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                      Apofruit, uva seedless 2021: commercializzati 90 mila quintali, il 30% è bio

                       

                       

                      Volge al termine la campagna Apofruit di uva da tavola seedless: tutta la produzione dei soci è stata regolarmente ritirata e commercializzata, soprattutto nei mercati esteri. Costi di produzione in crescita e ritardo nell’avvio delle raccolte con qualche accumulo di produzione, tra le criticità di questa campagna

                      Sono state interamente ritirate e avviate ai mercati, soprattutto esteri, le produzioni di uva da tavola dei soci della cooperativa Apofruit. Ritirati complessivamente 90 mila quintali di uve seedless, di cui un 30% di produzione biologica e biodinamica. La campagna partita a metà luglio si avvia dunque alla conclusione. “L’andamento produttivo–evidenzia Marcello Guidi, responsabile del mercato estero di Apofruit – è andato secondo le previsioni, dunque qualità e quantità secondo le stime in forte aumento nelle produzioni medie, con un ritardo di 15 giorni nella maturazione dovuto a fattori climatici, che ha provocato un accumulo di volumi nei mesi di agosto e settembre. Un accumulo che è stato diluito nei mesi successivi e che, grazie ad un corretto adeguamento della programmazione commerciale, non ha impedito il collocamento dell’intera produzione sui mercati. Una stagione italiana ed europea, dunque, che ha pagato le conseguenze della forte pressione delle quantità”.

                      “Ci troviamo in uno scenario che vede l’aumento degli ettari investiti a varietà licenziate, a cui non sempre è seguita un’adeguata politica di marketing e un coerente adeguamento produttivo in un mercato che si è dimostrato ancora non pienamente maturo –prosegue Marcello Guidi –. Questo forte incremento produttivo dell’uva da tavola seedless brevettata ha sicuramente influito sulla difesa dei valori, anche delle varietà più pregiate. Nonostante questi elementi di criticità il Gruppo Apofruit è riuscito a commercializzare l’intera produzione dei soci, facendo sì che neppure una piccola parte della produzione di uva di qualità sia rimasta in campagna”.

                      Elemento quest’ultimo che, viste le difficoltà riscontrate in generale sui mercati, ha rappresentato un indubbio valore aggiunto per i produttori del Basso Tarantino (Castellaneta, Palagiano, Ginosa, Palagianello, Metapontino) che afferiscono al magazzino di lavorazione di Scanzano Ionico, e del Sud Est Barese (Noicattaro) che invece afferiscono alla struttura cooperativa Op Terra di Bari partner del gruppo. L’intera produzione è stata commercializzata attraverso le società Apofruit, Mediterraneo Group e Canova per il biologico.

                      “Tra i Paesi che maggiormente hanno assorbito la produzione di uva di questa campagna–sottolinea il responsabile del mercato estero di Apofruit –sono da evidenziare la Germania, l’Inghilterra e i Paesi Scandinavi. Nonostante le difficoltà dovute al rincaro dei costi dei materiali e dei noli del trasporto, abbiamo consolidato anche i programmi negli Emirati Arabi. Importante, infine, sottolineare la crescita e lo sviluppo che si sono registrati sul mercato italiano e che si consolidano di anno in anno ed evidenzia come anche i consumatori italiani si stanno rapidamente avvicinando a queste tipologie di uve, croccanti, dolci e comode da consumare”.

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