di Eugenio Felice
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Quali sono le specie su cui puntate di più?
Siamo una cooperativa di primo livello, il nostro compito è prima di tutto salvaguardare il reddito dei nostri soci, presenti in diverse regioni italiane, dal Veneto alla Sicilia. In quest’ottica il kiwi è, per noi, una specie strategica: dal tradizionale Hayward alla più nuova varietà SunGold di Zespri contiamo di raggiungere complessivamente nei prossimi tre anni una produzione di 50 mila tonnellate. Oltre al kiwi stiamo investendo sulle uve apirene del Metaponto, un prodotto che registra volumi in crescita e che negli anni sta dando una remunerazione adeguata ai soci grazie a varietà esclusive che possono soddisfare i mercati globali e che sono in grado di sostenere viaggi oltremare, anche a lungo raggio.
A proposito di kiwi, in questi anni si è parlato molto di batteriosi, l’allarme è rientrato?
Diciamo che la malattia ha cambiato il modo di produrlo e ha ridisegnato la geografia delle zone di produzione. È sempre stata una specie poco impegnativa, che richiedeva pochi interventi: la potatura, l’irrigazione, qualche trattamento e la raccolta. Ora va seguita con più attenzione, come le altre specie fruttifere, tipo le pomacee. Con la batteriosi si può convivere, è decisiva la fase di prevenzione. Tutto questo si traduce in maggiori costi di produzione. È poi cambiata, dicevo, la geografia, perché la batteriosi è più difficile da controllare al Nord, a causa del clima più favorevole allo sviluppo della PSA, mentre è di più semplice gestione al Centro-Sud, grazie al clima più asciutto. La regione per noi più importante, a livello di superficie investita, è il Lazio, a seguire l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Basilicata.
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