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                      Angurie e meloni, Marco Lotta: «Mercato vivace ma supply chain al collasso»

                      Marco-Lotta-OP-Campidanese

                      Marco Lotta, responsabile logistico commerciale di OP Agricola Campidanese

                      Per le angurie e i meloni la stagione 2022 sta andando piuttosto bene, favorita dal caldo eccezionale in tutta Europa che spinge i consumi. Le quotazioni sono sostenute anche perché l’offerta è inferiore rispetto agli anni passati, per via delle minori superfici investite. Le alte temperature di questa estate stanno inoltre anticipando di 7-10 giorni il raccolto, facendo prevedere un finale di campagna anticipato. Ma non sono tutte rose e fiori. Marco Lotta, responsabile logistico – commerciale di OP Agricola Campidanese, commenta: “Arriviamo a fine giornata con il magazzino svuotato, ma la supply chain è al collasso, in particolare imballaggi e trasporti”

                      di Eugenio Felice

                      Marco-Lotta-OP-Campidanese

                      Marco Lotta, responsabile logistico commerciale di OP Agricola Campidanese

                      Alla fine è sempre lei che comanda nel settore ortofrutticolo: la legge della domanda e dell’offerta. E questa estate sta andando piuttosto bene per le angurie e i meloni, perché da una parte i consumi sono elevati in tutta Europa, sostenuti dal caldo eccezionale, dall’altra la produzione quest’anno è inferiore a causa dei minori ettari piantati. Insomma, l’offerta supera la domanda, i prezzi sono elevati, e nonostante la crisi economica e le incertezze geopolitiche, una famiglia italiana può ancora permettersi di pagare 10 euro e oltre per un’anguria midi. Sarà anche una campagna corta, perché il caldo ha fatto e sta facendo anticipare il raccolto di 7-10 giorni, quindi verso Ferragosto, anche prima, il prodotto scarseggerà.

                      “Erano anni che non ci capitava un’annata del genere, ci faremmo la firma se fosse così tutti gli anni, arriviamo a fine giornata con il magazzino svuotato”, ci riferisce Marco Lotta, responsabile logistico – commerciale di OP Agricola Campidanese, la maggiore realtà ortofrutticola della Sardegna, che abbiamo incontrato in una calda mattina di fine luglio nella sede di Terralba, poco fuori Oristano. “Il mercato sta spingendo, ci giungono tantissime richieste dall’estero, la nostra mini anguria Gavina sta andando alla grande anche grazie allo spot TV con Alessia Orro e Francisco Porcella. Abbiamo dovuto fare un po’ di selezione con i clienti, andando a premiare quelli disposti a fare programmazione”.

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                      Anguria Gavina, lo spot TV 2022 con Francisco Porcella e Alessia Orro

                      Si può brindare quindi a un’annata eccezionale? Non proprio, perché se le quotazioni sostenute di angurie e meloni permettono di far fronte agli accresciuti costi di produzione – ma, precisa Marco Lotta, “qui non si arricchisce nessuno, bisogna lottare ogni giorno” – c’è un problema legato proprio alla situazione economica e geopolitica. “La supply chain è al collasso – dichiara Marco Lotta – da una parte abbiamo problemi a reperire tutto l’imballaggio che ci serve, a partire dalle pedane in legno a perdere, dall’altra i trasporti sono diventati difficoltosi e molto costosi. Un camion per l’estero è passato da 1.600 – 1.700 euro a 2.700 – 3.000 euro e va ordinato con 7-10 giorni di anticipo contro i 3 giorni degli anni scorsi”.

                      Non parliamo dei cartoni e carton bins – continua Marco Lotta – per cui la situazione è tragica, ci vogliono 25-30 giorni per averli, stessa cosa per le etichette. Insomma è in corso una tempesta perfetta nelle retrovie, con carenza di prodotto ed esplosione dei costi. C’è poi la mancanza di personale, di cui tanto ci si lamenta, ma questo è un problema strutturale, che non è dovuto al covid o al reddito di cittadinanza come dice qualcuno – spiega Marco Lotta, classe 1989 – ma all’impoverimento della filiera: la verità è che il settore non è in grado di dare redditi soddisfacenti a molti giovani che si indirizzano verso settori che pagano meglio, come l’edilizia. Non è vero che i giovani non hanno voglia di lavorare”. A differenza di altre regioni, in Sardegna ancora l’80-90% della manodopera è locale.

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