Dalla Redazione
La chiamano la provincia “babba” che significa mite, tranquilla. Anche dal punto di vista climatico: il ragusano, e Pachino nello specifico, è secondo l’Istat l’area più assolata del continente. Baciata da sole, abbracciata da una temperatura mite, questa terra produce carote che tutta l’Europa invidia. Per due motivi soprattutto: il colore, il gusto e la croccantezza, e poi la stagionalità. Anzi, la contro stagionalità, perché ad Ispica il raccolto inizia quando nel resto dell’Europa anche i magazzini sono rimasti spogli. Succede soprattutto quest’anno, conseguenza del raccolto disastroso del 2014: Italia, ma anche Germania e Spagna hanno prodotto il 25% in meno di prodotto. A ciò si aggiungono le notevoli piogge dello scorso anno, che hanno causato un raccolto umido soprattutto in Germania, Grecia e Olanda, con la conseguenza che il prodotto umido ha tenuto poco nelle celle frigorifere, è terminato prima e per quello presente in commercio bisogna fare i conti con prezzi molto elevati. È chiaro: l’offerta è poca, la domanda cresce, i prezzi aumentano.
In questo quadro, la carota novella Igp di Ispica ha fatto il suo esordio nel mercato: nel resto d’Italia e d’Europa si producono infatti carote tra luglio e ottobre, poi si stoccano in frigo. Qui invece, si inizia quando gli altri finiscono. E del suo raccolto è molto soddisfatto Massimo Pavan, veneto doc sceso negli anni Settanta nell’ultimo lembo del Paese, nell’angolo più rigoglioso della Sicilia, per coltivare carote. Scelta strategica, di vita e di business: la sua famiglia si occupava già di ortaggi in Veneto e da queste parti veniva a comprare il prodotto. La luce lo ha abbagliato, in ogni senso, ed è rimasto qui con la famiglia. Inoltre, non trattandosi di una coltivazione complicata, molto fa l’ambiente “e in nessun altro posto la carota ha questa fragranza, colore, dolcezza e croccantezza”, sottolinea Pavan. E aggiunge: “Quest’anno la qualità è ancora migliore degli anni precedenti. Più complicato è stato il raccolto, a causa delle abbondanti piogge che hanno colpito la Sicilia tra dicembre e marzo”. La produzione in contro stagione ha i suoi costi. Tuttavia il prodotto – al momento raccolto circa la metà del totale – ha qualità molto elevate, “e all’estero hanno già iniziato ad apprezzarlo”. Pur spendendo qualcosa in più.