. Il problema di fondo, secondo Oxfam, “è l’ostilità sindacale nulle grandi piantagioni“, in Costa Rica, in Sudafrica, ma anche in molti altri Paesi fornitori.

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