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                      Arabia Saudita, le serre Debets Schalke verso il raddoppio a 80 ettari

                      Debets Schalke
                      In Arabia Saudita cresce il mercato delle serre high-tech, a fronte di una domanda sempre maggiore di prodotti ortofrutticoli di qualità premium freschi e coltivati in maniera sostenibile e a kilometro (quasi) zero. A circa un anno di distanza dall’avvio del progetto nato dall’accordo tra Debets Schalke – azienda olandese specializzata in serre high-tech – e Dava Corporation, di proprietà della famiglia Al Batal, per realizzare 44 ettari di serre nella regione di Al-Kharj per orticoltura su larga scala ad alto livello di innovazione, arriva l’annuncio di un ampliamento delle superfici di ulteriori 36 ettari. In questo modo il complesso, dislocato su cinque location diverse, si estenderà su ben 80 ettari

                      di Massimiliano Lollis

                      serre Arabia Saudita

                      Al via l’espansione delle serre Debets Schalke in Arabia Saudita. Nella foto, Faisal Al Batal al centro (Dava Corporation) e Wim van Weele a destra (Debets Schalke)

                      In Arabia Saudita cresce la domanda di prodotti ortofrutticoli freschi di qualità premium, coltivati in maniera sostenibile e a kilometro (quasi) zero, e con essa la richiesta di nuove serre ad alto tasso di innovazione, per assicurare una produzione costante e di qualità nonostante le difficili condizioni ambientali del territorio mediorientale. Poco più di un anno fa – era l’ottobre 2019 – Dava Corporation, di proprietà della famiglia Al Batal, commissionava alll’azienda olandese Debets Schalke, attiva dal 1985 e specializzata nella progettazione e installazione di serre, la realizzazione di un grande complesso di serre “chiavi in mano” in tre diverse località del Paese, per una superficie complessiva di 44 ettari (leggi qui). 

                      Il progetto – le cui prime tre serre sono ora in fase di realizzazione, la prima quasi completata – vede ora un aggiornamento importante, con l’aggiunta di ulteriori 36 ettari di superficie in serra, che portano così a cinque il numero complessivo di serre, per una superficie totale di 80 ettari. Per l’Arabia Saudita – uno dei Paesi più dipendenti dall’import per quanto riguarda i prodotti alimentari – si tratta del più grande investimento orticolo di sempre, e di un passo importante verso un futuro sempre più sostenibile.

                      Una volta completate, queste serre – di tipo “Venlo” – permetteranno di facilitare la coltivazione e produzione costante di ortaggi freschi come cetrioli, pomodori e peperoni, dodici messi all’anno grazie ai loro sistemi avanzati che garantiscono massima sostenibilità ed efficenza della gestione idrica e climatica.

                      serre Arabia Saudita

                      Uno dei complessi di serre Debet Schalke interessati dall’ampliamento in Arabia Saudita

                      Debets Schalke, che si occupa di tutta la realizzazione delle serre, dalla progettazione alla messa in servizio, rivela che l’ampliamento delle serre era già stato preventivato da tempo: “L’’espansione – spiega Wim van Weele, a capo delle vendite per il mercato estero dell’azienda olandese – era già in programma ben prima della pandemia del Covid-19, che però ha messo sotto ai riflettori l’importanza di disporre di una produzione alimentare sicura e indipendente. Certamente – spiega – a causa della pandemia ci troviamo ora a dover supervisionare il lavoro di installazione delle serre a distanza, il che richiede una maggiore attenzione ai dettagli e ai componenti di ogni serra. Siamo comunque riusciti a far arrivare tutti i materiali in tempo nelle diverse località”.

                      La dipendenza del Paese mediorientale dall’export per quanto riguarda l’ortofrutta è ben nota, basti pensare che nel 2019 l’import di frutta e verdura in Arabia Saudita dai soli Paesi Bassi ha ammontato a circa 138 milioni di euro. A livello di prodotti alimentari in generale, il Paese è dipendente dall’export per il 70% del suo fabbisogno. Il Covid-19, con i conseguenti rincari nei prezzi dei trasporti aerei, ha così accelerato una tendenza già in atto, nata dalla necessità di soddisfare la richiesta per una produzione alimentare indipendente in un territorio con risorse idriche molto limitate.

                      Come ricorda l’azienda olandese in un comunicato, se per produrre un chilo di pomodori in una serra high-tech vengono normalmente utilizzati 8 litri di acqua, per coltivare lo stesso quantitativo di prodotto in campo aperto il consumo idrico può arrivare a 60 litri per chilo. Non stupisce quindi che l’Arabia Saudita, disponendo delle risorse finanziare necessarie, voglia andare in questa direzione, in linea con l’ambizioso programma di riforma Vision 2030 che guarda al futuro del Paese.

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