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                      Apofruit: la liquidazione primaverile sfiora i 22 milioni di euro (+11,3% sul 2022)

                      È un bilancio decisamente positivo quello che arriva dalle liquidazioni primaverili 2023 di Apofruit, cooperativa di produttori ortofrutticoli che conta 2.700 soci in tutta Italia. Tra fragole, asparagi, patate precoci e piccoli frutti (lamponi e mirtilli), saranno liquidati ai soci produttori 21.900.000 euro, contro i 19.660.000 euro dell’anno precedente. Si tratta, quindi, di un +11,3% a valore, a fronte di un quantitativo conferito pressoché stabile: 124.600 quintali nel 2023, rispetto ai 123.500 quintali del 2022 (+1%).

                      “Sono dati molto soddisfacenti – spiega Ernesto Fornari, direttore generale di Apofruit – che risentono in gran parte anche del clima di inizio anno, che in tutta Italia, e specialmente al sud, è stato particolarmente temperato e ha favorito quindi l’anticipo di diverse colture. Mentre per le prossime liquidazioni del 2023 saremo costretti ad affrontare il tema degli effetti negativi dei cambiamenti climatici”.

                      Per quanto riguarda le fragole, le temperature miti che si sono protratte fino a fine gennaio hanno permesso alle piante fresche un anticipo sulla raccolta di oltre un mese rispetto all’anno precedente, iniziando il 10 gennaio di quest’anno invece del 20 febbraio dell’anno scorso. Questa stagione è stata particolarmente favorevole per le fragole, che hanno prodotto un totale di oltre 63.000 quintali, di cui 60.000 in Basilicata di prodotto convenzionale e 3.000 in Romagna di cui il 30 % è proveniente da agricoltura biologica. Grazie al clima temperato che in Basilicata si è protratto fino a maggio, è stato possibile raccogliere le fragole quasi esclusivamente per il mercato fresco e la domanda e i consumi sono stati positivi. In Basilicata, si è raggiunta una produzione media di 600 grammi per pianta sulle due varietà principali, Sabrosa e Rossetta che rappresentano oltre il 90% della produzione; buoni anche i risultati in Romagna nonostante l’alluvione dello scorso maggio che ha causato ad alcune aziende la perdita della loro produzione.

                      La stagione degli asparagi è stata positiva nonostante le condizioni meteorologiche avverse abbiano causato un ritardo di oltre un mese nella raccolta, che non è iniziata prima di aprile. Tuttavia, dal 20 aprile al 10 giugno è stata possibile la raccolta e la vendita dell’intera produzione. Dal punto di vista quantitativo, si è registrata una produzione complessiva di 4.500 quintali per il biologico (di cui 4.000 in Puglia, il resto nel Lazio e in Romagna) e 4.000 quintali per il convenzionale, di cui 3.000 in Romagna e 1.000 nel Lazio.

                      Il direttore generale di Apofruit Ernesto Fornari

                      Per le patate precoci, di produzione siciliana, si sono registrate rese inferiori al 20% rispetto a un’annata normale, a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Tuttavia, l’andamento sul mercato è stato estremamente soddisfacente. Sono stati conferiti complessivamente 27.000 quintali, di cui il 90% al selenio.

                      Infine, per quanto riguarda i piccoli frutti, lamponi e mirtilli, si è raggiunta una produzione complessiva di circa 1.000 quintali, di cui il 70% è stato coltivato con metodi di produzione integrata e il 30% in modalità biologica. Questi frutti provengono da diverse regioni, principalmente dalla Sicilia, seguita da Calabria, Basilicata e Lazio, e i prezzi di vendita si sono dimostrati interessanti.

                      Mirco Zanelli, direttore commerciale Apofruit, fornisce poi i dati delle liquidazioni primaverili. “Per le fragole – rileva – alla Cat. I in convenzionale sono stati riconosciuti 2,65 euro il chilo per Sabrosa e 2,75 euro/kg per Rossetta. Spostandoci sulle cultivar a cima radicata, abbiamo una media di 2,45 euro il chilo per Marimbella.Nel biologico, la media è di 3,70 euro il chilo per il prodotto della Basilicata. In Emilia-Romagna, invece, le fragole provenienti da coltura protetta sono liquidate in media 2,47 euro il chilo, mentre per il pieno campo ci attestiamo a 2,21 euro il chilo. Il biologico in coltura protetta si attesta sui 3,45 euro il chilo. Per quanto concerne i piccoli frutti, il lampone della Basilicata in convenzionale è a 8,10 euro il chilo, il mirtillo a 5,80 euro il chilo; il lampone convenzionale della Sicilia è stato liquidato al produttore 8 euro il chilo e il mirtillo 6,22 euro. Nel Lazio abbiamo il mirtillo convenzionale a 5,60 euro/kg e il mirtillo biologico su una media di 6,70 euro il chilo. Ancora per il mirtillo bio, ai soci dell’area della Valtellina sono riconosciuti 6,60 euro il chilo, a quelli della Basilicata 6,92 euro il chilo. Per gli asparagi lavorati in mazzi, in Lazio la categoria extra spunta 3,02 euro, mentre la Cat. A è a 2,38 euro. Per l’Emilia-Romagna, dove il prodotto è differenziato con la valorizzazione dell’Igp nelle aree dove previsto, l’extra è a 3,50 e la prima a 2,80 euro. Il biologico dalla Puglia è a 4,03 euro per l’extra e a 3,53 euro per la prima. In Lazio il biologico extra è a 3,73 euro e la prima a 3,18 euro. In Emilia-Romagna l’extra bio è a 4,07 euro e la prima A a 3,50 euro. Per le patate precoci siciliane, la media della liquidazione si attesta a 0,76 euro il chilo sulla prima categoria, ovvero su livelli superiori al 2022. In linea generale riteniamo si tratta di livelli soddisfacenti per i produttori che permette di recuperare l’aumento dei costi sostenuti a carico delle aziende agricole, se si considera appunto che, a fronte dell’1% in più nei conferimenti, il valore è cresciuto di oltre l’11% rispetto al 2022”.

                      Il presidente di Apofruit, Mirco Zanotti, conclude: “L’andamento della liquidazione primaverile, avviata a partire da lunedì 25 settembre, è decisamente superiore rispetto alle previsioni della vigilia e rappresenta al contempo un’opportunità per crescere ancora. Rimane, è bene sottolinearlo, la questione dei danni provocati dall’alluvione in Romagna, che per le produzioni primaverili ha toccato soprattutto due aziende associate specializzate nelle fragole, dove sono stati persi complessivamente 500 quintali. Proprio grazie alla marginalità ottenuta quest’anno, sarà possibile programmare nuovi investimenti e nuovi impianti, tanto che per il 2024 abbiamo in previsione di crescere di 4 ettari la nostra produzione di fragole e, anche per gli asparagi, diversi produttori rinnoveranno i propri impianti”.

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